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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

giovedì 11 agosto 2011

Giovedì della XIX Settimana del Tempo Ordinario - S. Chiara

 Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

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«Il padrone ebbe compassione di quel servo…». Nel contesto del racconto evangelico, la parabola di Gesù non detta gli articoli di un codice civile; indica, piuttosto, le forme dell’agire in una Chiesa dove non tutto è perfetto, ma ci sono, al contrario, rivalità risentimenti e rivendicazioni. Molte cose sono paradossali nel racconto, a cominciare da quel settanta volte sette, che non appartiene alla nostra matematica, ma al cuore di Dio. Il debito del servo è anch’esso incalcolabile. Null’altro, però, ciè detto su di lui: è un servo onesto, abile, fedele…? Nulla. Solo che prostrato a terra, lo supplicava. Il gesto è di chi si appella al cuore del re. Il condono del debito, infatti, va oltre la stessa richiesta. Tanta misericordia, però, entra in un cuore egoista, che preferisce tenere il dono per sé e non ama condividerlo nella gioia della fraternità. Quel servo ha recepito solo il condono, ma non ha capito il perdono.
È stata una grazia sprecata e per lui la storia finisce. Nella relazione dell’uomo con Dio è purtroppo possibile anche il fallimento. Per questo la parabola esorta a entrare nello stile di Dio e a perdonare di cuore ciascuno al proprio fratello.

dal Giornale "A Sua Immagine"

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