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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

giovedì 16 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la III Settimana di Avvento

Giovedì - Is 54, 1-10; Sal. 29; Lc 7, 24-30.
Amore senza limiti.
Il brano di Isaia di oggi ci fa scoprire tutta la grandezza dell’amore del Signore verso Israele e verso ogni anima redenta dal suo Sangue. Come la vergogna della donna sterile o di quella abbandonata si cambierà in esultanza, perché diventerà madre di innumerevoli figli, così avverrà per il popolo eletto, quando il suo Dio si muoverà a salvarlo. La collera o la punizione di un momento si cambierà in un amore pieno di compassione e di benevolenza, nell’impegno di un amore eterno, sanzionato da un giuramento: “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da me il tuo affetto”. La parola di Dio è sempre attuale e si rivolge a ciascuno di noi nelle situazioni varie della vita. Siamo sterili quando la nostra vita è vissuta lontano da Dio, dalla sua grazia. Allora tutte le opere di bene che compiamo non hanno alcun valore dinanzi al Signore che ricompensa solo ciò che è fatto per lui, con amore. Ma anche se nel tempo abbiamo perso la sua amicizia, con le nostre infedeltà e abbiamo disonorato in noi stessi e negli altri il nome santo di Dio, egli è sempre pronto al perdono. Anche la desolazione dello spirito, la aridità e il senso di abbandono del Signore vanno letti come correzione per sollecitarci al ritorno alla casa del Padre. Ma in queste situazioni di prova e sofferenza non dovremmo mai pensare a un Dio vendicativo, giustiziere: Egli è misericordia e amore. Siamo però chiamati a condividere con Gesù Salvatore il peso della croce che, accolta con amore, diventa partecipazione all’opera della redenzione, personale e comunitaria.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

Gesù fa l'elogio del profeta dell'avvento, Giovanni Battista dicendo che non è una canna agitata dal vento, non è un uomo avvolto in morbide vesti, ma è una quercia robusta e forte, mandato da Dio a preparare la strada per la venuta del Messia. Dice che non solo è un profeta, ma è più di un profeta e aggiunge: «tra i nati di donna, non c'è nessuno più grande di Giovanni».  Il compito di Giovanni è quello di preparare la strada per l'arrivo del Signore; lui è il messaggero mandato da Dio innanzi, ad annunciare la necessità della penitenza, del cambiamento, a battezzare con l'acqua del Giordano, in attesa che venga colui che battezzerà nello Spirito Santo. La gente ascolta la parola di Cristo e crede alla missione di Giovanni Battista, mentre i farisei e i dottori della legge non le accettano, non si fanno battezzare e rendono vano il disegno della salvezza.

mercoledì 15 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la III Settimana di Avvento

Mercoledì - Is 45,6-8.18.21-25 Sal 84 Lc 7,19-23: Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.

Io sono il Signore Dio tuo

Nel brano che ci viene proposto nelle celebrazione odierna sembra che Dio voglia comunicarci la sua vera identità. Lui solo è Dio e non ve ne sono altri. Credo utile fermare la nostra attenzione e riflessione su alcune affermazioni che ci rivelano la sua divinità. Egli si presenta come creatore di tutte le cose. Ha creato la terra "non come orrida regione ma perché venisse abitata" e a Lui venisse innalzato l'inno di lode. Io sono Dio giusto e salvatore: la salvezza proviene solo da Lui. "Dinanzi a Lui si piegherà ogni ginocchio" e davanti a lui compariranno, pieni di vergogna, quanti non lo hanno accettato come loro salvatore. Ma questo brano contiene quella forte invocazione che la liturgia applica proprio al tempo natalizio: "Stillate, o cieli, dall'alto, e le nubi faccian piovere la giustizia (il Giusto), si apra la terra e produca la salvezza (il Salvatore) e germogli insieme la giustizia (il Giusto)". Entriamo così nel grande progetto di Dio, il progetto della salvezza dell'uomo. Proprio da questa terra, dal fango di questo mondo meraviglioso, di questo cosmo che non riusciremo mai a scoprire, viene a noi il Salvatore, fatto uomo dal grembo della Vergine Maria, dono del cielo all'umanità disorientata, frutto migliore della terra, germoglio della radice di Davide. La parola di Dio tende a convincerci della piena dipendenza da lui. Non siamo noi i creatori, ma è lui e quindi obbedienza amorosa ai suoi comandi, accettazione a quanto egli permette nella nostra vita personale come agli avvenimenti che ci riguardano più o meno da vicino. Data però la radice malata e ribelle della nostra umanità, che tende a proclamare la propria libertà, a gridare il "non serviam", non ti servirò, ecco Dio manda il suo Figlio diletto che nel presepe si fa modello di obbedienza e di umiltà. Voglia il cielo che la vista di questo prodigioso Bambino ci richiami al culto del vero e unico Dio Padre, ci liberi dai tanti ìdoli che ci costruiamo e da quella autosufficienza che tende a deificare l'uomo e a uccidere la fede in lui. M.B.S.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi
I discepoli di Giovanni Battista sentendo che Gesù di Nazaret parla alle folle e compie molti miracoli, vanno a domandargli: «sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?». Gesù non risponde direttamente alla domanda, ma riferisce le parole di Isaia: «andate a dire a Giovanni Battista che i ciechi vedono, gli storpi camminano, i muti sentono, i morti risorgono» e poi proclama una parola, che non dobbiamo mai dimenticare: «ai poveri è annunziata la buona novella», confermando così la profezia di Isaia, che aveva profetizzato i tempi del Messia. Per avere la buona notizia che Dio è padre nostro e noi siamo tutti figli di Dio, dobbiamo accogliere il Vangelo di Cristo, ma dobbiamo anche ricordare che il prossimo Natale non è solo il ricordo della nascita del Salvatore, ma è la rinnovazione di quella nascita e l'inizio della nostra salvezza. Ricordiamo la parola finale del Vangelo di oggi: «beato chi non sarà scandalizzato da me»

martedì 14 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la III Settimana di Avvento


San Giovanni della Croce - Sacerdote e Dottore della Chiesa - Sof 3,1-2.9-13 Sal 33 Mt 21,28-32: È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.

Un popolo umile e povero.
Il servizio del Signore esige prontezza e coerenza. Nel brano evangelico ci viene presentato il caso di due figli di cui il primo aderisce subito alle richieste del padre per rinnegarle un momento dopo. L’altro invece, dopo un moto di protesta all’ordine ricevuto, esegue la volontà del padre. Alla domanda chi avesse eseguito la volontà del padre, i suoi interlocutori sono costretti dire: “L’ultimo”, quello cioè che in primo momento si era rifiutato. Gesù fa subito la applicazione: “Alla voce di Giovanni voi non avete creduto, mentre i pubblicati e le prostitute hanno accolto la sua voce”. Non è difficile trovarvi un’allusione ai futuri eventi della Chiesa. Il popolo ebreo rinnega Cristo al quale prestano fede i popoli pagani. Si verifica così il “guai” di Sofonìa della prima lettura, i guai contro le città ribelli. Non si tratta tanto di mura quanto di abitanti che non ascoltano la voce del Signore né accettano la correzione. Ma Dio è padrone e creatore dell’uomo. Egli sceglie chi vuole perché il suo nome sia glorificato. Volge però in modo particolare il suo sguardo al povero e all’umile che ricolmerà di ogni bene, anche in premio della sua fedeltà all’alleanza. Non sarebbe fuori posto una riflessione anche più personale. Noi, cristiani, siamo i chiamati a proclamare con la nostra fedeltà il nome del Signore. Quante volte però il nostro comportamento non s’addice alla nostra dignità di Figli di Dio. La nostra fede è frenata all’indifferenza e quindi vengono a mancare i frutti. Non sarà mai che popoli nuovi, pieni di fervore, magari dalla Cina, entrino nel regno di Dio e noi ne siamo cacciati a causa della nostra incoerenza e superficialità?

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

La parabola dei due figli, di cui uno risponde che va lavorare, ma non ci va l'altro che si rifiuta, e poi ci va, ci fa capire che non sono le parole che servono, ma sono i fatti che ci fanno riconoscere se siamo uomini retti o falsi e se siamo davvero figli di Dio. Il primo figlio sembra obbediente, ma in realtà è assai disobbediente, mentre il secondo sembra disobbediente, ma è assai più ubbidiente del primo. Gesù coglie questa occasione, per dire che i peccatori e le prostitute arrivano nel Regno  dei cieli prima di tanti impostori, anche se intelligenti e colti, perché i peccatori e le prostitute, se sono davvero pentiti, vedono la gloria di Dio, mentre quelli presuntuosi e le persone sprezzanti rimangono indietro. Gesù ha detto una volta (Mt 7,21) non chi dice: «Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che compie la volontà del Padre mio». Non dimentichiamolo mai.





lunedì 13 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la III Settimana di Avvento

Lunedì - Santa Lucia - Nm 24,2-7.15-17 Sal 24 Mt 21,23-27: Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
La cecità.
Oggi la Chiesa ci presenta la figura di Santa Lucia, vergine e martire di Siracusa, invocata come protettrice della vista. E’ il suo stesso nome, Lucia, portatrice di luce, che le conferisce questo appellativo. Data l’importanza nella nostra vita di questo organo che è l’occhio, oggi le chiese, che celebrano la sua festa, sono gremite di devoti che chiedono la protezione della santa martire. Nei brani di scrittura che sono posti alla nostra considerazione possiamo vedervi un certo collegamento con la luce, forse più in senso negativo che positivo. Balak vede il popolo ebreo avanzare e vorrebbe fermarlo. Chiama in aiuto l’indovino Balaam perché maledica questo popolo che ormai è ai confini dei Moabiti. Ma l’indovino invece di maledizioni indirizza verso Israele benedizioni su benedizioni tanto che fa andare in collera Balak, re di Moab. Mentre il profeta legge nei disegni di Dio ciò che ha riservato per suo popolo, dall’altra parte abbiamo la cecità grossolana di questo re che non riesce a capire che non si può lottare contro Dio. Un’altra cecità la troviamo nel brano evangelico. Dinanzi all’interrogazione di Gesù circa la provenienza del battesimo di Giovanni, se dal cielo o dagli uomini, i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo dimostrano una cecità astuta, calcolata. Ogni risposta potrebbe ritorcersi contro di loro. Allora preferiscono non pronunciarsi. Rispondono: Non lo sappiamo. Ci si può presentare anche a noi circostanze in cui dovremmo dare una risposta netta e veritiera, ma per opportunismo vogliamo passare per finti tondi. Preferiamo tacere la verità quando può compromettere la nostra reputazione dinanzi agli uomini. Anche questa è cecità. Se fossimo davvero ciechi, non avremmo nessuna colpa. Ma dal momento che ci reputiamo scaltri e bene addottrinati, allora ogni comportamento contrario alle nostre profonde convinzioni diventa riprovevole come il rinnegamento di Pietro, il tradimento di Giuda. Chiediamo allora a Santa Lucia. Possiamo vedere il bene da compiere con gli occhi del corpo ma particolarmente con quelli dell’anima. M.B. S.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi


Nella festa di santa Lucia, la santa degli occhi, che ci aiuta a vedere le cose che non si vedono coi sensi, la Chiesa, nel Vangelo di Matteo, ci fa ascoltare quello che Gesù risponde ad una domanda che gli fanno i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo: «con quale autorità tu parli? Chi ha dato tale autorità?».
Questa volta il Figlio di Dio risponde secondo l'uso dei rabbini, domandando da dove viene il battesimo di Giovanni: «dalla terra o dal cielo?». I sommi sacerdoti
non sanno rispondere alla domanda del Maestro e allora neppure Lui rivela il mistero della sua persona e da dove proviene la sua autorità. Non lo rivela a loro, che sono sacerdoti sommi, ma lo rivela a coloro che sono piccoli, perché ai piccoli Dio rivela i misteri del suo Figlio. Lo stesso Vangelo di Matteo (11, 25-30) riporta la parola di Gesù: «il Padre ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli». Se diventiamo piccoli anche noi, non solo entreremo nei misteri di Dio, ma entreremo nel Regno dei cieli.

III settimana di Avvento

Lunedì- Santa Lucia
Nm 24,2-7.15-17 Sal 24 Mt 21,23-27: Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Martedì - San Giovanni della Croce
Sof 3,1-2.9-13 Sal 33 Mt 21,28-32: È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». Mt 21,28-32

Mercoledì – Is 45,6-8.18.21-25 Sal 84 Lc 7,19-23: Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Lc 7,19-23

Giovedì- Gn 49,2.8-10  Sal 71  Mt 1,1-17: Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore. Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle:
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via”.
Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro». Mt 1,1-17

Venerdì - Gn 49,2.8-10 Sal 71 Mt 1,1-17: Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Mt 1,1-17

Sabato - Ger 23,5-8 Sal 71 Mt 1,18-24: Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Mt 1,18-24

domenica 12 dicembre 2010

III Domenica di Avvento anno A

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Mt 11,2-11

Omelia
dei Monaci Benedettini Silvestrini

Il Battista nel deserto.
Che cosa siete andati a vedere nel deserto? E’ un interrogativo che spinge la gente a riflettere. Non una canna, non un uomo vestito di lusso … Avete incontrato nel deserto un profeta, il messaggero che è venuto a preparare la via, il più grande tra nati di donna, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Parole misteriose, ma che vogliono farci riflettere sulla grandezza che ci ha regalato battesimo mediante il quale siamo entrati a far parte al nuovo regno di Dio, inaugurato con la morte redentrice del Salvatore. Accogliendo quindi il suo vangelo e vivendolo con coerenza, si diventa più grandi di Giovani perché viviamo nella nuova economia di grazia. Giovanni è in prigione. Avverte che i suoi giorni sono contati. Con un re feroce come Erode non si scherza e tanto meno con la furia di una donna a cui viene rinfacciata la sua spudorata infedeltà. Egli, dalla prigione, invia i suoi discepoli a Gesù per domandare se egli fosse davvero il Messia: Gesù risponde citando Isaia 35,5, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, in cui si descrive l’esultanza del popolo che fa ritorno a Gerusalemme, accompagnato dalla natura in festa. Si celebra così quello che spesso viene chiamato “secondo esodo”: il ritorno del popolo ebreo in Gerusalemme dopo la deportazione babilonese. Ma il vero esodo dalla schiavitù del peccato si verifica tramite il Messia che porta gioia in tutti i cuori con guarigioni miracolose e con la liberazione dal dominio del demonio. Alla domanda se fosse proprio lui il Messia, Gesù risponde di riferire al loro maestro quanto vedono e sentono. Il Battista vede terminare la sua missione dal momento che il Messia è arrivato e potrà ormai lasciare questo mondo, contento di aver creato questo contatto tra i suoi discepoli e Gesù, alla cui sequela si metteranno dopo la sua decapitazione. Per entrare nel mistero della fede sono necessarie la calma, la pazienza. E’ quella che raccomanda San Giacomo portando come esempio il contadino che attende con serenità il frutto della seminagione o anche i profeti, che hanno dovuto subire persecuzioni, prigioni e anche morte. Forse Giovanni resta alquanto sconcertato dalle notizie che gli vengono riferite circa l’annunzio di salvezza che Gesù opera con tanta amabilità, con tanta bontà, favorendo i peccatori, gli umili, gli ultimi. Un novità per lui che grida nel deserto. Per noi invece è una dolce notizia perché nella nostra malattia non desideriamo un medico senza cuore che estirpi il male senza misericordia, ma un medico pietoso che guarisca, infondendo fiducia nella ripresa. E’ fonte d’immensa gioia potersi sentire dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati! Va in pace! Questo compie la misericordia di Dio mediante il suo ministro nel sacramento della riconciliazione.

sabato 11 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

Sabato - Sir 48,1-4.9-11 Sal 79 Mt 17,10-13: Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.
Il profeta Elia
I due brani biblici dell'odierna liturgia trovano nella figura di Elia il loro punto di collegamento. Il ricordo delle sue imprese e della sua forte personalità tra i profeti riempie di ammirazione l'autore del Siracide che si sofferma nell'elencare tutte le meraviglie da lui compiute per difendere il vero culto di Dio nei cuori e nella società. Egli corona la sua vita con un portentoso prodigio, rapito in cielo su un carro di fuoco e atteso per i tempi messianici. Il suo amore al vero culto di Dio lo rende degno di essere presente nella pienezza dei tempi, quando lo stesso Gesù, figlio di Dio, afferma che lo spirito di Elia si è reso vivo in San Giovanni Battista. Egli è conosciuto come il profeta di fuoco per la sua parola infuocata, ma anche per aver più volte invocato il fuoco sul suo sacrificio sul monte Carmelo, sui soldati mandati a catturarlo… Il suo zelo per la gloria di Dio, per la fedeltà del popolo all'alleanza, il suo sdegno contro ogni profanazione del nome del Signore ci richiama la missione di Gesù che è venuto a portare il fuoco del suo amore tra gli uomini, nutrendo un vivissimo desiderio che ogni cuore ne sia contagiato. Purtroppo come è stato perseguitato Elia, lo sarà anche Gesù, in forma più crudele, nel rifiuto più assoluto da parte dei capi della sua gente, soddisfatti solo quando lo vedono pendere dalla croce. Voglia il Signore che questo fuoco di amore, di fedeltà e di gratitudine verso il nostro Salvatore si accenda anche nei nostri cuori. Egli dice: "Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me". Nella eucaristia il nostro cuore si apre a Gesù, ma non basta riceverlo in sacramento. E' necessario che ci lasciamo trasformare dal suo spirito e nutrire in noi i suoi stessi sentimenti. Allora sarà vera comunione.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

Il Vangelo di oggi torna sul tema del Battista, in risposta alla domanda di alcuni discepoli che dicevano che prima deve venire Elia e poi gli altri profeti. Gesù risponde che Elia è già venuto e gli uomini non l'hanno riconosciuto, anzi hanno fatto il contrario di quanto diceva il profeta Elia. Dio ha parlato prima per mezzo di Elia, di Isaia, di Geremia e di tutti gli altri profeti, ora parla per mezzo di Giovanni Battista, ma chi non ha ascoltato Elia, non ascolta neppure il Battista. Dopo avere logiato il Battista, Gesù annuncia che quello che sta per nascere è il Figlio di Dio ed è destinata a soffrire molto, per causa degli uomini.
E' molto interessante il paragone del Battista con Elia, perché ci fa capire che non solo Elia, ma anche il Battista ha fatto fallimento nella sua predicazione, tanto che è stato decapitato dal re Erode. Dal discorso di Gesù i discepoli capiscono che parla di Giovanni Battista, speriamo che anche noi comprendiamo il riferimento alla passione del Figlio di Dio e ci prepariamo bene al Natale che è ormai vicino.

venerdì 10 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

Venerdì - Is 48,17-19 Sal 1 Mt 11,16-19: Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.
Messaggio: Fedeltà e prosperità
Troviamo un nesso logico molto forte tra la prima lettura e il brano del vangelo nella durezza di cuore dei contemporanei di Isaia e di Gesù. Per mezzo del profeta Dio si lamenta dell'infedeltà del suo popolo, causa di tutte le sue sventure. Fa balenare dinanzi ai suoi occhi quale sarebbe stata la sua felicità se avesse obbedito ai suoi comandi. Il vangelo ci presenta ugualmente l'ostilità degli uditori di Gesù che non hanno saputo riconoscere l'invito di Dio alla conversione né nella predicazione austera di Giovanni né in quella dolce e amabile del Salvatore. In ambedue le epoche vanno rimproverate una fredda indifferenza ed una radicata incredulità alle sollecitazioni della grazia. In Gesù, come nell'animo del profeta, si nota una certa amarezza e delusione. Si sarebbero aspettata un condotta ben diversa, una disponibilità ad accogliere i messaggi di salvezza, invece un netto rifiuto. E' noto che molti genitori hanno provato o provano la stessa amarezza di Gesù nei riguardi dei propri figli che invece di seguire i consigli di chi ha alle spalle una lunga esperienza, hanno voluto o vogliono agire e fare scelte secondo il proprio capriccio per ritrovarsi poi impigliati in difficoltà così grandi da rimanerne schiacciati. Anche oggi il Signore chiama me, chiama te, genitore o figlio, all'ascolto della sua parola e alla fedeltà agli insegnamenti che essa ci offre per vive tranquillamente la nostra vita. Il rifiuto, la trasgressione portano solo disordine e turbamento nella coscienza, angoscia e sconforto nell'animo, ansietà e sofferenza in quanti ti nutrono affetto. L'Innominato dei Promessi Sposi si indispettiva e mal sopportava la pace e la tranquillità della gente che egli dal suo oscuro castello sentiva accorrere in chiesa per incontrare il cardinale Carlo Borromeo. Tormentato da rimorsi, si recherà anche lui dal prelato per avere una parola di pace. Forse questa esperienza è anche nostra quando, turbati nella coscienza, incontriamo uomini tranquilli e sereni. Se ci trovassimo in questo mare in tempesta, invochiamo il Signore, con sincerità ritorniamo a lui con pentimento e la pace tornerà nel nostro cuore. M.B.S.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

Per aiutarci alla conversione e prepararci bene alla nascita del Signore, ascoltiamo oggi una pagina un po' triste del Vangelo di Matteo. Gesù, dopo aver fatto l'elogio di Giovanni Battista, paragona la gente a quei fanciulli che in piazza suonano il flauto e dicono ai compagni: «vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato un lamento e non avete pianto», il che vuol dire che non avete più né orecchie, né voce...Non ascoltate né i vecchi profeti, né Giovanni Battista. Se non ascoltate il Battista, forse non ascoltate neppure il Figlio dell'uomo, che è lui. Siamo tutti dei ragazzi capricciosi, invece i cristiani, proprio perché seguaci di Cristo, devono essere saggi, ponderati, riflessivi. Dobbiamo cioè avere quella sapienza, di cui parla la stessa pagina di Matteo, ma ricordiamo che la sapienza vera non viene dai libri e neppure dalla nostra personale esperienza, ma è un dono dello Spirito Paraclito.

giovedì 9 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

Giovedì - Is 41,13-20 Sal 144 Mt 11,11-15: Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.
La grandezza di Giovanni Battista 
Il contesto in cui il profeta Isaia si rivolge al popolo di Israele è quello dell'esilio. La sua consistenza dell'essere popolo di Dio è ridotta al minimo. Potrebbe paragonarsi a un vermiciattolo che striscia per terra, a una larva, a gente tormentata dall'arsura, impotente a soddisfare la propria sete. Eppure da queste rovine l'oracolo annuncia una rinascita tanto grande e imponente da potersi paragonare a una trebbia, capace di stritolare monti e colli, da ridurli in pula dispersa dal vento tutti i suoi nemici. Il deserto stesso sarà reso fertile da fiumi dalle acque abbondanti e, da colline brulle e senza vita, sgorgheranno di fresche sorgenti. Ma tutto questo lo farà la potenza del Signore a cui devono essere resi onore e gloria. Gli oppressori di ieri diventano polvere del tempo vaticinato. La risposta a questo cambiamento viene come ringraziamento dal salmo 144. "O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre". La profezia si realizzerà con la liberazione dalla schiavitù di Babilonia; ma non è difficile leggervi la venuta in mezzo a noi del Figlio di Dio, capace di togliere ogni ingiustizia e oppressione. Per lunghi secoli Israele ha vissuto il tempo dell'attesa e della preparazione. Con Giovanni Battista si avvicina il tempo della realtà che è già all'opera. Infatti Gesù esalta la persona del precursore; annuncia anche che il nuovo regno soffrirà violenza come è successo per i profeti, per Elia, la cui missione Giovanni sta svolgendo. I violenti non tarderanno a farlo tacere. Noi viviamo nella pienezza dell'era della salvezza. A volte forse le vicissitudini della vita ci portano a affrontare situazioni di umiliazione, di sofferenza, di lotta, perfino di sconfitta dinanzi al nemico dell'anima: il mondo incredulo e il demonio. Abbiamo però fiducia che la potenza del Signore e del suo Spirito è più forte di ogni nemico. Ci sarà la libertà per quanti confidano in Dio. Anzi ci si assicura che in mezzo a persecuzioni e contrasti, nemmeno un capello cadrà da nostro capo. Dovremmo esperimentare con San Paolo: quanto più mi sento debole perché diffido delle mie forze, tanto più divento forte per la fiducia nella potenza redentrice del Signore.

Giornale A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi 

Giovanni Battista è il vero profeta dell'Avvento. Non solo ha preparato il popolo d'Israele alla venuta del Messia, ma oggi prepara noi al Natale, la nascita del Signore. Proprio di Giovanni Battista il Vangelo di Matteo ricorda oggi l'elogio fatto da Gesù nei suoi confronti: «tra i nati di donna, non è sorto uno più grande di Giovanni Battista». Dopodiché, il Signore ricorda che non tutti hanno accolto la voce dei profeti, che parlavano a nome di Dio, anzi molti hanno voltato le spalle ai profeti. Se vogliamo vivere bene, dobbiamo ascoltare la parola di Giovanni, che ci invita a preparare la strada per l'arrivo del Signore, dobbiamo convertirci e fare penitenza. Come Elia parlava al popolo eletto, così oggi Giovanni parla a tutta la Chiesa: se lo ascoltiamo, ci prepariamo bene al Natale; se invece gli voltiamo le spalle, periremo tutti quanti. Giovanni Battista è l'ultimo profeta dell'antico testamento  e il primo profeta del nuovo testamento.

mercoledì 8 dicembre 2010

Immacolata Concezione

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

Mercoledì - IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Gen 3,9-15.20 Sal 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38: Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Eccomi, sono la serva del Signore.
Prima che la Chiesa dichiarasse dogma di fede dell’immacolata concezione della Vergine, è la stessa Maria a indurci a pensarlo e a crederlo: alle parole e all’annuncio dell’Angelo, che la definiscono “Piena di grazia”, lei non si esalta, ma ritiene addirittura che sia impossibile che quanto le viene detto possa avverarsi in lei: “Come è possibile?”; quando poi il messo divino la rassicura sul modo con cui la sua maternità verrà a compiersi, lei “l’umile ancella del Signore”, dichiara la sua completa disponibilità: “Si compia in me secondo la tua parola”. Quella docilità, quella umiltà e quella disponibilità piena e incondizionata l’accompagnerà per tutta la sua esistenza, fino al suo glorioso transito. Nulla, assolutamente nulla, nella vita di Maria fa trapelare anche la più benché minima traccia di quelle così evidenti debolezze, derivanti dal peccato originale, che inquinano invece frequentemente la nostra vita. Ci convince ancora che la nostra Madre celeste sia stata concepita senza peccato, il fatto che lei dovrà accogliere nel suo seno verginale il Figlio di Dio, il quale, prende sì, la nostra natura umana, ma non può essere minimamente inquinato da traccia alcuna di peccato; la persona di Maria dovrà quindi essere il tabernacolo purissimo che accoglie il Verbo incarnato. E ancora è lo stesso Gesù morente sulla croce a dichiarare l’universale maternità di Maria, quando rivolgendosi all’Apostolo Giovanni, dice: “Figlio, ecco tua Madre”. È evidente e logico il nesso: la Madre senza peccato, solo lei, l’Immacolata, diventa la Madre di tutti i redenti. È lei quindi la nuova Eva, su di Lei il Signore Dio posa le sue compiacenze, per mezzo di lei può far sentire ancora a tutta l’umanità l’immensità del suo amore misericordioso. Lei infine è la pre-redenta, che ci addita la meta e ci rigenera come figli nella primitiva purezza. In questo nostro mondo, pervaso da inquinamenti di ogni genere, l’Immacolata ci richiama alla purezza del cuore, ai valori limpidi dello spirito, all’onestà dei nostri sentimenti e delle nostre azioni. Lei ci parla dell’ecologia dell’anima, di cui troppo poco ci occupiamo.


Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco RuppiImmacolata Concezione della Beata Vergine Maria. La preghiera di Papa Benedetto XVI alla statua dell’Immacolata a Roma (2009).


Maria è la madre che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura, Gesù ha vinto il male, l'ha vinto alla radice liberandoci dal suo dominio. Quanto abbiamo bisogno di questa bella notizia! Ogni giorno, infatti, attraverso
i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il n e ga t iv o non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono.
Maria con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili. Maria Immacolata ci aiuta a riscoprire e a difendere la profondità delle persone. La Madonna ci insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati.

martedì 7 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

 Sant'Ambrogio
Martedì - Is 40,1-11 Sal 95 Mt 18,12-14: Dio non vuole che i piccoli si perdano.
La pecorella smarrita.
Il testo di Isaia si legge tutto d’un fiato. Tanto conquista l’animo con le sue invocazioni, riflessioni, promesse di salvezza gridata a squarciagola sui monti ma anche con il richiamo alla inconsistenza dell’uomo, paragonato all’erba del prato che a sera è già secca mentre la parola del Signore dura sempre. Ma l’immagine che conforta e rimane indelebile nel cuore viene offerta nell’ultimo versetto, quando egli presenta la bontà di Dio paragonandola al pastore “che porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri”. Qui c’è tutta la tenerezza di un Dio che si fa carne per amore dell’uomo, che cura con delicatezza e attenzione. La figura del buon pastore che ha fortemente impressionato i nostri fratelli anche nel tempo di persecuzione, tanto da raffigurarlo nelle catacombe, viene riproposta anche nella narrazione del vangelo odierno. Chi è questo buon pastore che lascia le novantanove sui monti per andare alla ricerca di quella smarrita? E’ proprio Lui, il Cristo incarnato che viene in cerca dell’umanità tutta perché tutti vuole salvi ma in particolare per quanti sentono il peso della propria debolezza e si sentono ultimi. L’esempio di Gesù è seguito da anime grandi che sono rivestiti dei suoi stessi sentimenti: tra queste possiamo ammirare Sant’Ambrogio che la Chiesa milanese oggi ricorda con particole solennità essendo stato l’iniziatore del rito ambrosiano. Eletto vescovo di Milano per acclamazione, ancora catecumeno, dovette accettare, riconoscendo la volontà del Signore nell’acclamazione dei fedeli. Fu padre dei poveri, soccorritore di ogni oppresso, difensore della Chiesa da ogni potere politico, opponendosi al senato, all’imperatrice filoariana, all’imperatore Teodosio a cui impedì di entrare in chiesa prima di fare pubblica penitenza per il massacro di innocenti ordinato in Grecia per vendicare la morte di un alto ufficiale dell’Impero.

Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

Alla vigilia dell'Immacolata, la Chiesa ci fa ascoltare un brevissimo Vangelo che ricorda una delle meravigliose confidenze di Gesù. La parabola della pecorella
smarrita è molto commovente è rivolta a ciascuno di noi. Siamo, infatti, tutti pecore smarrite; forse lo siamo stati quando eravamo giovani, ma anche gli anziani e i vecchi mostrano smarrimenti e cadute. Il fatto che il pastore, che è Cristo, lascia 99 pecore nell'ovile e va a cercare la pecora smarrita, è la attestazione che Dio vuole bene a tutti, in modo particolare ai peccatori. Quante volte Gesù ha cercato di farci capire che siamo tutti nel cuore di Dio e se siamo nel suo cuore, ci viene a cercare ovunque, in tutte le ore e in tutte le età, per farci ritornare sulla buona strada. Quando un peccatore ritorna sulla buona strada si fa grande festa nel cielo. La conclusione  di questa pagina di Matteo è fatta proprio per noi: il padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno dei più piccoli tra di voi».

lunedì 6 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la II Settimana di Avvento

Lunedì - Is 35,1-10 Sal 84 Lc 5,17-26: Oggi abbiamo visto cose prodigiose.

I tuoi peccati ti sono rimessi.
E’ stato scritto che il profeta Isaia è il più grande poeta che noi conosciamo. Peccato che i suoi canti sono completamente ignorati dai nostri insegnanti di lettere e quindi dal grande pubblico degli studenti. Eppure le immagini hanno una immediatezza così vivida che sembra di toccarle con amano, viverle in prima persona. Nel brano odierno ci viene descritta una “via santa” che solo i puri e i saggi, i redenti, potranno percorrere. “Si rallegri il deserto e la terra arida; esulti e fiorisca la steppa”. La natura si veste di festa, gli animali perdono la loro ferocia, gli uomini si sentono pieni di energia correndo verso la libertà. E’ chiara l’allusione alla liberazione dalla schiavitù babilonese, considerata come un secondo Esodo. Eppure tutto questo vuol essere solo una figura. Si pensi che cosa sarà quando verrà la realtà: Essa non si farà attendere. Già il ritornello del salmo responsoriale ci fa ripetere: Ecco, il nostro Dio viene a salvarci”. La seconda lettura, il brano del vangelo di Luca ci presenta Gesù in azione: egli illumina con la sua predicazione suscitando simpatia e ammirazione tanto che la gente fa ressa per ascoltare il suo insegnamento. Annunzia la remissione dei peccati, offrendo come garanzia la guarigione immediata del paralitico calato davanti a Lui dal tetto. Lo stupore della gente per la guarigione del paralitico è grande, ma più meraviglia dovremmo avere per il potere che Gesù, come vero figlio di Dio, possiede, quello di perdonare i peccati. La malattia fisica ha il suo peso, senza dubbio, nella vita dell’uomo, ma quella spirituale che separa da Dio e rende degni di dannazione eterna, ha una valenza con conseguenze eterne. Questo potere Gesù lo lascia agli uomini perché nel suo nome siano rimessi i peccati. Una confessione fatta con sincerità e nel vivo desiderio di distruggere una vita di peccato ha più valore che far camminare un paralitico. Il cambiamento radicale del cuore ha effetti più strepitosi di quello di acquistare l’agilità delle gambe. Chi potrà mai dire quanti cambiamenti di vita, di condotta avvengono nel confessionale? Quando Charles Chautard, giovane incredulo e vagabondo nel mondo, si presentò al monaco per discutere su problemi della fede, questi gli disse: Inginocchiati e fa’ la tua confessione. Dopo non ci fu bisogno di discutere. Prese la via del deserto.

Giornale A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi



Mentre ci prepariamo alla festa dell'Immacolata e, subito dopo, a quella di Natale, il Signore ci fa sentire una parola di speranza, ma anche di gioia: la speranza viene dal fatto che Dio perdona i nostri peccati; la gioia, perché ci guarisce dalle tante paralisi, che ci impediscono di camminare verso Dio. L'episodio di Luca è sempre commovente, quando lo ascoltiamo in chiesa e quando lo leggiamo nell'evangelista della misericordia.
La gente a Cafarnao assiepa la casa di Pietro per portare i malati da tutta la Galilea, perciò dal tetto calano il lettuccio di un paralitico e Gesù gli dice una parola, per i farisei presenti, inaudita: «i tuoi peccati ti sono rimessi». Alle critiche che pretende di essere al posto di Dio, l'unico che può rimettere i peccati, Gesù non risponde con un discorso teologico, ma dice solo al paralitico: «alzati e cammina». Quando ci confessiamo avviene la stessa cosa: il Signore rimette i peccati e ci fa risorgere a vita nuova. E' un pressante invito a confessarci spesso, specie prima delle grandi feste e nel tempo di avvento, tempo di conversione e di penitenza.

II settimana di Avvento (Anno A)

Lunedì- Is 35,1-10 Sal 84 Lc 5,17-26: Oggi abbiamo visto cose prodigiose.
Oggi abbiamo visto cose prodigiose.
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Lc 5,17-26
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Martedì- Sant'Ambrogio
Is 40,1-11 Sal 95 Mt 18,12-14: Dio non vuole che i piccoli si perdano.

«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Mt 18,12-14


Mercoledì –IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Gen 3,9-15.20 Sal 97 Ef 1,3-6.11-12 Lc 1,26-38: Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Lc 1,26-38

Giovedì- Is 41,13-20 Sal 144 Mt 11,11-15: Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista.

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!». Mt 11,11-15

Venerdì - Is 48,17-19 Sal 1 Mt 11,16-19: Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Mt 11,16-19

Sabato - Sir 48,1-4.9-11 Sal 79 Mt 17,10-13: Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista. Mt 17,10-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

domenica 5 dicembre 2010

II Domenica di Avvento anno A

Is 11,1-10 Sal 71 Rm 15,4-9 Mt 3,1-12: Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».Mt 3,1-12

Omelia
di
padre Ermes Ronchi

La buona notizia del Dio vicino

La frase centrale dell'annuncio del Battista suona così: il regno dei cieli è vicino, convertitevi. Sono le stesse parole con cui inizierà la predicazione di Gesù.
Dio è vicino, prima buona notizia. Il grande Pellegrino ha camminato, ha consumato distanze. Per ora, solo il profeta vede i passi di Dio. Ma «non è la Rivelazione che s'attarda sono i nostri occhi non ancora pronti» (E. Dickinson).
Avvento è l'annuncio che Dio è vicino, vicino a tutti, rete che raccoglie insieme, in armonia, il lupo e l'agnello, il leone e il bue, il bambino e il serpente (parola di Isaia), uomo e donna, arabo ed ebreo, musulmano e cristiano, bianco e nero, per una nuo­va architettura del mondo e dei rapporti umani. Il Regno dei cieli e la terra come Dio la sogna. Non si è ancora rea­lizzata? Non importa, il so­gno di Dio è il nostro futuro che ci chiama. Noi andiamo chiamati dal futuro.
La seconda buona notizia: allora la mia vita cambia.
Ciò che converte il freddo in calore è la vicinanza del fuoco. «Stare vicino a me è stare vicino al fuoco» (Vangelo a­pocrifo di Tommaso), non si torna indenni dall'incontro col fuoco. La forza che cam­bia le persone è una forza non umana, una forza im­mane, il divino in noi, Dio che viene, entra e cresce den­tro. Ciò che mi converte è un pezzetto di Cristo in me.
Convertitevi! Più che un ordine è una opportunità: cambiate strada, azioni, penieri; con me il cielo è più vicino e più azzurro, il sole più caldo, il suolo più fertile, e ci sono cento fratelli, e alberi forti, e miele. Con me vivrai solo inizi. Vivrai vento e fuoco.
E frutti buoni. Rivelazione che nella vita il cambiamento è possibile sempre, che nessuna situa­zione è senza uscita, per grazia.
Il terzo centro dell'annuncio di Giovanni: portate frutti degni di conversione. Scrive Alda Merini: la fede è una mano / che ti prende le viscere/ la fede è una mano / che ti fa partorire. Partorire un frutto buono!
Quando Dio si avvicina la vita diventa feconda e nessuno è più sterile. Dio viene al centro della vita non ai marini di essa (Bonhoeffer). Raggiunge e tocca quella misteriosa radice del vivere che ci mantiene diritti come alberi forti, che permette speranze nonostante le macerie, frumento buono nonostante la erbe cattive del nostro campo. Viene nel cuore della vita, nella passione e nella fedeltà d'amore, nella fame di giustizia, nella tenacia dell'onestà, quando mi impegno a ridurre la distanza tra il sogno grande dei profeti e il poco che abbiamo fra le mani. Perché il peccato non è trasgredire delle regole, ma trasgredire un sogno. Un sogno grande come quello di Gesù, bello come quello di Isaia, al centro della vita come quello di Giovanni.

sabato 4 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

Sabato - Is 30,19-21.23-26   Sal 146   Mt 9,35-10,1.6-8: Vedendo le folle, ne sentì compassione.

I benefici di Dio verso il suo popolo
Il brano che oggi viene proposto alla nostra considerazione è generosa offerta di perdono da parte di Dio. Sentiremo allora parola confortevoli. Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, "tu non dovrai più piangere". Insieme a tanti beni della terra, ti sarà dato il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, è vero, ma anche la gioia di conoscere il tuo maestro che ti indicherà la strada per la quale devi camminare. Chi è questo maestro che ci indica la via gradita a Dio? La risposta possiamo trovarla nel brano del vangelo di Matteo. Nell'Antico Testamento Dio istruiva il popolo mediante i profeti, nella nuova alleanza sarà lo stesso il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù nostro Salvatore che si metterà in cammino "per città e villaggi, per insegnare nelle sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia". La sua compassione si manifesta verso le folle stanche e sfinite. Invia allora i suoi discepoli a "predicare che il regno dei cieli è vicino, a guarire gli infermi, a risuscitare i morti, sanare i lebbrosi e scacciare i demoni". Folle stanche e sfinite le avremo fino alla fine del mondo. Oggi maggiormente stanche perché, nonostante il benessere, almeno nel nostro mondo occidentale, il nostro popolo ha smarrito i valori spirituali e a volte anche quelli umani. Incontriamo così sulla nostra strada giovani tristi, indecisi, immaturi, eterni bambini, cresciuti nel benessere, ma non preparati alla vita. Hanno bisogno di riempire il vuoto dell'animo con il chiasso della discoteca, con le stranezze della moda, con le stravaganze delle scelte… per togliersi di dosso la noia. Sono certo che il Signore Gesù ha tanta compassione di noi, della nostra gente. Allora mandò i discepoli a portare conforto. Oggi il Papa, i vescovi, i sacerdoti e laici impegnati sono alla ricerca di poter entrare nell'animo di ogni uomo smarrito per portare la speranza che trae il suo inizio proprio dalla culla di Betlemme. Voglia il cielo che tutti i nostri fratelli, tormentati dalla sofferenza e dallo sconforto, ritrovino la speranza nella Parola per eccellenza, fatta carne, che è Cristo Gesù. M.B.S.

Giornale A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

Uno dei problemi della Chiesa soprattutto in Occidente, è il problema delle vocazioni: i preti diminuiscono, nonostante ci sia un lieve incremento di seminaristi, i religiosi, frati e monaci, anche diminuiscono, le suore diminuiscono
ancora di più. Solo in Italia si tratta ta in dieci anni di quasi 5.000 sacerdoti in meno; di suore oltre 20.000 in meno, e poi c'è il problema dell'invecchiamento. Gesù aveva previsto tutto questo e disse, come ricorda il Vangelo di Matteo , che «la messe è molta, ma gli operai sono pochi» per questo raccomandò la strada più utile per avere nuove vocazioni sacerdotai e consacrate : «pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe». La preghiera insistente, lo sa per esperienza l'autore di queste modeste riflessioni, è l'unico mezzo efficace per avere più sacerdoti, più suore, più anime consacrate a Dio e alla Chiesa. Il resto: le settimane vocazionali, gli aiuti economici al seminario e agli istituti di formazione religiosa... tutto bene, ma la preghiera è il mezzo più efficace e quello più necessario

venerdì 3 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

Venerdì - San Francesco Saverio - Is 29,17-24 Sal 26 Mt 9,27-31: Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.


Si apriranno gli occhi ai ciechi
Mi sembra che la liturgia della Parola di quest'oggi metta in luce due cose, forse tra di loro contrastanti: Il rossore di Israele dinanzi agli altri popoli e il desiderio di luce nei due ciechi del vangelo. Si legge in Isaia: "D'ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire". Eppure il popolo ebreo è nella verità, adora il vero Dio ed è da lui seguito e protetto. Ma quando egli si allontana dai suoi comandamenti, allora diventa schiavo dei suoi nemici. Nella loro disgrazia hanno il rossore e la vergogna non tanto perché il loro Dio è stato vinto dalle divinità dei popoli nemici, come era credenza d'allora, quanto perché i propri costumi non hanno rispettato il patto d'alleanza con il loro Dio. Quando il popolo si converte, l'intervento del Dio di Abramo cambierà le sue sorti e sarà temuto anche dai nemici. In fatto di vergogna o rispetto umano noi cattolici, credenti nel vero Dio, forse vantiamo il primato. Siamo nella verità, adoriamo il vero Dio, siamo stati redenti dal sangue del Signore: abbiamo tutti i motivi per ritenerci fortunati, senza alcun nostro merito, eppure rimaniamo timidi e vergognosi, come Pietro che rinnega il Maestro dinanzi ad una serva del sommo sacerdote, mentre, chi è nell'errore propaga, sfrontatamente le proprie menzogne. Ci manca davvero il coraggio dei martiri, che è dono dello Spirito, ma anche frutto di una profonda convinzione. Dovremmo implorare più luce per la nostra vita spirituale. Qualche volta siamo accecati dal nostro orgoglio, dalla paura di essere oggetto di scherno, dal momento che siamo discepoli di un Crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. Gridiamo anche noi a Gesù come i due ciechi perché abbia pietà di noi e con fede ripetiamogli che egli può guarirci dalle nostre incoerenze, dalle nostre infedeltà. Egli ci dirà: sia fatto secondo la vostra richiesta: allora acquisteremo quella sapienza che viene dall'alto che ci farà guardare le realtà nella loro essenza; otterremo la fortezza dei martiri e dei confessori della fede, avremo l'ardente desiderio di annunciare ovunque Cristo, Salvatore del mondo. Ripeteremo sui tetti quanto lo Spirito del Signore ci avrà fatto conoscere nel segreto del cuore. L'esempio di San Francesco Saverio, di cui oggi celebriamo la memoria liturgica, ci incoraggi e ci sia di sprone nel coltivare lo spirito missionario che è proprio di ogni credente.

Giornale " A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi


Il miracolo della guarigione dei ciechi è davvero esemplare, anzi, emblematico, perché il Signore ribadisce lo stretto collegamento tra il miracolo e la fede: cioè, se c'è fede, il Figlio di Dio compie il miracolo ma, se non c'è fede, come avvenne il venerdì santo mattina dinanzi al re Erode, il miracolo Dio non lo compie. Per questo, ai ciechi che urlano: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi», Gesù domanda: «credete che possa fare questo?». Alla risposta di sì, gli occhi dei ciechi si aprono e il miracolo avviene concretamente. Gesù raccomanda di non divulgare il miracolo, perché non camminasse di lui la fama di un guaritore, ma essi, ovunque andavano, parlavano di quello che aveva fatto Gesù. Il miracolo non passa mai sotto silenzio e poi non s'era mai visto che un uomo aprisse gli occhi ad un cieco: «non s'è mai vista in Israele -dice la gente- una cosa simile», ma i farisei rispondono che Gesù lo fa per opera dei demoni. Più ridicoli di così, si muore!

giovedì 2 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

Giovedì - Is 26,1-6   Sal 117   Mt 7,21.24-27: Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
Fede e opere

La fiducia piena nei piani meravigliosi di Dio apre il cuore e la lingua al canto di vittoria. E' quanto ci propone Isaia nella prima lettura. Un duro contrasto contrassegna questo brano, del resto non insolito: Dinanzi alla città forte, situata sulla roccia, ci viene mostrata la devastazione di una città che sembrava intramontabile, l'orgogliosa Babilonia, rasa al suolo calpestata, dai piedi di quanti essa teneva oppressi e ridotti in povertà. Ancora una volta viene dimostrata la verità della inconsistenza delle realtà umane se non sono fondate in Dio, l'unico eterno. Ogni impero o personaggio giunto al potere tirannico nella sua prepotenza e tracotanza dava e dà l'impressione di essere eterno. Ma si sa che ogni realtà umana vive la sua parabola di ascesa e di declino. Tanto che si può esclamare con la scrittura, con animo quasi incredulo ed ammirato: Come mai anche tu sei caduto, tu che credevi di scalare il cielo? Non sarebbe inopportuno richiamare qualche vicenda dei nostri tempi a livello mondiale, come a livello nazionale o personale. L'uomo come tutte le realtà umane, dovrebbero imparare a vivere la propria caducità, precarietà e relatività. Il brano del vangelo ci richiama a esprimere la propria fede non tanto con la bocca, quanto con la vita vissuta nella fedeltà alla parola di Dio. Solo chi compie la volontà del Signore potrà raggiungere il regno di Dio. Non basta dire: "Signore, Signore" ma occorre far seguire le opere. Nelle parole del Signore ci è concesso di scoprire la causa di tanti fallimenti nella vita individuale, familiare, di gruppi ecclesiali. La casa costruita sulla sabbia, vale a dire sui soli valori umani, non ha consistenza, non riesce a superare le difficoltà che dovrà affrontare. Chi manca di fede nelle realtà dello spirito, si trova indifeso dinanzi alle tante situazioni che la società crea senza fornire, i mezzi per viverle e superarle… Che dire poi delle difficoltà della vita di coppia, del pericolo che ciascuno corre di lasciarsi dominare dall'egoismo e di pretendere di usare l'altro/a da dominatore anziché accoglierlo/la come compagno/a di vita, nella parità di diritti e di doveri? Chiediamo oggi perché possiamo essere utili gli uni per gli altri, anzi di saper portare i pesi gli uni degli altri e aiutarsi reciprocamente nella via del Signore, nella gioiosa attesa del Suo giorno. M.B.S.
 
Giornale " A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi
L'uomo saggio -ammonisce Gesù è colui che costruisce la casa sulla roccia e non sulla sabbia. Lo dice oggi il Vangelo di Matteo invitandoci a costruire la nostra vita sulla roccia della fede che è Cristo. La ragione è scritta nelle parole di Gesù: chi costruisce la casa sulla roccia è sicuro quando vengono i venti e le tempeste; invece chi la costruisce sulla sabbia sta sempre in pericolo. Il primo -dice Gesù- è un uomo saggio; il secondo è un uomo stolto. Da che parte stiamo noi? E' una domanda importante, vitale per oggi, ma soprattutto per il nostro futuro: se fondiamo la nostra la vita sulla fede in Cristo,
troviamo serenità, pace e gioia; se, invece, fondiamo la vita sui ragionamenti umani, sugli interessi momentanei, sulle ragioni della terra, saremo sempre in pericolo, perché - mettiamocelo bene in testa - la vita è una; non c'è una vita oggi e un'altra vita domani, ma la nostra vita si orienta da oggi al domani. Cosa pensiamo di fare?

mercoledì 1 dicembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

Mercoledì - Is 25,6-10a   Salmo 22   Mt 15,29-37: Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani.

Il banchetto del Signore.

Nella liturgia della Parola odierna possiamo vedere la figura e la sua realizzazione, l’annuncio e la realtà di eventi salvifici. Isaia vede un monte su cui è imbandita una succulenta mensa a cui tutti i popoli sono invitati. Alla gioia del convito si aggiunge la rimozione del velo di tristezza e di morte che copriva il volto dei popoli, le lacrime e i lamenti. Sorgerà invece nel loro cuore la speranza della salvezza, riposta completamente in lui. Un grido riconoscente di gioia erompe dalla loro bocca. Il brano evangelico ci presenta la realizzazione dei benefici, promessi e portati al popolo con la venuta del Signore Gesù. Il primo sentimento di Gesù verso la gente è quello della compassione: è gente venuta da lontano per ascoltare la sua voce e per essere guariti nelle loro malattie. Sono tre giorni che lo seguono. Come rimandarli alle proprie abitazioni senza dar loro da mangiare? Egli si fa carico delle necessità di tutta quella moltitudine; si consiglia con gli apostoli. Dinanzi alla loro perplessità di dover sfamare tanta gente, Gesù taglia corto: Quanti pani avete? Gli dicono: Sette e pochi pesciolini. Ordina alla folla di sedersi e quindi con quei sette pani e pochi pesciolini sfama la gente che ora può riprendere il viaggio di ritorno alla loro case. Dovrebbero essere stati quanto mai gustosi quei pani e quei pesciolini non solo per l’appetito che dopo tre giorni al seguito di Gesù si faceva piuttosto sentire, ma anche perché è un pane scaturito da un prodigio. Si avvera così quanto annunciato da Isaia. La fede ci fa vedere in questo monte l’altare dove il Signore moltiplica il pane eucaristico per sfamare quanti lo desiderano donando se stesso. Forse non sarebbe fuori posto far nostra la meraviglia della gente ogni volta che ci presentiamo a ricevere il corpo di Gesù, miracolo ancora più strepitoso. Ci ciberemmo di lui non per abitudine, ma spinti da un grande desiderio di essere salvati della nostra meschinità. M.B.S.


Giornale " A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi

 
Il Vangelo di oggi descrive una delle giornate del Maestro: appena la gente sa che è arrivato, tutti vanno a vederlo e sentirlo; gli portano i malati, gli zoppi, i paralitici e tanti
malati. Gesù, pieno di compassione, li guarisce dalle malattie e poi, vista la gente che gli sta attorno e l'ascolta, dice una parola commovente: «ho compassione di questa folla, che è senza mangiare, non voglio rimandarli a casa digiuni». E così compie il miracolo della moltiplicazione dei pani. Questa pagina di Matteo è davvero commovente sotto molti aspetti: in primo luogo, perché Cristo sta con gli ammalati, li guarisce e non si occupa solo di insegnare, ma anche di sfamare la gente che lo ascolta. Due indicazioni utili per ognuno di noi ad amare di più i malati, aiutarli e sostenerli nelle loro infermità. E poi perché ci invita a preoccuparci di più di chi ha fame. Tanti milioni di uomini hanno fame, sete, mentre noi sciupiamo ogni giorno acqua e pane. Un terzo dell'umanità muore di fame. Non possiamo dimenticarcene, perché siamo tutti figli di Dio.