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La Vera Vite

Spirito Santo

Spirito Santo
vieni...

Corpus Domini

Corpus Domini

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

sabato 31 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario)

Sabato - Lc 14,1.7-11
"I primi saranno gli ultimi", è scritto nel Vangelo ed è diventato un detto popolare. Ha in sé qualcosa di anacronistico tale affermazione; oggi potrebbe risuonare addirittura assurda. Chi riesce ad accaparrarsi un "posto" difficilmente lo molla, anche perché spesso tale conquista comporta una fatica immane e scoccia il sol pensiero di dover retrocedere e lasciare quel posto ad altri. Gesù non lascia spazio agli equivoci, condanna coloro che bramano accaparrarsi i primi posti e dichiara, senza mezzi termini, che il Regno è aperto a coloro che sanno diventare piccoli davanti a Dio. Ricordiamo il brano della porta stretta. Naturalmente se siamo afferrati dall'orgoglio, come capita spesso, l'ammonimento di Gesù suscita non consensi ma violenta contestazione. Anche per gli amanti del potere è incomprensibile ed impraticabile la proposta di Gesù. Egli ha però proclamato tale verità e ne ha dato un sublime esempio: nell'ultima cena assume la veste dello schiavo quando lava i piedi ai suoi discepoli, sulla croce è diventato la vittima designata che si lascia immolare sulla croce. Il cristiano, se davvero vuole essere un seguace di Cristo, non può esimersi dal seguire tali esempi e ciò anche quando si rischia di subire angherie e sopraffazioni. Questa è la via stretta! Monaci Benedettini Silvestrini

venerdì 30 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario)

Venerdì - Lc 14,1-6
"Chi di voi, se un figlio o un bue gli cadesse in un pozzo, non lo tirerebbe subito fuori in giorno Dio sabato"? L'agire di Dio suona bruciante domanda posta nel cuore della nostra esistenza continuamente tentata di incredulità, e chiede risposte. Ha forse paura oggi la Chiesa di Cristo di guarire in giorno di sabato, di trasmettere la beatificante realtà liberatrice dell'uomo, di farsi credibile sacramento dell'amore smisurato di Dio? La contestazione dell'agire di Dio o del Figlio suo Gesù Cristo o della sua chiesa, scaturisce quasi sempre da ottusa presunzione, da grettezza mentale o dall'aver assunto atteggiamenti di mera esteriorità che estranea dalla Verità. Dio è più grande del "sabato", è più grande di ogni umana grandezza, trascende ogni logica e i suoi disegni vanno oltre i confini della umana ragione senza umiliarla, se illuminata dalla sua stessa grazia. Impariamo oggi che ogni momento è buono per fare del bene, a tutti. Monaci Benedettino Silvestrini

giovedì 29 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario)

Giovedì – Lc 13,31-35
Il linguaggio di Gesù, secondo lo stilo proprio orientaleggiante, è spesso permeato di sottili allegorie, non sempre di immediata comprensione per noi non assuefatti a quello stile. Erode, che sta tramando contro di lui, viene definita una volpe per designare la sua astuzia malvagia. Dichiara poi che egli, nonostante le minacce e il reale pericolo deve compiere la sua missione ed ha bisogno di tre giorni. Anche qui il Signore sottintende quanto avverrà dopo la sua morte; egli risorgerà dopo tre giorni. E' il tempo che intercorre tra la morte e la vita. Egli sta compiendo miracoli e prodigi che anticipano quell'evento. Non dimentico però del clima ostile che deve respirare nella città santa, Gerusalemme, Gesù ci fa ascoltare il suo lamento accorato nei confronti di quella città e dei suoi abitanti: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». C'è un contrasto terribile tra le cure riservate a quella città e l'ingratitudine e la violenza con cui hanno risposto agli inviati dal Signore. È sempre grave il peccato in ogni sua forma, ma quello dell'ingratitudine ad un amore di predilezione è sicuramente particolarmente doloroso. È il peccato dei prediletti, di un popolo e di una città, che solo per scelta divina dovevano brillare di luce e di grazia e avrebbero dovuto accogliere l'Atteso delle genti come il dono più grande che si potesse desiderare. Invece anche dinanzi al Figlio di Dio continua l'ostilità e già sono in atto trame di morte. Siamo invitati ad un attento esame di coscienza per non cadere nel tremendo errore di ricambiare con l'ingratitudine l'infinito amore che è stato riversato nei nostri cuori. (Monaci Benedettini Silvestrini?

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario) Santi Simone e Giuda

Mercoledì - SANTI SIMONE E GIUDA - Lc 6,12-19
La festa degli Apostoli ci dà l'occasione di acquistare maggiore consapevolezza delle due imprescindibili dimensioni della Chiesa, che è corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e non può essere l'uno senza l'altro. E un'illusione credere di poter ricevere lo Spirito Santo senza far parte del corpo di Cristo, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve nel corpo di Cristo. La Chiesa come corpo di Cristo ha anche un aspetto visibile: per questo Gesù scelse i Dodici e sceglie nel tempo i loro successori, a formare la struttura visibile del suo corpo, quasi continuazione dell'incarnazione. Appartenendo al suo corpo, possiamo ricevere il suo Spirito ed essere intimamente uniti a lui in un solo corpo e in un solo Spinto. La prima lettura, dalla lettera agli Efesini, esprime bene queste due dimensioni. "Siete edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù": è l'aspetto visibile del corpo di Cristo, che è un organismo con la propria struttura. E in Cristo "la costruzione cresce ben ordinata": ogni membro ha la propria funzione e il proprio posto. Scrive Paolo più avanti nella stessa lettera: "E lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori... ". Ognuno ha ricevuto la grazia "secondo la misura del dono di Cristo". Ed ecco la seconda dimensione, invisibile: "In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito". Anche nella prima lettera ai Corinzi Paolo mette in evidenza lo stesso concetto: "I vostri corpi sono membra di Cristo... Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo" (6,15.19). (Commento: La Chiesa)

martedì 27 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario)

Martedì – Lc 13,18-21
Oggi ascoltiamo due parabole, una per l'uomo e una per la donna: è una delicatezza del Signore che in Luca troviamo altre volte, per esempio nella parabola della pecora smarrita che il pastore ricerca e della dramma che una donna cerca con diligenza. Vuol dire che il Signore invita tutti, uomini e donne, alla pazienza e alla vera speranza. Le due parabole odierne parlano, infatti, del dinamismo del regno di Dio, che sembra niente ed è una forza potente. Un granellino di senapa si vede appena, ma ha in sé una forza vitale che lo fa crescere fino a diventare un grande arbusto, sul quale gli uccelli del cielo possono posarsi. ~ lievito nascosto nella farina sembra una cosa da niente, ma la fa tutta fermentare e le dà la possibilità di diventare pane. La stessa cosa è per la nostra vita: dobbiamo accogliere in noi il regno di Dio, la parola di Dio, che è poca cosa, come parola: un po' d'aria in movimento. Ma la sua forza in noi può trasformare, deve trasformare tutta la nostra vita. Noi però dobbiamo avere insieme pazienza e fiducia. Pazienza perché il miracolo non avviene in un attimo. Una volta gettato il seme bisogna aspettare, perché per un certo tempo sembra persino che non esista più; una volta impastato il lievito con la farina, se non gli si dà il tempo di lievitare la pasta, non succede niente. Ricordo che quando ero piccolo mia madre ci faceva un po' di dolci e, messo il lievito, ci raccomandava di non avvicinarci al recipiente che conteneva l'impasto, perché se lo toccavamo si interrompeva la lievitazione, e addio al dolce che aspettavamo con tanto ardore! E un esempio di pazienza: è inutile voler affrettare i tempi. La stessa cosa avviene nella vita spirituale. Noi vogliamo veder subito il cambiamento e se questo non avviene ci sforziamo di affrettare i tempi, invece di fidarci del Signore e di aspettare con tranquillità. Sappiamo che la forza, il lievito, egli lo ha messo nella nostraVita e che quindi la difficoltà sarà superata, la cosa avverrà. Soltanto dobbiamo fidarci, invece di pensare che se facciamo più sforzi, se ce la mettiamo tutta, vedremo il risultato: questa in fondo è mancanza di fiducia. Pazienza e fiducia: il Signore vuole soltanto questo.San Paolo nella lettera ai Romani dice la stessa cosa, in modo più tormentato, secondo il suo temperamento:"Tutta la creazione geme e soffre... attendendo", ma sono i gemiti del parto, quindi pieni di speranza. Devono essere gemiti di speranza, perché se non trova fede e speranza Dio non può operare ciò che vuole nella vita di ogni uomo e in tutta la creazione. Se invece ci fondiamo sulla sua parola e l'accogliamo nel silenzio e nella pazienza, possiamo dire con san Paolo: "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi". (Commento “La Chiesa”)

lunedì 26 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXX Settimana del tempo ordinario)

Lunedì - Lc 13,10-17
Genera sconforto ed irritazione il comportamento assurdo del capo della sinagoga che si indigna nel vedere Gesù, che impone le mani e guarisce una povera donna afflitta da diciotto anni da un terribile male in giorno di Sabato. Egli la proclama libera dalla sua infermità e le impone le mani. La reazione della donna "raddrizzata" miracolosamente è quello di glorificare Dio, la reazione del capo della sinagoga è una critica assurda e cieca nei confronti del Cristo. Nella sua ottusità e grettezza, citando a sproposito la scrittura sacra, dichiara che ci sono sei giorni in cui si deve lavorare e non in giorno di sabato. Il Signore definisce da ipocriti tale comportamento e tale giudizio. Quanto Gesù ha fatto non può assolutamente essere paragonato al lavoro umano; Egli sta rivelando ancora una volta la centralità della sua missione nei confronti dell'uomo infermo e peccatore. Egli è colui che guarisce e colui che salva. Lo dichiarerà più esplicitamente in altre occasioni: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" e altrove dice: "sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". Capita ancora di sentire e leggere critiche assurde e talvolta blasfeme nei confronti di Cristo, della chiesa e dei suoi ministri e dei suoi fedeli: molto spesso si costata che il lucignolo della ragione umana vorrebbe giudicare e condannare la Luce stessa di Dio! Padri Benedettini Silvestrini

XXX Settimana del tempo Ordinario

XXX Settimana T.O

Lunedì - Lc 13,10-17
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Martedì – Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Mercoledì - SANTI SIMONE E GIUDA - Lc 6,12-19
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Giovedì – Lc 13,31-35
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

Venerdì - Lc 14,1-6
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Sabato - Lc 14,1.7-11
Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

domenica 25 ottobre 2009

XXX Domenica del Tempo Ordinario

Rabbunì, che io veda di nuovo!

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.Mc 10,46-52

Omelia
di
Padre Ermes Ronchi

La guarigione di Barti­meo è l'ultimo miraco­lo del Vangelo di Mar­co. Ultimo e necessario è questo bellissimo racconto, così scarno e vivo, pieno di movimento, di grida, di stra­de e di luce. Un mendican­te cieco, icona di ogni uomo, mendicante di luce e di stra­de, di orizzonti e di com­passione. Cosa c'è di più perduto, di più inutile, di più naufrago dell'esistenza di un mendicante cieco e solo?Eppure questo naufrago non è perduto. Alza la voce sul rumore della folla che lo ignora, che lo oltrepassa e va; solo e al buio grida la sua disperata speranza. Un gri­do che è fisico ma si direbbe viscerale, che sembra salire da ciò che ogni essere ha di più di profondo e di più car­nale. Il grido è più che la pa­rola, c'è dentro corpo, ener­gia, dolore, bisogno. È il gri­do del bambino che nasce, del morente in croce che ur­la al cielo e alla terra il buio che ha nel cuore. Finché c'è un grido, la speranza ha la sua casa.Ed ecco dalla folla tre paro­le: coraggio, alzati, ti chiama: è il nostro triplice ministero. Coraggio! Incoraggiare in­nanzitutto, dare cuore e spe­ranza, condividere la paura, e inoculare coraggio, frutto della fiducia in Dio, in tutti quelli che gridano dolore. Alzati! Rimettere in piedi, aiutare a ripartire, e mai get­tare a terra nessuno, mai de­molire nessuno. E io non so come farlo, non lo so davve­ro. Ma questo racconto mi aiuta: nominare Cristo, an­nunciare la compassione di Dio equivale a confortare la vita, a rimetterla in piedi.Ed ecco il terzo ministero: ti chiama, ha ascoltato il tuo grido e ora pronuncia il tuo nome. È Lui che può dare lu­ce, dare occhi profondi che vedono, che vedono il cuo­re di Dio e il senso della vita. Con una sola espressione Marco ci offre una delle sin­tesi più belle di cosa sia l'a­zione pastorale, non com­pito di esperti ma missione di ogni discepolo: coraggio, alzati, ti chiama. Ed ecco che si libera tutta una ener­gia compressa, l'energia della vita, tutto sembra im­provvisamente eccessivo, e­sagerato. Bartimeo non par­la, grida; non si toglie il mantello: lo getta; non si al­za in piedi, balza. La fede è moltiplicazione di vita, un eccesso illogico e bello, vita in pienezza.Anche noi, mendicanti di luce, almeno una volta, die­tro ad una parola del Van­gelo, abbiamo lasciato i no­stri angoli bui, la vita sedu­ta, le vecchie strade e forse, quando ci siamo buttati nel volo, si sono aperte strade nel sole, ali che non sapeva­mo di avere
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sabato 24 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Sabato - Lc 13,1-9

Alcuni riferiscono a Gesù due fatti recenti in cui Pilato era intervenuto con la violenza. Era sottinteso per loro che una morte violenta era una punizione per il peccato. Gesù fa capire che tutti siamo peccatori e quindi c'è l'urgenza di convertirci: "…se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".Infatti il male non risiede nella sofferenza né nella morte ma nella persona che abusa della propria libertà. Sono gli uomini i responsabili del peccato e quindi del male nel mondo. Anche le grandi calamità naturali trovano una causa rilevante nel peccato di cui la natura subisce palesemente e misteriosamente le conseguenze.Gesù ci invita a leggere gli avvenimenti della vita ad un livello più profondo, dentro il progetto salvifico di Dio. Così possiamo scoprire la nostra colpevolezza in misura diversa e lasciarci sollecitare a smascherare l'abuso personale di libertà per convertirci fino in fondo. La conversione esige un cambiamento di mentalità e una purificazione del cuore, che porta gradualmente ad una comunione di vita intima con il Signore e con tutti.Il brano conclude con una parabola che fa vedere come Dio è compassionevole, sempre pronto a dare la possibilità di una ripresa. ( Eremo San Biagio)

venerdì 23 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Venerdì - Lc 12,54-59

La presenza del male nel cuore dell'uomo è una cosa terribile, che san Paolo ci descrive e che il Signore ci mostra chiamandoci ipocriti. L'uomo da solo è incapace di fare il bene, anche se lo ama e lo desidera: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo". Da solo, l'uomo tende al male. Molto spesso le buone intenzioni conducono soltanto ad azioni malvage. L'uomo ha il desiderio dell'amore, che è la cosa migliore del mondo, ma in nome dell'amore noi vediamo ogni giorno famiglie distrutte, bambini abbandonati... Il desiderio di giustizia è cosa splendida nel cuore dell'uomo, ma in nome della giustizia quante volte si commettono violenze che conducono ad ingiustizie peggiori di quella a cui si voleva riparare! Anche il desiderio di perfezione è una cosa bella nel cuore dell'uomo, ma se egli pretende di realizzarlo da solo, commette il peccato del fariseo: "Io sono buono, io non sono come..! .". Tutto questo desiderio di bene che riempie il cuore dell'uomo è reso vano dall'orgoglio, dall'ambizione, dall'egoismo; ogni buona azione finisce per nutrire la compiacenza di sé.L'uomo non può da solo compiere il bene che desidera. Abbiamo bisogno di un salvatore, di qualcuno che ci salvi non una volta, ma che sia sempre con noi, che sia sempre presente in noi, per salvarci in ogni nostra azione. Nessuna azione possiamo compiere da soli, perché sarebbe inevitabilmente viziata dal male. Se invece la facciamo con il nostro salvatore, aiutati da lui, con la sua ispirazione, diventa veramente una buona azione, che non ci rende orgogliosi ma ci stabilisce nell'umiltà, perché sappiamo di non poterla attribuire a noi stessi, ma solamente alla sua grazia.Domandiamo a Gesù che ci faccia il grande dono di essere contenti della nostra incapacità a compiere il bene, perché questa consapevolezza ci spinge ad unirci sempre più a lui, nostro salvatore e nostra forza. (Commento: La Chiesa)

giovedì 22 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Giovedì - Lc 12,49-53
Queste sono parole forti che ci sfidano fino in fondo. Gesù è venuto a "gettare fuoco sulla terra". Nella Bibbia il fuoco è un segno della presenza di Dio, come nel roveto ardente di Mosè. Gesù rivela nella sua persona, la presenza di Dio-Amore e rivelandolo, fa accendere sulla terra un fuoco inestinguibile, destinato a rinnovare la faccia della terra.Gesù arde di un intenso amore per l'umanità ed ogni singolo individuo: "…quanto vorrei che fosse già acceso". Però egli dovrà subire un ‘battesimo' che gli sarà causa di profonda angoscia nel giardino di Getsemani e poi nel supplizio della croce.La passione e la risurrezione di Gesù portano al compimento la missione terrena del Figlio dell'uomo. Segue il tempo della Chiesa sotto la guida dello Spirito Santo, il Fuoco interiore che poi, accompagna ogni persona che accetta e vive il vangelo, fino alla fine dei tempi.Gesù è sempre segno di contraddizione: "se in una famiglia ci sono cinque persone, si divideranno fino a mettersi tre contro gli altri due e due contro gli altri tre". Questo si verifica anche oggi perché la libertà umana esige che ognuno abbia la possibilità di decidere per o contro Gesù Cristo. Tale scelta è un'opzione per la vita o per la morte, per la realizzazione o meno della grandezza umana. (Eremo S. Biagio)

mercoledì 21 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Mercoledì- Lc 12,39-48
Noi siamo sempre avidi di gioia e di privilegi, ma il Signore ci mette in guardia affinché non sbagliamo strada. Certo, Gesù ci promette la gioia, e ci dà molta gioia anche in questa vita, dimostrandoci il suo amore; ma il suo è un amore vero e perciò esigente. Nel Vangelo la domanda di Pietro rivela la tentazione, possiamo dire normale, di ogni cuore umano che si sente privilegiato dal Signore e che, proprio per questo, ritiene che a lui sia lecito lasciarsi andare un po'. Infatti, dopo aver ascoltato questa parabola sulla necessità di essere pronti, sempre vigilanti, Pietro domanda al Signore: "Questa parabola la dici per noi o per tutti?". Noi siamo privilegiati, possiamo stare tranquilli è questo, in fondo il senso della sua domanda siamo i tuoi discepoli, ci hai detto che abbiamo autorità sugli altri, il nostro posto è migliore di quello di chiunque! E questo è vero, ma nel senso che il posto di Pietro e degli Apostoli è un posto che esige di più, perché la loro è un'autorità di servizio e non un privilegio da cui far derivare vantaggi personali, a soddisfazione del proprio egoismo.Sempre l'egoismo tenta di infiltrarsi nei nostri pensieri e sempre è necessaria la lotta per respingerlo, sempre dobbiamo, come scrive san Paolo, liberarci dalla schiavitù del peccato per metterci al servizio di Dio, diventare "servi della giustizia". E un servizio libero, ma esigente, dell'esigenza del vero amore.L'evangelista descrive la festa dell'egoismo. Il padrone tarda a venire e il capo dei servi comincia "a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi": è il festino sognato dall'egoista. La festa della carità è tutto il contrario e riempie il cuore di una pura gioia, perché ognuno non pensa a gioire ma a dare gioia agli altri, a darsi da fare in ogni modo per rendere più facile la gioia di tutti. Così chi è posto in autorità adempie la volontà del Signore."A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più". Sono parole che fanno capire il desiderio di Dio: egli ci dà molto per ricevere molto. Questo non vuol certamente dire che Dio cerca il proprio interesse, ma che vuole che portiamo frutto e che il nostro frutto rimanga.Ringraziamo il Signore e siamogli riconoscenti per i suoi doni e chiediamogli che approfondisca in noi il senso del servizio, nella reciproca carità. ( Commento. “La Chiesa”)

martedì 20 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Martedì- Lc 12,35-38
Oggi Gesù ci invita alla vigilanza perché non sappiamo quando verrà il Figlio dell'uomo. Si tratta di una vigilanza non per timore del castigo ma per amore di Colui che ci vuole molto bene, che ci ha amato così tanto da crearci, salvarci e darci un' eredità di vita eterna.In tutto questo capitolo dodici, Gesù ci richiama con forza, ma anche con intenso desiderio e compassione, a seguire lui, Via Vita e Verità, e a comportarci secondo il suo insegnamento. La morte è una misteriosa realtà che ognuno deve accostare con la consapevolezza che Gesù l'ha vinta e quindi anche noi possiamo accedere alla vita eterna. Però bisogna che ognuno faccia la sua parte: sia vigilante.La vigilanza di cui parla Gesù, è un'attenzione centrata su Dio e sulle cose di Dio nella quotidianità. Vivere la vita pienamente da veri cristiani che sono in cammino con Dio e aspettano con gioia il ritorno del Signore Gesù. Beati loro! (Eremo S. Biagio)

lunedì 19 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXIX Settimana del tempo ordinario)

Lunedì -Lc 12,13-21
Gesù è pronto a prendere spunto da ogni situazione per insegnarci qualche verità che va aldilà della realtà presente. In quest' episodio, Gesù tratta la questione del giusto rapporto con ciò che si possiede.Un uomo chiede a Gesù di essere mediatore fra lui e il fratello. Gesù non accetta di fare l'arbitro, per lui è più importante far capire che tutto dipende da Dio, tutto è passeggero, solo Dio è il vero tesoro.La parabola che segue è molto chiara. L'uomo ricco ragiona bene: il raccolto è abbondante e buono, quindi abbisogna di magazzini più grandi. Però sbaglia su due punti: si concentra su se stesso e poi pensa di avere controllo anche del futuro: <>Ma Dio gli risponde: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita". Siamo tutti nelle mani di Dio, di Dio compassione.Gesù non parla contro i ricchi, ma piuttosto richiama colui che accumula beni per se stesso, senza pensare agli altri e neanche a Dio. Alla morte si deve per forza staccarsi da tutto. Eremo S. Biagio

XXIX Settimana del Tempo Ordinario

Lunedì -Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Martedì- Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

Mercoledì- Lc 12,39-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Giovedì - Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Venerdì - Lc 12,54-59
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

Sabato - Lc 13,1-9
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

domenica 18 ottobre 2009

XXIX Domenica del tempo Ordinario - S. Luca Enangelista

S.Luca Evangelista

Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».Mc 10,35-45

Omelia
di
Padre Ermes Ronchi

Vangelo dei paradossi perenni, della più sorprendente auto­definizione di Gesù: «venuto per servire». Tutto nasce dal fatto che Giovanni il teologo, l'aquila, il mistico, il disce­polo amato, chiede di essere al primo posto: la ricerca del primo posto è una passione così forte che penetra e av­volge il cuore di tutti. Pericolosamente: «Non sapete quel­lo che chiedete!». Non avete capito ancora a cosa andate incontro, quali argine rom­pete con questa domanda, che cosa scatenate con que­sta fame di potere.Per il Vangelo, invece, essere alla destra e alla sinistra di Cristo, vuol dire occupare due posti sul G olgota, quel­l'ultimo venerdì; vuol dire es­sere con Gesù lungo tutta la sua vita, quando è voce di Dio e bocca dei poveri, e fa dei piccoli i principi del suo Regno, quando è disarmato amore. Stare a destra e a si­nistra di questa vita vuol di­re bere alla coppa di chi ama per primo, ama in perdita, a­ma senza contare e calcola­re. Con Gesù, tutto ciò che sappiamo dell'amore / è che l'amore è tutto (E.Dickinson). «Sono venuto per essere ser­vo». La più spiazzante di tut­te le definizioni di Dio. Paro­le da vertigine: Dio mio ser­vitore! Dio non tiene il mon­do ai suoi piedi, è inginoc­chiato Lui ai piedi delle sue creature. I grandi della storia erigono troni al proprio ego smisurato, Dio non ha troni, cinge un asciugamano e vor­rebbe fasciare le ferite della terra con bende di luce.Non cercarlo al di sopra dei cieli è disceso e si dirama nel­le vene del mondo, non sopra di te ma in basso, il più vici­no possibile alla tua picco­lezza. Perché essere sopra l'altro è la massima distanza dall'altro. L'Onnipotente può solo ciò che l'amore può: ser­vire ogni respiro, invece di mietere le nostre povere messi seminare ancora ad o­gni stagione. Capovolgimen­to, punto di rottura dei vec­chi pensieri su Dio e sull'uo­mo. Appare un tutt'altro mo­do di essere da cui germina la parola di Gesù: «Tra voi non sia così!». Tra voi cose di cie­lo! Tra voi un altro mondo! Tra voi una storia altra, un al­tro cuore! E farai così, perché così fa Dio.Ma io tremo se penso alla brocca e all'asciugamano. È così duro servire ogni giorno, custodire germogli, vegliare sui primi passi della luce, be­nedire ciò che nasce. Il cuo­re è subito stanco. Non resta che lasciarsi abitare da lui, ir­radiare di vangelo. Se Dio è nostro servitore, servizio è il nome nuovo della storia, il nome segreto della civiltà.

sabato 17 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario) Sant' Ignazio di Antiochia

Sabato - Sant'Ignazio di Antiochia - Lc 12,8-12
La testimonianza è indubbiamente lo strumento privilegiato dell'annuncio. Capita però che la verità vada spesso a cozzare contro la mala condotta dei reprobi e dei falsi. Questi poi sono spesso posti in autorità e sono quindi in grado di far tacere le voci scomode con ogni sorta di violenza. Dinanzi a queste difficoltà - è lo stesso Cristo a predirlo ai suoi - si troveranno gli apostoli e i loro successori. È in queste circostanze che urge maggiormente la forza per resistere alla tentazione del rinnegamento e dell'apostasia. Non saranno sufficienti le migliori forze umane, occorrerà la forza che viene da Dio stesso e che egli solo può dare. Sarà lo Spirito Santo a fortificare i deboli apostoli e dopo di loro la schiera sei seguaci. Con quella santa energia la Chiesa è uscita indenne dalle numerose e violenti persecuzioni che ha subito nel corso dei secoli. Dal sangue dei suoi martiri ha tratto anzi l'alimento migliore per rinvigorirsi ulteriormente e diffondere la sua luce nel mondo. Così è riuscita a rendere testimonianza al suo Sposo e Signore. Al trionfo dei martiri si contrappone la misera sorte dei persecutori e soprattutto di coloro che negano l'essenza stessa di Dio, il suo Amore. Questo peccato viene definito da Gesù, imperdonabile. Sì, perché il perdono sgorga soltanto dall'amore misericordioso e se questo si rinnega in nessun altro modo lo si potrà ottenere. Monaci Benedettini Silvestrini

venerdì 16 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario)

Venerdì – Lc 12,1-7
Gesù parla alle folle che si accalcano per ascoltarlo, ma ha sempre una predilezione per i suoi discepoli che dovranno accogliere, annunciare e testimoniare il suo mandato. Li ammonisce di guardarsi dal prendere ad esempio il comportamento dei farisei, di ripetere la loro ipocrisia. La falsità momentaneamente può anche restare nascosta, trarre in inganno i più semplici e non essere riconosciuta dagli uomini. Ma Gesù ammonisce: «Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti». Il giudizio di Dio riguarderà quindi la nostra interiore sincerità e lealtà e ogni menzogna verrà svelata alla sua luce. Ai suoi occhi dovrà splendere la verità tutta intera per ristabilire la perfezione della giustizia, violata con le menzogne e le ipocrisie. Solo allora scopriremo che le vere vittime non sono coloro che in buona fede hanno subìto raggiri, inganni e violenze ma piuttosto coloro che ne sono stati gli autori. È in questa prospettiva che leggiamo la conclusione del brano evangelico di oggi. Il Signore vuole rassicurare i suoi e tutti coloro che subiranno persecuzioni nel corpo e nello spirito: non mancherà per essi una speciale protezione divina: «Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri».Monaci Benedettini Silvestrini

giovedì 15 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario) Santa Teresa di Gesù ( d'Avila)

Giovedì - Santa Teresa d'Avila – Lc 11,47-54
I «guai» del Vangelo si contrappongono alle beatitudini. Sono l'inizio di severe condanne che Gesù proclama contro i falsi e gli ipocriti del suo tempo e di ogni tempo. L'ipocrisia ha svariate sfaccettature e spesso è subdola, si maschera di zelo e si ammanta di religiosità. Il Signore vede e denuncia tali comportamenti. È segno di falsità costruire belle tombe per i profeti, che hanno perseguitato e ancora rifiutato. Si stanno comportando allo stesso modo nei confronti del Cristo; anche per lui, giorno dopo giorno, stanno costruendo una tomba dopo aver tramato tante volte contro di Lui e dopo un'assurda e riprovevole condanna. È davvero triste la sorte del popolo prediletto: Dio lo ha scelto, si è posto personalmente alla sua guida, ha mandato i suoi messaggeri di verità, ha infine inviato lo stesso suo Figlio, ma ancora lo ha trovato pronto al rifiuto, alla persecuzione alla condanna. Di tutto però bisogna alla fine rendere conto a Dio. È grave per l'essere umano rifiutare il suo amore, non accogliere i suoi inviati, tradire la sua verità. I falsi profeti di ogni tempo hanno una colpa più grave perché usano la maschera per camuffarsi come inviati di Dio. Pretendono di essere i depositari e gli interpreti unici della verità, mentre invece essi non sono in grado di scoprirla e impediscono agli altri di entrarvi nella vera luce. Lo stesso Cristo ci mette in guardia da loro: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete». Monaci Benedettini Silvestrini

mercoledì 14 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario)

Mercoledì – Lc 11,42-46
Gesù ritorna ancora sugli adempimenti esteriori che vengono visti come esaustivi della nostra fede e come espressione unica della nostra adesione a Dio. Essere ligi alle leggi decretate dagli uomini è certamente espressione di giustizia, ma non possiamo limitare a tali adempimenti il nostro rapporto con il Signore. La giustizia e l'amore di Dio debbono avere il primato assoluto nella nostra vita perché hanno una dimensione e una profondità diversa; non si fermano alle apparenze, ma ci coinvolgono nella sincerità della vita. È ancor peggio poi trarre un futile vanto da un'appartenenza solo esteriore traendo in inganno il nostro prossimo. Non sono certo i titoli e le onorificenze che veramente ci qualificano agli occhi di Dio. Potremmo anche occupare i primi posti, strappare una certa stima dalla gente, che intimorita, ci saluta e ci onora, ma poi l'ipocrisia emerge e la menzogna, prima o dopo, riemerge e allora gli stessi che prima ci tributavano saluti e onori, ci «passano sopra», ci calpestano e ci allontanano. La predica senza la pratica è una menzogna conclamata, che genera scandalo e rende non credibile quanto proclamiamo solo con la voce. Sono ancora numerosi coloro che in nome di Dio tuonano sentenze e condanne dai pulpiti delle nostre chiese, mentre essi stessi si auto assolvono da ogni iniquità. È così che anche noi carichiamo di pesi insopportabili gli altri mentre noi ci dispensiamo dal toccarli. La «decina» da dare a Dio deve essere sempre adorna di sincerità e turgida di amore. Monaci Benedettini Silvestrini

martedì 13 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario)

Martedì – Lc 11,37-41
"Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona". La mancanza di fede induce a cercare segni e prodigi straordinari. Vorrebbe un Dio che dà spettacolo di potenza e di onnipotenza secondo i criteri umani. Egli nella rivelazione ci ha fatto conoscere tutto quanto ci occorre per essere illuminati dalla verità e ben alimentati nella fede. Inoltre le folle che si accalcavano intorno Gesù avevano il privilegio di appartenere al popolo eletto, al primo depositario della parola rivelata. La storia di quel popolo, purtroppo è però cosparsa di tradimenti e di infedeltà. Anche l'ultima e la più grande ed evidente manifestazione, Gesù, Verbo incarnato, il segno per eccellenza della manifestazione del Padre, viene accolto con la contestazione, la diffidenza, l'aperta avversione. Neanche il segno di Giona, sarà sufficiente ad indurre alla conversione e alla fede. Gesù dirà: "Ecco ben più di Giona c'è qui!". Dobbiamo implorarlo ed alimentarlo continuamente il dono della fede. L'arroganza conduce alla malvagità: c'è una ricorrente tentazione per l'uomo, quella di pretendere di scrutare e giudicare i pensieri di Dio. Egli già ci ha ammonito solennemente: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri". Quindi non sono i segni su nostra richiesta che possono convincerci dell'esistenza di Dio e delle sue spontanee teofanie, ma l'umile accoglienza della parola di Dio e del Vangelo di Gesù Cristo è la fonte sufficiente da cui possiamo e dobbiamo attingere tutte le verità che ci occorrono per la nostra salvezza. Monaci Benedettini Silvestrini

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVIII Settimana del tempo ordinario)

Lunedì - Lc 11,29-32
Non tutti i farisei erano nemici del Signore, alcuni di loro non potevano fare ameno di nutrire per il Maestro una segreta simpatia. Ricordiamo Nicodemo che di notte si recava da Gesù per ascoltarlo. Uno di loro invita Gesù a mensa. Occhi scrutatori si puntano su Lui per osservarlo e giudicarlo e subito rilevano una irregolarità a cui loro tanto tenevano: il Maestro non ha fatto le abluzioni rituali prima di prendere cibo. Gesù, che scruta i cuori e legge i loro pensieri, prende lo spunto per impartire una bella lezione sulla vera purezza, che non riguarda mani, coppe o stoviglie, ma primariamente il cuore e la mente. Egli dice che ci potrebbe capitare di veder tutto brillare all'esterno, perfino la nostra persona, ma poi avere la putredine nel cuore, essere incapaci di amare e di donare il bene sapientemente coltivato nel nostro spirito. Tante volte Gesù ha condannato duramente l'ipocrisia, ha richiamato alla vera autenticità delle espressioni religiose che sgorgano da un cuore puro e sincero. Corriamo tutti il rischio di accontentarci delle espressioni esteriori riducendo la nostra religiosità a fatue manifestazioni teatrali ed ipocrite. San Paolo a sua volta ci ricorda che le ragioni umane, la buona intelligenza, l'osservazione delle bellezze del creato, se non viste con l'occhio della fede, che a Dio ci conduce, non sono sufficienti per alimentare la nostra comunione con Dio. Il salmista ci ripete che soltanto con la Luce di Dio possiamo giungere alla Luce, soltanto con l'effusione dello Spirito il nostro cuore potrà ottenere quella purificazione vera che ci consente poi di sentire Dio in noi. Monaci Benedettini Silvestrini

XXVIII Settimana del Tempo Ordinario

Lunedì - Lc 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Martedì – Lc 11,37-41
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Mercoledì – Lc 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

Giovedì - Santa Teresa d'Avila – Lc 11,47-54
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Venerdì – Lc 12,1-7
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

Sabato - Sant'Ignazio di Antiochia - Lc 12,8-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire
».

domenica 11 ottobre 2009

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».Mc 10,17-30

Omelia a cura
dell'Eremo San Biagio

Un’espressione estremamente dura, e non solo agli orecchi dei discepoli che reagiscono manifestando chiaramente la loro perplessità. Se presa sul serio, non può lasciare indifferenti neppure noi, uomini del ventunesimo secolo, che abbiamo fatto del benessere una norma imprescindibile.Nessuno nega che a tutti si debba riconoscere il diritto ad una vita dignitosa. Ma sta di fatto che spesso non è il necessario e neppure soltanto l’utile che si cerca di perseguire, ma il superfluo anche se a pagarne le spese sono poi i meno abbienti, i poveri sulla cui fame si specula, magari senza rifletterci, seguendo l’andazzo comune.Ma come cristiani non possiamo concederci il lusso di vivere come “lo struzzo” che nasconde il capo per non vedere. Questa parola ci interpella in prima persona, obbligandoci a rivedere le nostre “ricchezze” e il rischio che esse diventino un ostacolo serio per il nostro incontro con Dio.Tutti ne abbiamo. Magari non di ordine economico. E tutti corriamo il rischio di lasciarci da esse irretire così da perdere di vista l’essenziale, cioè quella relazione di amore con Dio che comporta l’apertura a lui e al fratello.

sabato 10 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario)

Sabato - Lc 11,27-28
Bello questo elogio reso alla madre di Gesù! Completato da quello che vi aggiunge Gesù stesso, offre di lei il più perfetto profilo. Sì, Maria è tutta in questo suo accogliere la Parola fino a farla germinare in lei.Madre e al tempo stesso discepola del Verbo. Terreno verginale, totalmente esposto al soffio dello Spirito, in cui la Parola può prendere carne: ed è l’incarnazione del Figlio di Dio, ma è anche il fruttificare del seme al cento per uno.Due realtà che si richiamano e si intersecano a vicenda. È di questo ascolto, che si traduce in adesione piena al volere del Padre e quindi in coinvolgimento nel suo disegno di salvezza, che Dio aveva, anzi ha bisogno per raggiungerci nell’abisso in cui eravamo miseramente caduti.Sì, Dio ne aveva e ne ha bisogno: “nella pienezza dei tempi” perché il Figlio potesse “nascere da donna” – come dice S.Paolo – e così portare a compimento la missione affidatagli dal Padre; oggi, perché ogni uomo possa appropriarsi dei frutti della sua opera redentiva e crescere fino a raggiungere, in unione con i fratelli, la “perfetta statura di Cristo”.In fondo si tratta sempre di rendere possibile il mistero dell’incarnazione: Cristo in mezzo a noi, fratello tra i fratelli, nella sua venuta storica; Cristo in noi, punto focale di comunione e di unità, nella sua costante presenza mistica.E al cuore di questo mistero c’è lei: la Madre. Beata, perché – come proclama Elisabetta – “ha creduto”, si è fidata e si è affidata alla Parola. Beata, perché ha accolto e continua ad accogliere nel suo grembo il Figlio che vuole farsi carne in mezzo a noi e in noi. Beata, perché con tenerezza materna si prende cura di ogni figlio che gli è stato consegnato ai piedi della croce.Ma beati anche quanti sanno lasciarsi da lei condurre a Gesù. Eremo San Biagio

venerdì 9 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario)

Venerdì - Lc 11,15-26
Gesù è l’unico salvatore del mondo; lo ha dimostrato durante la sua vita terrena mettendosi al servizio dell’uomo con la potenza del suo amore e accettando l’umiliazione della morte per la sua salvezza. Liberarci dal male, da ogni forma di male è la sua missione. Per questo compie miracoli e segni a favore dei malati nel corpo e nello spirito. Scaccia da loro i demoni perché non vuole che i suoi fratelli siano invasi dal maligno. Ci conferma così non solo del male che noi deliberatamente possiamo compiere, ma anche del male che viene dalle seduzioni diaboliche, dalle tentazioni che il maligno trama contro di noi per cercare di vanificare l’opera redentrice del Cristo. Prima di satana sono però i suoi avversari che cercano di rovesciare il significato dei segni che egli pone a favore dell’uomo per suscitare una fede autentica sulla sua persona e sul significato e sulle finalità della sua missione. Gesù evidenzia la stridente contraddizione in cui incappano i suoi nemici e dichiara che egli scaccia i demoni con il dito di Dio, su mandato di Dio. La conseguenza che deriva da tale azione salvifica è che il Regno mette le sue radici nel mondo e nel cuore degli uomini, il male è sconfitto, scacciato, strappato dal cuore dell’uomo e la redenzione è già in atto.

giovedì 8 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario)

Giovedì - Lc 11,5-13
Ecco un Vangelo confortante e illuminante. Gli Ebrei andavano dicendo: "E inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti". La risposta, più che nell'Antico Testamento, la troviamo nel Nuovo. I musulmani danno a Dio novantanove bellissimi nomi, ma tra questi non c'è l'appellativo "padre". Essi insistono sulla trascendenza di Dio e la loro è soltanto preghiera di sottomissione; noi invece crediamo alla rivelazione della sua paternità e la nostra preghiera è sì di sottomissione alla sua volontà, ma anche di fiducia filiale.Gesù nel Vangelo di oggi porta l'esempio di un padre che dà al figlio da mangiare, e gli dà cose buone. Dobbiamo andare al nostro Padre celeste con la semplicità e l'insistenza dei bambini e otterremo tutto da Lui. L'ultima frase sorprende, perché Gesù in modo inaspettato conclude parlando dello Spirito Santo, dono di Dio, condizione di ogni richiesta: "... quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".Così la nostra preghiera viene orientata verso i beni ultimi. Con lo Spirito Santo abbiamo tutto: la gioia vissuta nell'azione di grazie, la pace, un atteggiamento particolare di serenità anche nella sofferenza... Sono tutti frutti dello Spirito Santo, che danno una felicità intima, profonda.Ci rivolgiamo allora a Gesù perché ci ottenga dal Padre il dono dello Spirito Santo e lo ringraziamo per averci aperto un orizzonte sempre luminoso, per averci dato la possibilità di andare a Dio come a un Padre che ci ama e vuol donarci tutto.( Commento ed. La Chiesa)

mercoledì 7 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario) Beata Maria Vergine del Rosario

Mercoledì - Beata Maria Vergine del Rosario - Lc 11,1-4
Ieri il Vangelo, esaltando l'atteggiamento di Maria, sorella di Marta, ci ha ben ricordato la saggezza del saper stare con Dio. Oggi lo stesso Vangelo ci insegna come dobbiamo pregare. Un giorno, narra Luca, Gesù si trovava in un luogo a pregare, e quand'ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare". Abbiamo in questo modo la preghiera del Signore, giunta a noi in duplice forma: l'una, più breve, tramandata da Luca, l'altra, più lunga, tramandata da Matteo e fatta propria dalla Chiesa. "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno e dacci oggi il nostro pane quotidiano". E' una preghiera che si rivolge a un Dio, che in primo luogo lo incontriamo come Padre. Questa è la Parola che ci genera nella nostra verità di figli. Gesù è venuto a insegnarcela. Accogliamola con l'atteggiamento di Maria, seduta ai suoi piedi. Dopo di averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio: in essa desideriamo quanto ci occorre per vivere. E' quanto lui stesso ci dona nell'Eucaristia, in cui offre se stesso come nostro cibo. Questa preghiera è un dialogo diretto tra un tu, che è il Padre e un tu, noi, che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli. Ciò che chiediamo nel "Padre nostro" è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio: la santificazione del Nome, l'avvento del Regno, il dono del Pane, del perdono e della filiale fiducia. Chiedendo, apriamo la mano per ricevere. La preghiera del Signore è la sintesi di ogni preghiera. La rivolgiamo al Padre sempre in comunione con tutti e per tutti. "Quando pregate, dite". La preghiera cristiana è dire, in obbedienza a Gesù, ciò che lui ci insegna. Invochiamo il dono di conoscere e accettare la paternità e la conseguente fraternità. Chiedendo quei doni che il padre vuole fare a tutti nel Figlio. Monaci Benedettini Silvestrini

lunedì 5 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario)

Martedì - Lc 10,38-42
Marta e Maria, le due sorelle, in modi diversi, ma sicuramente con amore, accolgono Gesù nella loro casa. Marta è tutta intenta a prestare i servizi per rendere onore all’ospite divino. Maria siede ai suoi piedi affascinata dall’ascolto della sua Parola. Atteggiamenti diversi, che mirano però all’unico intento di prestare la migliore accoglienza al Signore. Il lamento di Marta, che si sente sola a servire il Signore è l’eco della storia di tanti filantropi e operatori di bene che stentano a capire che nella casa del Padre ci sono malte mansioni e diversi sono i doni e i carismi che ci vengono dati per operare nella sua messe. Non tutti, ancora oggi sono in grado di valutare il ruolo di tante anime, che, come Maria, sono ai piedi di Gesù, in una continua preghiera: ancora è frequente il lamento di molti affaccendati del mondo, che in modo più o meno palese, si lamentano e contestano i consacrati e le consacrate, che nel silenzio dei loro monasteri o conventi, spendono tutta la loro vita, intenti in modo esclusivo, alla contemplazione e alla preghiera. Gesù ancora una volta direbbe che costoro si sono scelto “la parte migliore”, affermando concretamente il primato della preghiera. Molti motori dello spirito si muovono di fatto per quella divina energia che sgorga, per la preghiera di tante Marie, dal cuore stesso di Dio ed è la forza più potente ed efficace che smuove il mondo nella giusta direzione. Monaci Benedettini Silvestrini.

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVII Settimana del tempo ordinario) Santi Angeli Custodi

Lunedì - Lc 10,25-37
Un dottore della legge vuol mettere alla prova Gesù; così gli pone una domanda che può essere una domanda fondamentale anche per noi: cosa fare per ottenere la vita eterna? Dopo è Gesù che vuol mettere alla prova lo stesso dottore della legge sulla sua conoscenza della Legge di Dio. Il confronto continua poi su come interpretare la stessa Legge che Dio aveva dato a Mosè per il suo popolo. Con la parabola del buon samaritano, di nuovo Gesù ribalta il pensiero del dottore quando questi gli chiede chi sia il suo prossimo. Gesù chiede di farsi prossimi a chi chiede o semplicemente ha bisogno dell'aiuto. Il prossimo non è una categoria astratta ma richiede movimento; il movimento del cuore che ci spinge ad avvicinarsi senza pregiudizi a qualsiasi persona abbia bisogno di aiuto. Gesù invita a vedere in tutti i bisognosi il "prossimo" da aiutare, al di fuori da ogni schema e pregiudizio. Con questa parabola Gesù evidenzia il nucleo centrale della fede e della vita cristiana. Senza l'amore verso il prossimo e senza il prodigarsi per esso non possiamo dirci dei veri cristiani. Il sacerdote e il levita della parabola, per motivazioni diverse, avevano trovato, in cuor loro, scuse "attendibili" per non aiutare quell'uomo incappato nei briganti. Solo il samaritano, uno considerato addirittura un nemico, aveva pensato che tutti gli affari che lo attendevano potevano ritardare per prestare il soccorso al povero malcapitato. Possiamo capire bene qual è l'insegnamento di Gesù. L'amore per il prossimo è quello che ci dovrebbe identificare come cristiani. Il tempo usato per la carità, quella vera e sincera non è mai sprecato o rubato per altre occupazioni, è tempo donato a Dio. Carità vere e sincera significa che deve essere praticato oltre ogni pregiudizio e convenzione; a volte quanto è difficile per noi questo! Vorrei però sottolineare dalla richiesta iniziale del dottore della legge: il conseguimento della vita eterna. In ogni nostra azione dovremo sempre tenere a mente che è tutto predisposto per la nostra salvezza. I gesti di amore e carità aiutano e sollevano il prossimo; la nostra fede però ci suggerisce che il primo beneficiario della carità è chi la pratica. Gesù non guarda solo ad opere di giustizia sociale, opportune per tante parti del mondo; Egli guarda più in profondità e la carità praticata nel nome di Cristo ha un valore aggiunto che il pegno per la vita eterna. (Monaci Benedettini Silvestrini)

XXVII Settimana del tempo Ordinario

Lunedì - Lc 10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Martedì - Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Mercoledì - Beata Maria Vergine del Rosario - Lc 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:Padre,sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno;dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,e perdona a noi i nostri peccati,anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,e non abbandonarci alla tentazione».

Giovedì - Lc 11,5-13
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Venerdì - Lc 11,15-26
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

Sabato - Lc 11,27-28In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio

domenica 4 ottobre 2009

XXVII Domenica del tempo Ordinario - S. Francesco

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.Mc 10,2-16

Omelia a cura
dell'Eremo S. Biagio

“All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due ma una carne sola. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito”Gesù ricorda che sin dalle origini del mondo Dio non lasciò l’uomo in balia della solitudine ma creò accanto a lui la donna. E i due, dentro la sacralità del matrimonio, sono chiamati ad essere “una carne sola”. Che significa uniti talmente da essere in tutto complementari.Nella reciprocità di un vivere insieme, dentro l’unione più intima, il matrimonio trova nel sesso un mezzo così alto e delicato di comunicazione che, esercitato in presenza-amore di Dio e secondo la sua legge, è generatore di vita. Soprattutto oggi il matrimonio, visto come un consegnarsi reciproco degli sposi, non è una sfida facile! Dentro una cultura in cui detta legge la piacevolezza degli impulsi che danno immediatamente soddisfazione nella sfera del privato, la tentazione è quella di lasciar cadere anche l’impegno della fedeltà matrimoniale quando sorgono difficoltà, malintesi, errori o fantomatici sogni ora di lui ora di lei o di entrambi.Eppure la parola di Gesù è forte: l’uomo non divida ciò che Dio ha unito. L’anello che gli sposi si sono scambiati all’altare non è un prezioso gioiello, ma il segno forte di una fedeltà d’amore “forte come la morte”, perché voluta da Dio. E infatti, se è vissuto nella serena certezza che è il Signore a sorreggere, questo amore fedele va oltre la morte, oltre questa vita breve, si eterna in Dio che come ‘regge il sole e l’altre stelle’ così regge i cuori che si amano in Lui. Per sempre!Che io sia sposato o viva la realtà del celibato per il Signore, è bene per me sostare in meditazione di questo sacramento che è grande, come dice S.Paolo. Invera, infatti, fin dentro la carne, quella chiamata alla comunicazione-comunione che, spogliandoci dalle spinte dell’egoismo ci prepara a quel domani di luce che è il Giorno Eterno, l’unione con Dio gioia e amore infinito di ogni uomo e ogni donna.Il Tuo amore, mio Dio, è forte come la morte! Grazie!

sabato 3 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVI Settimana del tempo ordinario)

Sabato – Mc 10,2-16
Gesù affidando la sua missione agli apostoli e ai loro successori li dota di poteri speciali, garantisce loro la sua assistenza e la sua presenza perenne, scaccia da loro ogni paura, li rende pronti ad ogni evenienza, anche all’insuccesso e alle persecuzioni. Li manda come agnelli in mezzo ai lupi, ma profetizza per loro una vittoria finale certa: “non prevarranno”. Comprendiamo in questo contesto la gioia, quasi esplosiva dei discepoli che, al ritorno da una missione, hanno potuto costatare, quasi toccare con mano, la verità delle promesse di Cristo. Essi hanno sperimentato che la potenza del Signore si è trasferita in ciascuno di loro: “anche i demoni si sottomettono nel tuo nome”. Gesù condivide la loro gioia, esulta nello Spirito Santo, rende grazie al Padre per aver rivelato ai “piccoli” i misteri del suo Regno e ribadisce le sue promesse esplicitandole ulteriormente. Oggi ben comprendiamo cosa significhi nella realtà storica “camminare sopra i serpenti e i scorpioni e sopra ogni potenza del nemico”; quel “sopra” ci indica l’oggetto della nostra fede e la dimensione umana ed escatologica della missione che Cristo ha affidato a tutti noi credenti. Ci ricorda anche che i criteri di giudizio per valutare l’efficacia del nostro operare per Lui sono anch’essi al disopra dei raziocini umani. Egli ha voluto però donarci di una speciale promessa, insita nella natura stessa della missione e del mandato e che sarà il motivo più profondo della nostra gioia: “rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cielo”. Monaci Benedettini Silvestrini

venerdì 2 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVI Settimana del tempo ordinario) Santi Angeli Custodi

Venerdì - Mt 18,1-5.10 - Santi Angeli Custodi
La liturgia ci ha fatto incontrare, pochi giorni fa gli Arcangeli; oggi ci rende consapevoli di un’altra verità. È antica tradizione quella che afferma il nostro essere protetti da un Angelo custode. A ciascuno il suo Angelo!Il nome Angelo non designa la natura di questi esseri del tutto spirituali ma la loro funzione che è quella di aiutarci a lasciarci salvare. Solo Dio, attraverso il mistero della morte e resurrezione di Gesù, solamente Dio può salvare l’uomo! Sì, ogni uomo, anche il più delinquente. Purché, nell’esercizio della sua volontà libera, egli si lasci salvare.Ma quanto groviglio di passioni, quanta aberrazione nella vita di chi vive un orizzontalismo tale da soffocare, in cero senso, la parte sua più nobile: lo spirito. Ecco, gli Angeli (e in particolare gli Angeli custodi) hanno il compito di aiutarci a spiritualizzare la vita. Il che non significa vivere di spiritualismi che deformano e tradiscono la realtà. Anzi, la stessa mia sacrosanta dimensione corporea è dal mio Angelo protetta e aiutata a espandersi e a esprimersi secondo il disegno di Dio.Quel mondo che è invisibile (per ora ai nostri occhi mortali) è colmo, grazie a Dio, di questi esseri che agiscono anche se, solitamente, noi non ne avvertiamo il “come”.Oggi, nel mio rientro al cuore, amo riposare la mente e il cuore in questa consolantissima realtà: Dio ha affidato anche agli Angeli la mia vita perché io non precipiti fuori dal suo Amore, anzi me ne lasci inondare, pacificare, vivificare, perché è salvezza. (Eremo S. Biagio)

giovedì 1 ottobre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXVI Settimana del tempo ordinario) S. Teresa di Gesù Bambino

Giovedì - Lc 10,1-12 - Santa Teresa di Gesù Bambino
Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant'anni modello di tutta la Chiesa. Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, lei, la cui breve vita si svolse tutta fra Alenon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento. Quanto spesso Gesù dimostra che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, né le sue vie le nostre vie I nostri pensieri vengono dall'orgoglio, quelli di Dio dall'umiltà; le nostre vie sono tutte uno sforzo per essere grandi, quelle di Dio si percorrono solo diventando piccoli. Come sulle strade per andare a Nord bisogna prendere la direzione opposta al Sud, così per camminare sulle vie di Dio dobbiamo prendere la direzione opposta a quella verso cui il nostro orgoglio ci spinge. Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte... il Signore le fece capire che c'è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l'abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre". ~ bellissimo salmo 130 può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa. Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo; Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell'amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio. È un atteggiamento spirituale che è anch'esso dono di Dio ed è tutt'altro che passività. Teresa fece di sé un'offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l'energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente n! elle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto. Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell'umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace.(Commento”La Chiesa”)