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La Vera Vite

Spirito Santo

Spirito Santo
vieni...

Corpus Domini

Corpus Domini

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

sabato 28 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

SABATO DOPO LE CENERI
<<“Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”...“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi”>>. Levi, un pubblicano, riconosciuto peccatore, stupisce tutti i presenti per la capacità di ascolto della Parola di Gesù, egli ha "sentito" attentamente la predicazione del Maestro ha aperto il suo cuore che ne rimane profondamente "toccato" al punto di rispondere prontamente all'invito: "seguimi", lasciando tutto alle sue spalle e disponendosi prontamente a chiudere con il suo passato ed a cambiare totalmente la propra vita. Mi hai chiamato? "Eccomi Signore". Un distacco convinto, per niente sofferto, una scelta concreta e consapevole, vissuta nel clima festoso di un banchetto a cui partecipano in tanti, anche scribi e farisei, che continuano a meravigliarsi di questa apertura di Gesù nei confronti di uomini, che a parere loro non dovrebbero essere tenuti in considerazione. "Scandalizzati" Gli chiedono spiegazioni e naturalmente il Maestro risponde in maniera esplicita che il Suo Mandato è proprio quello di portare tutti gli uomini a Dio, affinchè sentano e gustino l'immensità del Suo Grande Amore, un Amore per tutti, nessuno escluso. Bisogna, dunque, portare i peccatori alla "Conversione", come i medici curano gli ammalati e non i sani. Il Figlio di Dio è venuto per portare a sè le anime che vivono senza la consapevolezza di possedere un grande tesoro, questo Amore così grande da vivere per sè, ma soprattutto facendosene transito per coloro che presi dalle cose materiali, non sanno o sanno e non scelgono la via del bene e continuano a percorrere quella del male.

venerdì 27 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

VENERDÌ' DOPO LE CENERI
(Commento tratto da "Redazione LaChiesa.it)

Quando Gesù si dona a noi nella preghiera, non è il momento di digiunare. Bisogna ricevere appieno il suo amore, lasciargli una libertà completa, sapendo che il regno di Dio può realizzarsi molto bene in noi in quel momento. Non ci lasceremo mai colmare troppo da una gioia che viene direttamente dalla presenza di Gesù. Perché colui che entra nell’intimità del cuore di Gesù conosce sofferenze interiori molto profonde: sofferenze per il suo peccato e per il peccato del mondo, prove, assilli, tentazioni e dolorosissimi digiuni spirituali nel momento in cui Gesù si nasconde, e non fa più percepire la propria presenza... La Chiesa sa che le nostre forze sono limitate, e che noi dobbiamo essere disponibili alle sofferenze più intime, più profonde, che vengono direttamente da Gesù. È questo il motivo per cui essa ha ridotto i digiuni che un tempo erano d’obbligo. Essa ne! dispensa i vecchi, i malati: se il digiuno impedisce loro di pregare, se essi hanno appena la forza per restare vicino a Dio, che restino con lo Sposo: è questo l’importante!

giovedì 26 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

GIOVEDI' DELLE CENERI'
Con la celebrazione delle imposizioni delle Ceneri, il rito che, il "Mercoledì delle Ceneri", ci ricorda la nostra dimensione umana: "Polvere sei e polvere ritornerai",... "Convertitevi e credete al Vangelo", ha inizio per tutti noi Cristiani la Quaresima, il periodo di preparazione alla S. Pasqua. Stiamo percorrendo uno dei momenti più forti che la Liturgia ci presenta, l'altro ricordiamo è l'Avvento, che precede Il S.Natale.“Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno”. Il Vangelo di oggi, coerentemente al momento che il Cristiano sta vivendo, ci presenta Gesù che annuncia la Sua, condanna a Morte, la Sua Passione, la grande sofferenza a cui sarà sottoposto dai sommi Sacerdoti e dagli Scribi e contemporaneamente lo straordinario evento della Sua Resurrezione. Poche parole, che sintetizzano tutti gli eventi, che vivremo giorno dopo giorno in questi quaranta giorni di preparazione alla S. Pasqua. Dovremo lavorare intensamente se vogliamo ottenere quei risultati che Dio Padre attende da ciascuno di noi. Nel segreto del nostro cuore, là dove ha libero accesso solo ed unicamente Gesù, alla fine di questo percorso dovremmo evidenziare dei miglioramenti, anche piccoli. Dio sa quello che realmente siamo capaci di fare, ma non possiamo presentarci a mani vuote e nel peggiore dei casi anche "bucate" , "lacerate".... Il Cristiano non può fare finta di niente e presentarsi a Pasqua con un mega-uovo di cioccolatto...e spargere a destra ed a sinistra auguri, stringendo mani, in un clima di baci ed abbracci con gli amici ed i conoscenti di sempre. Purtroppo l'uomo del terzo millennio è arrivato alle alte vette del progresso "civile", operando assiduamente nell'incredulità, senza sapere, in certi casi, che cosa è successo nei quaranta giorni passati, che cosa si festeggia realmente, che cosa significano le parole: Quaresima", "Pasqua". Sembrerebbe impossibile ma purtroppo c'è chi non lo sa e forse non lo saprà mai (cfr: interviste tg di ieri sera ad alcuni cittadini). “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". La nostra salvezza non la troveremo nell'uovo di cioccolatto ma la dobbiamo costruire giorno dopo giorno per 365 su 365 giorni dell'anno, lavorando su noi stessi per imparare alla scuola della Preghiera, della penitenza, della Carità, ad Amare, lavorando giorno per giorno intensamente per spostare l'attenzione dalle "cose vane" a quelle "concrete" quelle che ci assicureranno la Vera Gioia, cadendo e rialzandoci come Gesù cadde e si rialzò per continuare il Suo Calvario, non salutò tutti e se ne andò. Ecco che la Quaresima è come un corso di aggiornamento sui nostri principi cristiani, per spolverarre il nostro cuore e renderLo disponibile all'Amore Vero, l'unico, ed è quello che cì viene da Dio. Andiamo dunque esercitiamo il nostro zelo e frequentiamo il corso con intensità, l'uovo di cioccolato lo gusteremo pienamente!

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

MERCOLEDì DELLE CENERI (25 febbraio) /
Dio al centro della mia vita
Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini
Incomincia oggi il cammino di Quaresima. Un tempo favorevole, propizio che dura quaranta giorni. La sua meta è la Pasqua: un memoriale che rinnova la grazia della passione e della morte del Signore. E’ un tempo di penitenza, che vuole dire conversione e combattimento contro lo spirito del male. E’ anche un tempo che invita a ritornare al Signore con tutto il cuore, con digiuni e preghiere. Ecco, il tempo della salvezza, ovvero della riconciliazione con Dio, è giunto. Il Vangelo odierno ci indica quale deve essere il nostro atteggiamento e insiste sulla rettitudine interiore, dandoci anche il mezzo per crescere in questa purificazione di intenzioni: l’intimità con il Padre. Il Vangelo è davvero bellissimo e dovremmo leggerlo spesso perché ci dice anche qual’era l’orientamento stesso del Signore Gesù, che “non faceva niente per essere ammirato dagli uomini ma viveva nell’intimità del Padre suo. L’evangelista Matteo ci presenta tre esempi: dell’elemosina, della preghiera, del digiuno e mette in evidenzia in tutti e tre una tentazione comune, direi normale. Quando facciamo qualcosa di bene, subito nasce in noi il desiderio di essere stimati per questa buona azione, di essere ammirati: di avere cioè la ricompensa, una ricompensa falsa però perché è la gloria umana, la nostra soddisfazione, il nostro piacere. E questo ci rinchiude in noi stessi, mentre contemporaneamente ci porta fuori di noi, perché viviamo proiettati verso quello che gli altri pensano di noi, lodano ammìrano in noi. Il Signore ci chiede di fare il bene perché è Bene e perché Dio è Dio e ci dà anche il modo per vivere così: vivere in rapporto col Padre. Per fare il bene noi abbiamo bisogno di vivere nell’amore di qualcuno. Se viviamo nell’amore del Padre, nel segreto, con il Padre, il bene lo faremo in modo perfetto. Il nostro atteggiamento in questa Quaresima sia dunque di vivere nel segreto, dove solo il Padre ci vede, ci ama, ci aspetta. Certo, le cose esteriori sono importanti ma dobbiamo sempre sceglierle e vivere alla presenza di Dio. Se possiamo fare poco, facciamo nella preghiera, nella mortificazione, nella carità fraterna quel poco che possiamo fare, umilmente, sinceramente davanti a Dio; così saremo degni della ricompensa che il Signore Gesù ci ha promesso da parte del Padre suo e Padre nostro.

martedì 24 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

MARTEDÌ' / “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. L'annuncio di Gesù sconvolge i discepoli. che non comprendono che cosa vuole dire il Maestro e non trovano il coraggio di domandare spiegazioni. E' Gesù che, che rompe il silenzio e chiede l'argomento della loro conversazione durante il cammino. I discepoli si interrogavano su chi, tra di loro , era il primo. La risposta è il silenzio! Un silenzio interrotto da Gesù, che invitandoli a sedere, mette ordine nei loro pensieri con una risposta certamente fuori dagli "schemi umani". Il primo non sarà il più forte, il migliore, il più capace....il primo sarà l'ultimo, colui che saprà farsi più piccolo, saprà ridimensionarsi a tal punto di sapere essere il servitore di tutti. “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Ed ancora, preso, un bambino tra le braccia dice: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. Una risposta sconvolgente! I discepoli ricevano due annunci importanti e fondamentali: L'annuncio della Resurrezione e l'incoraggiamento ad affrontare tutte le oscurità della vita nella piena fiducia, che con assoluta certezza verrà la luce, neanche la morte deve scoraggiare perché ad essa seguirà la grande gioia della Resurrezione, così come sta per accadere al Figlio di Dio. Un invito a vivere serenamente senza superbia, arroganza,....ma al contrario sapere essere umili, sapere essere piccoli per potere entrare nel cuore di tutti per servire tutti e non per essere serviti. Sconvolgente, ma pienamente inserito nel Programma "AMORE VERO", il progetto di vita presentato da Gesù! un Progetto che segue la logica dell'Amore, l'Amore che ci renderà forti internamente, perché è l'Amore che viene da Dio, che tutti abbiamo in dotazione sin dalla nascita e che dobbiamo sapere esternare superando gli ostacoli provenienti dalla nostra natura umana.

lunedì 23 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana)

LUNEDÌ'
"Tutto è possibile per chi crede”. “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”. Gesù pronuncia e motiva ancora una volta con forza, perché essenziali per il Cristiano, due delle parole chiavi molto ricorrenti: "Fede e Preghiera" I suoi discepoli provano a scacciare lo spirito che sin dalla nascita affligge la vita di un ragazzo, portato lì dal Padre, tanto afflitto, stanco, disperato...che con sincerità riferisce di avere tentato persino di ucciderlo, buttandolo nel fuoco e nell'acqua, ma ovviamente non avrà avuto il coraggio di portare a termine il suo tentativo omicida. Venuto a conoscenza dei miracoli già operati da Gesù e dai Suoi discepoli è accorso con la forza di chi approdato "all'ultima spiaggia" raduna tutte le proprie capacità per chiedere, per ottenere qualcosa di tanto importante: "conquistare" pace e serenità, ottenendo la guarigione del figlio. Siamo davanti ad un Padre, disperato sì, ma pienamente fiducioso che questa volta sarà la volta che cambierà la sua vita e quella di suo figlio. Oltre alla necessità di uscire fuori da questa situazione sente in lui la speranza di trovarsi nel posto giusto e con le persone giuste, prova una profonda sensazione, che riavrà suo figlio sano e salvo, libero da questo "spirito muto" che è stato, da quanto il ragazzo è nato, oggetto di grande sofferenza per il figlio e di profondo dolore per Lui, un padre che ama, disposto a tutto per amore del figlio. Quest'uomo lascia evidenziare con il suo comportamento, con ogni sua parola, con ogni suo gesto che "crede"! I discepoli cercano, in assenza di Gesù di fare del loro meglio, ma non riescono a scacciare il "demonio". Sopraggiunto Gesù chiede di che cosa si stava discutendo e lo mettono al corrente di tutto chiedendo il motivo del loro fallimento, perché non sono riusciti? Gesù risponde con assoluta semplicità e chiarezza: è mancata la preghiera, questo tipo di demonio si vince solo con la preghiera. Sì è mancata la forza che solo da essa si riesce a ottenere. Gesù pur essendo il Figlio di Dio si ritirava in Preghiera, lasciava soprattutto in questo, un mandato ben preciso. I Santi sono stati tutti "Maestri" di Preghiera". Madre Teresa di Calcutta, per non andare tanto lontano, è stata un'esemplare modello di come, per conquistare il Regno di Dio, è importante Amare Gesù e per Lui tutti quelli che si presentano lungo il cammino, chiunque essi siano, senza distinzione alcuna, Amarli ed offrire stessi senza se e senza ma. Pregare intensamente con piena Fiducia che in essa è l'unica forza per affrontare e superare ogni difficoltà. Abbandonarsi totalmente alla volonta di Dio che, con assoluta certezza, farà il meglio per tutti gli uomini, che questa volontà va accettata con serenità e fiducia in Lui, persino la sofferenza, sì anche l'offerta generosa della sofferenza nella certezza che il Signore Gesù e sempre con noi, non deve essere una paura insostenibile, ma solo una coraggiosa offerta per il bene di tutta l'umanità. " Padre nelle tue mani affido il mio Spirito". Questo è l'unico "iter del Cristiano autentico, del Cristiano che, indipendentemente dalla crisi economiche e terrene di qualsiasi genere, fa del suo passaggio terreno un'investimento certo, un investimento che ci assicurerà, sicuramente, una "buona pensione", un posticino nella Corte Celeste, la felicità della Vita Eterna, vissuta accanto a Dio Padre, insieme a tutti coloro che in questa vita hanno capito il messaggio di Gesù di Nazareth!

domenica 22 febbraio 2009

Omelia della VII Domenica del tempo Ordinario

di Don Paolo Curtaz
Paresi
Gesù non risolve il problema del dolore, né la Parola di Dio dona una risposta univoca e definitiva per spiegare l’esistenza della sofferenza. Dio, invece di fornire un’asettica e motivata ragione al dolore dell’uomo, lo condivide e lo salva, lo redime.Il lebbroso è guarito, certo, ma soprattutto riceve amore da parte di colui che è venuto per farsi carico della nostra (immensa) fragilità.La Parola ci svela il volto di un Dio che non sta a guardare dall’alto la fatica degli uomini, ma la vive sulla propria pelle e la riempie di speranza.C’è il dolore fisico della malattia invalidante, che diventa una sanguisuga che assorbe ogni pensiero ed ogni energia.C’è il dolore psichico, sempre più diffuso, che conduce le persone alle soglie della disperazione.C’è il dolore, ignorato, del peccato che ci paralizza, che ci impedisce di amare.È il dolore su cui oggi riflette la Parola.
Poca compassione
Proviamo tutti compassione e pena per le persone ammalate, sentiamo tutti un profondo dolore quando qualcuno che amiamo si ammala. Al tempo di Gesù non era così: la gente pensava che la malattia fosse una punizione divina ad un peccato e quanto più era grave la malattia, tanto più la persona colpita aveva peccato.Gli ammalati cronici (ciechi, lebbrosi, paralitici) erano quindi guardati con sufficienza e giudizio.Il paralitico che viene portato davanti a Gesù è considerato un gran peccatore, o lui o quegli sciagurati dei suoi genitori che hanno provocato l’ira divina!È un ragionamento folle, ma che non fa una grinza (certo Dio ne esce fuori un po’ male…)Gesù, diversamente dagli altri, non crede che la malattia e la disgrazia siano una punizione divina, vede in lui la fatica provata nel sopportare una situazione drammatica.E vede la parte oscura che abita il cuore del paralitico.Marco – tutela della privacy – non dice nulla dello stato d’animo dell’uomo portato forzatamente davanti a Gesù. Non è però difficile immaginare un vissuto di dolore e disperazione, di bestemmia e di rabbia davanti ad una sorte così avversa, aggravata dal disprezzo della gente.Gesù vede la paralisi del corpo e, ancora più radicata e devastante, vede la paralisi del cuore di quest’uomo. E le guarisce entrambi.
Scordarsi il peccato, che peccato!
Oggi non si pecca più, meno male.Per peccare bisogna almeno fare il kamikaze o stuprare i bambini, per il resto sono solo cattive abitudini o innocenti trasgressioni.Forse è una reazione ad una visione incentrata sul peccato di una certa predicazione del passato (tutta da dimostrare, io non c’ero): da “tutto è peccato” a “quasi nulla è peccato” il passo è stato breve ma, ahimè, ci ha fatto perdere l’equilibrio.In un giorno di nebbia tutto è grigio uguale: solo la Parola di Dio può disegnare le ombre della nostra vita.Purtroppo abbiamo ancora un approccio moralistico al peccato, come se peccare fosse trasgredire alla legge di un Dio geloso della nostra libertà che ci mette i paletti nella vita solo per farci tribolare (e tanto). Un approccio adolescenziale: in fondo ci sono persone che vivono peggio di me, cosa vuole Dio dalla mia vita?Nulla, Dio non vuole nulla dalla mia vita.La Scrittura ci svela un Dio che desidera per me la felicità, e sa come ottenerla.È lui che mi ha creato, lui sa come funziono, forse varrebbe la pena di ascoltarlo con maggiore attenzione e serietà…Le parole che Dio ci dona sono l’indicazione verso un percorso di pienezza, di libertà, di gioia profonda e duratura. Il peccato è male perché ci fa del male, Dio mi ha pensato come un capolavoro, e io mi accontento di essere una fotocopia sbiadita…Il peccato dovrebbe essere la nostra prima preoccupazione, perché c’è in gioco la nostra realizzazione profonda, la nostra verità interiore che Dio conosce e che mi aiuta a scoprire…Non possiamo inventarci i peccati, o farci fare l’esame di coscienza dal mondo contemporaneo (non è vero che non c’è più senso del peccato, c’è, fortissimo, il senso del peccato. Quello degli altri!): è la frequentazione di Cristo che ci porta alla conoscenza del nostro limite, per affidarglielo e trasfigurarlo. È difficile conoscere ciò che è male, il male si presenta sempre come un ipotetico bene per sedurci e ingannarci.
Il perdono
Il papa che aveva commissionato a Michelangelo Bonarroti il proprio monumento funebre, pieno di ammirazione davanti al Mosé, chiedendo lumi al genio sulla sua opera, si sentì rispondere: “è stato semplice: ho preso un blocco di marmo e ho tolto via tutto ciò che non è Mosé”.Il peccato è tutto ciò che non è Mosé, tutto ciò che ci rende diversi dal capolavoro che Dio vuole che diventiamo. Perciò è per noi indispensabile poterci liberare dal peccato, volare liberi e in alto e poter correre come il paralitico guarito…Il peccato, più che offesa a Dio, è offesa a ciò che siamo chiamati a diventare.Riconoscere la propria colpa significa prendersi in mano, diventare grandi, prendere coscienza, capire che il proprio limite non è una gabbia che ci imprigiona ma lo spazio in cui siamo chiamati a realizzarci.Il nostro Dio, dice Gesù, è un Padre che perdona, che restituisce dignità, che rende liberi di amare. In equilibrio tra malsane macerazioni e disistime e pericolose supponenze, il discepolo sa quel che vale e, perciò, il proprio peccato non lo spaventa.Tutti portiamo nel cuore delle tenebre, delle cose che ci spaventano, delle pulsioni che ci turbano, oscure. Le tenebre esistono, inutile nasconderle. Ma inutile anche lasciarsi influenzare: non lasciamo che le tenebre parlino al nostro cuore, così che la nostra vita, come quella del Maestro, diventi un unico, grande, ripetuto “sì”.Potremo allora prendere in mano il lettino della nostra paralisi, le abitudini oscure su cui ci eravamo adagiati, per tornarcene tranquillamente nella casa del Padre che ci ama come siamo, sempre.

VIII Settimana del T.O. (22 / 28 feb)

Domenica
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». Mc 2,1-12
Lunedì - San Policarpo
In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?”. Gli rispose uno della folla: “Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. Egli allora, in risposta, disse loro: “O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me”. E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?”. Ed egli rispose: “Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: “Credo, aiutami nella mia incredulità”. Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: “Spirito muto e sordo, io te l’ordino, esci da lui e non vi rientrare più”. E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “È morto”. Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”. Ed egli disse loro: “Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”. Mc 9,14-29
Martedì
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. Mc 9,30-37
Mercoledì - Mercoledì delle Ceneri
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.Mt 6,1-6.16-18
Giovedì - Giovedì dopo le Ceneri
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”. E, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”. Lc 9,22-25
Venerdì - Venerdì dopo le Ceneri
In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva del lago, nella regione dei Gadareni, gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?”. E Gesù disse loro: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”. Mt 9,14-15
Sabato - Sabato dopo le Ceneri
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”. Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”. Gesù rispose: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi”. - Lc 5,27-32

sabato 21 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

SABATO
"Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche......". “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”. Giacomo e Giovanni, scelti per vivere l'esperienza meravigliosa della Trasfigurazione, salgono su un monte, soli, con Gesù. In un'atmosfera di grande silenzio provano l'incantevole esperienza di essere "soli" con il Maestro, fuori dal mondo, staccati dale "cose umane", lontani da ogni pensiero, tranne quelli, oggetto della discussione intrapresa. Vivono lo stato di beatitudine più intensa, una beatitudine mai vissuta che porta Pietro a dire: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”, pronti a rinunciare definitivamente a tutto pur di vivere totalmente questo stato di grandissima felicità, qualcosa mai provata, un'incanto che li rapisce e li porta lontano anche da se stessi, in un mondo surreale, un'anticipazione della "Beatitudine Eterna", quella che vivranno solo coloro che durante la loro vita sono riusciti a vivere anteponendo Gesù Cristo prima di ogni cosa, vivendo per Lui e con Lui ogni attimo della loro vita, trovando "la forza di sapere gestire" la propria umanità solo ed unicamente nella Fede in Lui, nell'Amore totale in Lui e per Lui a tutte le Sue creature, trovando il coraggio di ritornare con umiltà e consapevolezza dell'errore al "Pastore" dopo ogni volta che la gestione sfugge di mano e si cade, tornando a chi ci attende con assiduità, pronto a riabbracciarci ed a riprenderci in braccio come la pecorella smarrita. Lo scenario è arricchito da una voce che conferma che Gesù è il Figlio Prediletto di Dio Padre. Allora è Vero tutto quanto: Pietro E Giacomo vengono messi in condizione di vivere la certezza, quella certezza assoluta, che supera ogni ombra di dubbio, che si trovano con il Figlio di Dio. Ma la loro missione non è finita devono scendere di nuovo dalla montagna, raggiungere gli altri ed ancora altri, tanti, tantissimi, conservando per richiesta di Gesù questo episodio nel loro cuore fino a dopo la Resurrezione. Sì Gesù vuole essere amato per quello che fa, vuole soprattutto un "pizzico di Fede", quanto un granellino di sabbia dai suoi discepoli, non per quello che è realmente e rappresenta. Dopo, quando non sarà più nelle vesti umane, Pietro e Giacomo racconteranno l'esperienza vissuta, di avere potuto constatare in tutta pienezza che Gesù di Nazareth è il FIGLIO DI DIO.

venerdì 20 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

VENERDÌ'
“Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". Non ci sono mezzi termini! La scelta di seguire Gesù è una scelta radicale che coinvolge tutta la propria persona a tal punto di rinnegare se stessi, separandosi totalmente dai desideri, dal soddisfare il proprio orgoglio, tutte le aspirazioni terrestri, tutti i successi, tuti i coinvolgimenti "mondani", ..quanto pienamente frutto della "sola" mente umana, che mira ad assorbire l'attenzione di ciascun uomo, come sta avvenendo in questo terzo millennio, per la messa in disparte dei valori morali e cristiani, con la vittoria del male sul bene, con le violenze di ogni genere su tutti i deboli: bambini(pedofilia), donne più o meno giovani (prostituzione, stupri), persone sole (anziani, giovani...) , il progresso scientifico (bambini in provetta....), eutanasia ....consumismo, la chiusura all'altro (ancora ci sono in tutto il mondo milioni di persone che muoiono di fame e di sete, privi del necessario e dell'essenziale) droghe,..alienazioni varie., alcolismo...Dinanzi a questo scenario vi stanno ovviamente coloro che che trovano la forza di resistere e di rimanere estranei almeno ai "fenomeni più peccaminosi pur restando nell'indifferenza, nel proprio orgoglio e nel proprio egoismo, coloro che vi "cascano dentro" ed una volta dentro non riescono, a volte volendo, ad uscirne fuori, coloro che subiscono. A questi ultimi ed ai sofferenti per il diffondersi di malattie a volte troppo invalidanti anche ai "disagiati mentali", vittime delle violenze psicologiche Gesù dice: "prendi la tua croce e seguimi": Io sono la Vita Vera , quella che non finisce mai. Agli altri Gesù porge l'invito a tornare indietro, ravvedersi, affidarsi totalmente a Lui per riacquistare la dignità di figli di Dio. "Sono venuto per i malati". E di importanti conversioni la chiesa ne vanta parecchi! A tutti dice: vieni e seguimi:"la messe è molta, ma gli operai sono pochi".

Esercizi Spirituali



Gli Esercizi Spirituali di S.Ignazio di Loyola
Gaetano Iannaccone.j.
Anno 1548. Il giovane Duca di Gandìa (Spagna), Francesco Borgia, pronipote di Papa Alessandro VI, fa pervenire al Pontefice Paolo III una singolare petizione: l'approvazione pontificia di un libretto di Esercizi Spirituali, scritto da Ignazio di Loyola, Generale e Fondatore della Compagnia di Gesù, che lo stesso Papa aveva approvata otto anni prima.
Ignazio e i suoi Compagni già davano questi Esercizi, con frutti spirituali eccellenti. Ma, per essi, S.Ignazio era stato due volte in carcere ad Alcalà e a Salamanca, vittima dei sospetti dell'Inquisizione, che in tempo di Riforma Protestante guardava con diffidenza qualsiasi nuovo movimento spirituale.
La risposta del Papa venne il 31 luglio 1548: "Avendo fatto esaminare detti Esercizi e udite anche testimonianze e rapporti favorevoli [...] abbiamo accertato che detti Esercizi sono pieni di pietà e santità, e sono e saranno molto utili per il progresso spirituale dei fedeli. Inoltre è per noi doveroso riconoscere che Ignazio e la Compagnia da lui fondata vanno raccogliendo frutti abbondanti di bene in tutta la Chiesa; e di questo molto merito è da attribuire agli Esercizi Spirituali. Perciò [...] esortiamo i fedeli d'ambo i sessi, ovunque nel mondo, di avvalersi dei benefici di questi Esercizi e di lasciarsi plasmare da essi." A questa prima solenne approvazione di Paolo III, altre fecero seguito attraverso i secoli.
Nel nostro secolo i più grandi elogi sono venuti particolarmente da Pio XI, Pio XII e Paolo VI. Il papa Pio XI nel 1922 dichiarò sant'Ignazio di Loyola Patrono di tutti gli Esercizi Spirituali, e nell'Enciclica Mens nostra del 1929 tratta in maniera magistrale degli Esercizi ignaziani, mettendone in evidenza la profondità della dottrina e la sicurezza del metodo ascetico.
Paolo VI, alunno dei gesuiti, così scrisse nel 1965: "Sappiamo che la predicazione più efficace è proprio quella degli Esercizi Spirituali." E precisava: "Guai se gli Esercizi spirituali, per avere quel paradigma meraviglioso e magistrale che S.Ignazio ha loro lasciato, diventassero una ripetizione formalistica e, direi pigra di questo.schema. […] Dobbiamo allargare questa fonte di salvezza e di energia spirituale, dobbiamo renderla possibile a tutte le categorie".

giovedì 19 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

GIOVEDI'
“Tu sei il Cristo”... “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Pietro, certamente illuminato", risponde correttamente alla domanda di Gesù, una domanda importante e difficile, a cui la mente umana non può da sola dare una risposta, ma Pietro è un uomo e senza la luce che viene "dall'Alto" ragiona da uomo e da uomo non riesce a capire perchè il Figlio di Dio debba soffrire e morire in Croce per cui si sente "autorizzato" a richiamare, in disparte, Gesù per l'annuncio della "Sua Passione e Morte in Croce". Povero Pietro, la reazione di Gesù è durissima ed aperta a tutti i presenti. Memorizziamo bene questo messaggio, acquisiamo la consapevolezza che in noi devono sapere "convivere" la nostra natura umana e quello che essa, da sola, riesce ad elaborare e ciò che ci viene "donato" dallo Spirito Santo. Certo è un discernimento continuo, che comporta il rischio di sbagliare, se non fatto con le dovute cautele, un discernimento che diventa più semplice tanto più ci avviciniamo a Gesù ed impariamo a conoscerLo attraverso la Sua Parola, meditata e contemplata e attraverso la preghiera.
A questo proposito Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ("i Gesuiti) ci ha lasciato un Patrimonio importantissimo: "Gli Esercizi Spirituali" , canonizzati dalla Chiesa. essi offrono una qualificatissima serie di insegnamenti per arrivare a Dio anche con la nostra piccola, povera mente umana, opportunamente istruita e guidata, possibilmente un Padre Gesuita o altro uomo di Dio che ne ha l'esperienza e ne è autorizzato.

mercoledì 18 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

MERCOLEDI'
"preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio" Gesù porta in disparte il cieco per ridargli la vista, sceglie la via del nascondimento, del dialogo a due, del dialogo personale, non ha bisogna di mostrare a tutti quello che fa, in quel momento c'è un cieco dinanzi a Lui e bisogna dargli la possibiltà di vedere, di vedere bene e tutto.“Vedo gli uomini; infatti vedo come degli alberi che camminano”...... "ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa".....“Non entrare nemmeno nel villaggio”. Una guarigione in due momenti per consentire al cieco di constatare, di apprezzare che nella sua persona sta avvenendo qualcosa, un cambiamento radicale. Un secondo momento per ottenere la vista di ogni cosa ad ogni distanza. Infine la conclusione. l'umiltà di inviarlo lontano senza farsi vedere dagli altri nel villaggio. Solo il cieco è testimone che è stato Gesù a guarirlo e Gesù sa che il cieco, raggiunta la sua grande felicità, lo dirà a tutti. Gli altri se vogliono devono credere all'unico testimone. Devono "CREDERE". E' evidente l'invito che nostro Signore fa a tutti noi ciechi totali o solo nei momenti di oscurità ad andare da Lui per ottenere la vista, per sentire e gustare la gioia di ritornare alla vita guardando tutto quello che ci circonda nella totale chiarezza.

martedì 17 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

MARTEDI'
"Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?" I Discepoli erano preoccupati per avere dimenticato di prendere il pane da portare sulla barca e parlavano, dispiaciuti, tra di loro. Gesù accortosene li rimprovera duramente, ricordando la moltiplicazione dei pani. Perché continuare a preoccuparsi dopo avere vissuto la certezza che pochissimi pani e pesci servirono per una grande moltitudine di persone e ne rimasero ceste intere? Lo scopo del rimprovero è continuare a scuotere la debolezza umana, che non ha motivo di manifestarsi quando si è nella certezza di essere con Gesù. Nessuna paura quando si è con Lui, specie dopo avere partecipato a delle reali manifestazioni che nulla è impossibile a Dio. Il messaggio che ne riceviamo è esplicito dobbiamo preoccuparci solo quando ci allontaniamo da lui. Se viviamo con fede i momenti della nostra vita, se restiamo legati a Lui nulla dovrà preoccuparci. Dio è con noi! Attendi teniamo sempre attivi la mente, il cuore, l'udito, gli occhi. Restiamo vigilanti nella fede.

lunedì 16 febbraio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VI settimana)

Lunedì
E' una continua provocazione! I Farisei cercano in tutti i modi di mettere in difficoltà Gesù, ma anche questa volta Il Grande Maestro chiude subito la conversazione rapidamente, senza possibilità alcuna di replica: "non sarà dato alcun segno a questa generazione"! Subito dopo si allontana lasciandoli come sempre a "mani vuote". Ricordiamoci che i Farisei curano molto le apparenze, ma non cercano di costruire un mondo interiore, sono distanti anni luce da ciò che è il fulcro centrale della predicazione di Gesù, dei suoi insegnamenti, dalla ricchezza interiore che trasmette e dalle sue attese, sempilci, spontanee e concrete. Sono così arroccati nei loro modi di pensare ad operare che non riescono a capire nulla! Credono di possedere tutto, di detenere tutto il sapere e ne sono così pienamente convinti che non riescono a recepire nulla del " vero Messaggio di salvezza, pronunciato dal Figlio di Dio.

Omelia della VI Domenica del tempo Ordinario

di Don Paolo Curtaz

Dolore e scogliereIl sole squarcia le nubi e dipinge di mille colori le onde del mare in burrasca che si infrangono sulla costa frastagliata di Levante. All’orizzonte si staglia il promontorio di Portofino.La temperatura è mite e lungamente poso il mio sguardo sulle mimose in fiore.Socchiudo gli occhi e mi assaporo ogni secondo di sole.Il mio corpo sembra risvegliarsi dal più lungo inverno vissuto finora. Capisco gli inglesi che, alla fine dell’Ottocento, scendevano a svernare qui sulla riviera quando, mi giura un vecchio del paese, si coglievano le mimose all’epifania.Mi ci voleva un po’ di mare, ho lasciato casa, ieri, che ancora nevicava ad accumulare altra neve su quella ormai assestata.Quando l’inverno non vuole saperne di finire, allora è bene cercarsi qualche ora di primavera da un’altra parte.StonatureÈ difficile, oggi, parlare del vangelo.Difficile, perché il vangelo di oggi parla del dolore.Difficile perché il dolore, sempre evitato, nascosto, perso nell’oblio delle vite private, apre tutti i telegiornali, diventa dibattito pubblico, opinione politica, guerra di parole.Difficile perché il dolore, sempre osceno, sempre impudico, sempre guardato da lontano, con timore e ansia, ci viene sbattuto in faccia per obbligare a schierarci.Da giorni mi dico che non voglio entrarci, che voglio stare in silenzio a pregare.Non apro le tante mail inoltrare da amici rispetto al caso di Eluana, sento tanta violenza in tutto ciò che vi si dice, anche nelle buone intenzioni di chi difende le proprie opinioni, nell’uno e nell’altro schieramento.Scusate, per me è un periodo così, un po’ eremitico, un po’ ermetico.Mentre penso e ascolto il mare, vedo Gesù che accoglie il lebbroso.Ogni lebbroso.Cristi crocifissiNella vita di ognuno di noi il dolore è presente.Ogni uomo ne è travolto, quotidianamente. Se discepolo, di più.La morte improvvisa di una sposa, la malattia di un bambino, il lutto che decima una famiglia, sono esperienze che, quando bussano alla porta, sminuzzano la fede con una lametta, facendola sanguinare e, spesso, spegnendola.Le parole diventano vuote, il volto di Dio offuscato, le gestualità prive di significato e di forza consolatrice. Quando ero giovane pensavo, ingenuamente, che al discepolo la sofferenza fosse risparmiata o, almeno, attenuata.Ma se Dio stesso è stato provato dal dolore, perché mai la mia vita dovrebbe esserne esente?I ragionamenti che maldestramente tentiamo di opporre al non-senso del dolore rischiano di essere esercizi vuoti di retorica e di pietismo, dimenticando l’immensa lezione della Scrittura che rifiuta di dare una risposta univoca alla sofferenza del giusto.Molti percorsi sono stati individuati nello snocciolare dell’esperienza religiosa di Israele: dalla sofferenza come una “punizione” di Dio per i peccati commessi, alla sofferenza come strumento di prova per raffinare la propria fede.Altri percorsi, nel corso della storia, li ha aggiunti il cristianesimo, a volte con intuizioni profonde e ispirate, più spesso con riflessioni superficiali, prive di misericordia.Certo, soffriamo, come gli alberi che perdono le foglie, come gli stambecchi che sentono la morte avvicinarsi, come il ciclo delle stagioni; siamo animali, perché dovremmo essere esenti dall’universale legge del cambiamento che regola l’Universo?Eppure l’uomo è l’unico essere vivente che si pone domande sulla sua vita (e sulla sua morte).Certe risposte, poi, ci lasciano ancora più perplessi.Bucce di bananaModi di dire, ovvio, che diamo per scontati, ma che negano il volto del Dio di Gesù.«Dio ci mette alla prova, facendoci soffrire». Cioé: visto che la sofferenza è inevitabile, taglio il braccio a mio figlio, così cresce affrontando da subito il dolore…«Dio prende con sé sempre i migliori». ho sentito dire da un tale, commentando la morte di una giovane vita. Cioè: mi comporto malissimo, faccio lo sciagurato, così almeno Dio mi lascia vivere fino a ottant’anni!No, amici, pietà.Non sono l’avvocato difensore di Dio, non so dare risposte, diffido di chi me le vuole rifilare, di chi usa la verità assoluta come si inzuppa il biscotto nel caffelatte…Non abbiamo bisogno di risposte, se Dio venisse e facesse una conferenza stampa in cui spiegasse la ragione della sofferenza, non avrei, comunque, nessuna soddisfazione.Io non voglio risposte: voglio non soffrire.RabbiaLa Parola di oggi ci illumina: Gesù chiede al lebbroso guarito il silenzio.Non vuole passare come un guaritore, come un santone, certo, ma vuole anche indicarci il silenzio come unica strada per riflettere sul dolore. Dio tace, di fronte al dolore, e lo porta con sé, lo salva, lo riempie di condivisione. Gesù non dona nessuna risposta al dolore, lo condivide con passione.Le nostre Bibbie non hanno avuto il coraggio della traduzione letterale, e noi troviamo un blando sentimento di “compassione” che Gesù rivolge al lebbroso.No: Gesù, letteralmente prova rabbia, stizza irrefrenabile verso il male, perché vede in esso la vittoria del nemico.La vita è dolore, concludono in molti.La vita è dolore, concludeva il Buddha, indicando nel distacco dalle passioni l’unica soluzione per non soffrire. Gesù propone nella solidarietà condivisa l’alternativa. Un dolore condiviso e redento ci rende autentici, dona forza e speranza, mantenendo intatto l’aspetto misterioso (misterico) del dolore del mondo.Gesù vuole toccare il lebbroso che tutti evitano. Porta su di sé la lebbra. La assume, la salva.Non so se mi basta, ma questo gesto mi scuote nel profondo.Non so se Eluana volesse vivere così, non so cosa porta suo padre a fare questa battaglia.Oggi, davanti a queste onde, vorrei potere portare il dolore, per alleviarglielo.(Lo so, ne ho a sufficienza del mio, ma mi metto nei loro panni).O dir loro: c’è un Cristo (c’è), che vi vuole toccare.TestimoniDavanti al mistero del dolore, Gesù non dona risposte, ma soffre, amando.Non molto, ma uno spiraglio lo apre. Il dolore dell’uomo è un dolore che Dio condivide e assume. E salva. E, fra noi, possiamo, vivere aiutandoci a portare i dolori.(O sarebbe già molto non provocarli).Leggendo questa pagina, mi è venuto in mente padre Damiano de Veuster che nel 1873 sbarcava a Molokai, vicino alle Hawaii, un’isola in cui venivano rinchiusi i lebbrosi (seicento!), isola in cui la violenza e la depravazione erano seconde solo all’inumanità della malattia.Padre Damiano morì a Molokai, facendo rinascere la dignità dei lebbrosi, dando loro fede, speranza, feste, un cimitero, il canto (!), affetto, Cristo.Costretto a confessarsi urlando i propri peccati ad un confratello che li ascoltava da una barca, guardato con fastidio dai suoi superiori che lo consideravano un eccentrico, padre Damiano morirà di lebbra dopo aver trascorso sedici anni a restituire dignità ai lebbrosi di Molokai.Sulle pagine della stampa internazionale, dopo la sua morte, finirà un osceno articolo di un polemista inglese, che insinuava l’idea che la lebbra padre Damiano l’avesse contratta con rapporti sessuali, facendo diventare un truce personaggio il santo dei lebbrosi. Letto l’articolo, dal suo letto di malattia (aveva la tubercolosi), lo scrittore Stevenson, di fede anglicana, (L’isola del tesoro, Dottor Jekill e mister Hyde) inviò una lettera aperta a tutti i quotidiani inglesi dicendo che chi oltraggiava la memoria di padre Damiano “era rimasto immerso ingloriosamente nel suo benessere, seduto nella sua bella camera (…) mentre padre Damiano, coronato di glorie e di orrori, lavorava e marciva in quel porcile, sotto le scogliere di Kalawao”.Sorrido, ora. I bambini mi stanno chiamando, insieme ai miei amici scendiamo sulla scogliera, per vedere il mare da vicino.

VI Settimana del T.O (15 / 21 feb.)


VI Settimana del Tempo Ordinario
Domenica
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto,come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Mc 1,40-45

Lunedì
In quel tempo, vennero i farisei e incominciarono a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, con un profondo sospiro, disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione”. E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all’altra sponda. Mc 8,11-13

Martedì
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora Gesù li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. E quelli dicevano fra loro: “Non abbiamo pane”. Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: “Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. “E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero: “Sette”. E disse loro: “Non capite ancora?”. Mc 8,14-21

Mercoledì
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsaida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini; infatti vedo come degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò a casa dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”. Mc 8,22-26

Giovedì
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”. Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Mc 8,27-33

Venerdì
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. E diceva loro: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza”. Mc 8, 34-9,1

Sabato
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè, che discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”. E subito, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Egli rispose loro: “Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”. Mc 9,2-13

Viti, tralci e potature

di Don Paolo Curtaz

Gesù è il pastore bello che ci conduce ai pascoli erbosi, gli stiamo davvero a cuore, non come i pastori a pagamento che appena vedono il pericolo scappano a gambe levate. Dio non mi ama per un tornaconto, mi ama gratis e di questo amore gratis i poveri preti devono essere trasparenza (!). Gesù è l’unico pastore in gamba, buono, capace: morirà in croce per dimostrarcelo.Non facciamoci fregare, allora: lasciamo perdere i tanti (troppi?) che vogliono insegnarci a vivere senza sapere bene loro stessi da che parte andare, seguiamo Gesù, l’unico capace di condurci alla pienezza.
Innesti
Per vivere in questa pienezza, dice il Maestro risorto, dobbiamo restare innestati alla tenerezza di Dio, come fa il tralcio alla vite. Fuori dalle finestre della mia mansarda vedo le vigne della collina di Introd che cominciano a sbocciare e rinverdire dopo il pesante inverno. Mi viene facile capire l’immagine usata da Gesù: il tralcio deve restare unito al tronco, alla vite, per poter ricevere la linfa. La linfa che alimenta la nostra vita è la presenza del Maestro Gesù che abbiamo scelto come pastore.La visione di Gesù è di una semplicità disarmante: “Io ti ho svelato il vero volto di Dio, fidati. E’ lui che ti ama, che desidera la tua presenza, che costruisce la tua felicità. Tu, soltanto, dimora in me”. Dimora, non andare ad abitare altrove, resta qui accanto al Maestro.Dimora: nel più profondo del tuo cuore lascia che il silenzio ti faccia raggiungere dall’immensa tenerezza di Dio.Senza di me non potete fare nulla, dice Gesù. Cerchi la gioia? Cercala in Dio, vivila in lui, stagli unito, incollato, come il tralcio alla vite. La linfa vitale proviene da lui e da lui solo e da questa unione scaturisce l’amore. I cercatori di Dio che si sono fatti discepoli del Nazareno non hanno il futuro assicurato, né la loro vita è esente da fragilità e peccato, né vengono risparmiati dalle prove che la vita (Non Dio!) ci presenta. I discepoli del Signore hanno capito che la vita è fatta per imparare ad amare e prendono lui, il Nazareno, come modello e fonte dell’amore.
Amare
Giovanni ci invita ad amare nella concretezza, a giocare la nostra vita sull’amore. Bene. Ma cos’è “amore”? Non è forse ambiguo questo termine usato ed abusato per descrivere molte contrastanti situazioni? Non rischiamo forse di relegarlo esclusivamente nella sfera dell’emotività, della simpatia, della pelle? Cosa significa “amare”? Giovanni ci dice: renditi conto che sei fatto a immagine di un Dio che è dono, bene, amore, luce. Vivi in un pregiudizio positivo verso di te e verso chi incontri sulla tua strada. Guarda all’aspetto positivo delle cose, sicuro che esiste un progetto di bene per la tua vita. In questo consiste l’amore: nel vedere, stupiti, l’iniziativa di Dio nei nostri confronti.
Potature
Gesù ci invita a riflettere su di una scomoda verità conosciuta ad ogni vignaiolo: affinché la vite porti frutto occorre potarla. L’avete mai vista una vite potata? Io sì, provenendo da una famiglia di viticoltori. Fa impressione vedere la “lacrima” della linfa sgorgare dal taglio, come il sangue da una ferita. Eppure quel gesto è davvero necessario e il tralcio, accorciato nel punto giusto, concentra tutte le sue energie nel futuro grappolo d’uva. La vita ci pota in abbondanza: delusioni, fatiche, malattie, periodi “giù”; è piuttosto inevitabile e lo sappiamo anche se – il più delle volte – ci ribelliamo, ci intristiamo. Curioso l’essere umano: è come se non accettasse la fatica e il fallimento inevitabili nel nostro essere finiti, limitati, segno questo, secondo me, della sua dignità, della sua natura che lo spinge ad andare oltre. Lo confesso: non mi umilia il fatto di non trovare in me, da solo, la risposta alle grandi domande della vita. Cerco aiuto e – cercandolo – ho trovato risposte convincenti. Come viviamo le potature della vita? Il Signore ci invita a viverle nel positivo, come occasione, come possibilità. Certo, lo scrivo e ne sono perplesso: quanto amor proprio devo mettere da parte, quanta pazienza esercitare, quanto equilibrio mettere in atto per non scoraggiarmi e deprimermi, per non offendermi e prendermela con Dio. Eppure è un tragitto obbligato: l’accettazione serena (mai rassegnata!) delle contraddizioni della vita concentra la linfa vitale della mia vita in luoghi e situazioni inattesi e con risultati – credetemi – davvero sorprendenti. Animo, allora, le potature sono necessarie, così come la grande e dolorosa potatura degli apostoli, ribaltati come guanti, masticati dalla croce, li ha resi davvero apostoli maturi e riflessivi, capaci di annuncio e di martirio e non solo entusiasti e immaturi seguaci di una esperienza nuova.
Frutti
La linfa dell’amore sgorga potente nel cuore di Barnaba, il figlio della consolazione. Figura di spicco della primitiva comunità, manifesta l’amore andando a soccorrere il neoconvertito Saulo. Tutti lo temono (La sofferenza è dura. Ma la sofferenza subita per causa della Chiesa!), non si fidano dell’ex-persecutore convertito. Paolo è a metà del guado, ha conosciuto il Signore, ma la comunità dei discepoli (fragili, fragili, fragili, quando lo capiremo?) lo evita. Barnaba lo prende sotto le sue ali, sarà lui a diventare il volto dell’amore di Dio, per Saulo. E noi, ameremo così in questa settimana?

La vera vite

1 "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9 Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12 Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando amatevi gli uni gli altri.(Gv.15,1-17)




Gesù di Nazareth si presenta attraverso la Sua Parola.

Si cercherà di conoscerlo insieme leggendo il Vangelo proposto dalla Liturgia, mettendo in comune riflessioni, risonanze, così, spontaneamente, con semplicità, senza presunzione alcuna, faremo parlare il nostro cuore, esortandoci a vicenda.
Nessuno può dire di avere letto tutto, di conoscere tutto e di non avere altro da imparare, chi pensa questo sbaglia perché tutte le volte che ci soffermeremo su uno stesso versetto, sentiremo qualcosa di nuovo, perchè lo Spirito di Dio ha proprio tanto tanto da dirci, che non si può affermare: io questo brano lo conosco! Anche il nostro grado di ascolto in momenti diversi può rivelarsi più o meno disponibile.
Conosceremo il Suo Amore per tutti noi, un Amore così Vero e così Grande, che mirerà a cambiare la nostra. Al conseguimento dell'obiettivo contribuirà parecchio il nostro impegno.
La condivisione del nostro "sentire e gustare la Sua Parola ci sarà di tanto aiuto."