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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

sabato 27 agosto 2011

Sabato della XXI settimana del Tempo Ordinario - Santa Monica

Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Mt 25,14-30

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Ancora un binomio: operosità e pigrizia. I «talenti» non sono per nulla le capacità naturali insite in ciascuno di noi, ma la missione che il Signore affida a ciascuno.
Per questo sono chiamati «servo buono e fedele» quelli che hanno corrisposto alle attese del padrone; l’ultimo, invece, è «malvagio e pigro». Un segno di questo vizio –la pigrizia – è quello di lamentarsi sempre degli altri, come fa il servo del suo padrone. Questi, alla fine, risulta la figura di Dio ed è dunque sul corretto rapporto con Dio chela parabola intende ammaestrarci. L’ultimo servo è rimasto bloccato in una concezione servile e mercantile di Dio e perciò recrimina a priori contro di lui. Gli altri due ne hanno compreso il cuore, che agisce nel segno del restituire senza calcoli. Un’altra cosa vuole dirci la parabola ed è che «conservare» non significa affatto lasciare le cose come stanno e non cambiarle, ma trasformarle facendole fruttificare.
Lasciare inalterato qualcosa – anche quando si tratta di valori religiosi – vuol dire mummificarla. Importa, al contrario, farla vivere e crescere. Il di più non arricchisce il Signore. Egli non lo richiede per sé, ma perché il servo fedele si ritrovi nella pienezza della gioia.
dal  Giornale "A Sua Immagine"

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