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La Vera Vite

Spirito Santo

Spirito Santo
vieni...

Corpus Domini

Corpus Domini

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

domenica 31 maggio 2009

Domenica di Pentecoste

Gv 15,26-27; 16,12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Omelia

Vieni Spirito Santo

di mons. Antonio Riboldi

La solennità della Pentecoste, almeno per noi che viviamo la nostra vita di fede come un cammino verso la felicità, è l'immenso Dono dello Spirito Santo, che ispira, sorregge, conforta, si fa forza della nostra spiritualità. Potremmo definirla 'IL NATALE DELLA CHIESA'.
In essa sembra di assistere alla nuova creazione dell'uomo. Infatti, dopo aver composto 'con il fango' questo incredibile frutto della Sua fantasia di Amore, che siamo noi, Dio ci rese partecipi della Sua vita divina, infondendoci il Suo Spirito. Cosi l'uomo non è più solo; da solo è come non vivere. L'uomo ha bisogno di essere profondamente amato e di amare.
È bello ricordare come Gesù, quando venne tra di noi e scelse, all'inizio della sua vita pubblica i Dodici, fu per loro come un 'noviziato' di preparazione a quello che, secondo i disegni del Padre, sarebbe stato l'inizio della Chiesa.
In questo 'noviziato' gli apostoli mostrarono tutta la debolezza - che è di ogni uomo - senza la presenza dello Spirito. E la fuga davanti alla cattura di Gesù sta proprio a dimostrare la loro e nostra fragilità e miseria umana... che non dovrebbe essere propria dell'uomo, creatura di Dio! Dopo la Resurrezione, per quaranta giorni il Signore apparve tra loro; continuò la Sua scuola' di fede e, ascendendo al Cielo, raccomandò loro di 'stare insieme in preghiera, in attesa dello Spirito, che avrebbe mandato'.
Fino a quel momento erano deboli, poveri uomini, un gruppo di amici, tenuti insieme da un'attesa e da una speranza, forse non immaginando neppure ciò che Dio avrebbe operato in loro con
la Pentecoste.
Que
l giorno avrebbe segnato l'inizio della Chiesa: quella Chiesa cui noi apparteniamo e che, forse, non sempre abbiamo saputo 'essere', per tante ragioni.
Cosa avvenne il giorno di Pentecoste lo narra questo piccolo brano degli Atti degli Apostoli, con la semplicità delle grandi opere di Dio:
"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, stavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro e FURONO PIENI DI SPIRITO SANTO; e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro di potere esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei, osservanti di ogni nazione, che è sotto il cielo. Venuto quel fragore la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: 'Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E come è che li sentiamo ciascuno parlare con la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia„ stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (At 2, 1-11).
Si rimane quasi increduli nel leggere questo brano, che narra ciò che lo Spirito ha operato, su quanti erano in preghiera nel Cenacolo. In un attimo cambia letteralmente la nostra storia e, da poveri uomini, ci rende capaci di grandi cose, fino al martirio.
Tutto questo cambiamento, operato dallo Spirito Santo in noi, lo vediamo moltissime volte in fratelli, sorelle, che non nascondono la debolezza della propria natura, ma poi, quando lasciano operare lo Spirito in loro, vediamo le grandi opere che riescono a compiere.
Sono tanti i fatti che hanno 'la loro origine nell'ispirazione e forza dello Spirito Santo e, noi stessi, nella nostra stessa vita, se siamo. attenti e abbiamo occhi soprannaturali, li possiamo osservare e provarne stupore, lo stesso della gente di Gerusalemme, nel giorno della Pentecoste.
Forse non diamo o non abbiamo dato abbastanza peso, nella vita, alla trasformazione dell'umanità nella Pentecoste, che iniziò e ha guidato nei secoli la vita della Chiesa, a cui noi abbiamo il dono e il privilegio di appartenere.
Quante volte, io stesso, mi sono chiesto: 'Ma come ho potuto fare questo o quello? Dove ho trovato la forza per affrontare una tale situazione?'.
E chissà quante volte anche voi siete stati colti da sorpresa per la fortezza e l'ispirazione - sempre se avete la coscienza della presenza dello Spirito in voi - davanti a decisioni o fatti, che avrebbero dovuto dare scacco matto alla nostra debolezza umana.
Se allunghiamo lo sguardo da quella Pentecoste, inizio della Chiesa, ai 20 secoli del suo cammino, sono tante, ma tante, le opere pentecostali che mostrano come la venuta dello Spirito 'è il giorno di chi veramente, come gli apostoli, può compiere opere da suscitare lo stupore di chi vede'. È lo Spirito Santo che continua a manifestare la Sua gioia di darci una mano là dove la nostra povertà non riesce.
Dovremmo sapere che il primo incontro, in cui riceviamo direttamente lo Spirito, è quando il sacerdote unge la fronte con il sacro Crisma, nel Sacramento della Cresima o Confermazione. Il Vescovo invoca lo Spirito Santo su di noi e inizia il nostro cammino di cristiani consapevoli, che dovrebbero testimoniare la Presenza dello Spirito in loro, con i suoi sette doni.
Nelle ordinazioni sacerdotali, di nuovo, il Vescovo prega lo Spirito su colui che 'è stato scelto' e, sempre con il Crisma, unge le mani, che diverrano 'mani di Dio' nel donare i sacramenti, opera di salvezza.
Anche ai futuri vescovi, preceduto dalla grande preghiera e imposizioni delle mani, viene unto il capo, segno di fedeltà nell'annuncio del Vangelo fino al martirio.
Lo Spirito Santo dà ad ogni cristiano, a ciascuno di noi, quelle capacità Sue o 'carismi', che ci rendono idonei a esprimersi là dove Dio ci manda.
Così S. Paolo scrive ai Corinti:
“Fratelli, nessuno può dire 'Gesù è il Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo. Vi sono poi diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore. Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l'utilità comune.
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un solo corpo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati in un solo Spirito” (I Cor 12, 3-13).
Si rimane davvero stupiti di fronte a questa incredibile varietà di carismi, donati dallo Spirito, che sono Sua manifestazione là dove è ed opera nei credenti.
Ne siamo convinti? Siamo in sintonia con lo Spirito 'che abita in noi'?
Se la Pentecoste è il Natale della Chiesa cui apparteniamo, ne sentiamo la gioia?
Così il nostro caro Paolo VI manifestava la gioia della Pentecoste, nel 1956. Come vorremmo fosse anche la nostra gioia!
"Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica, come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione.
Grande ora è questa che sveglia la coscienza dall'assopimento consuetudinario, in cui per moltissimi era caduta, e la illumina di nuovi diritti e doveri.
Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo da qualche stentata osservazione di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata dalla volontà di vivere la propria fede in pienezza di convinzioni e di propositi.
Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il demone della discordia e dell'individualismo.
Grande ora è questa che il popolo cristiano fonde in un cuor solo e un'anima sola, in un restaurato senso gerarchico e comunitario intorno all'altare di Cristo.
Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito profetico, secondo l'annuncio dell'Apostolo Pietro, nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: 'Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie; e i giovani vostri vedranno visioni, e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servi e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito' (At. 2, 17-18): cioè godranno di interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne esteriore stupenda testimonianza".
E’ straripante la gioia del Papa nella Pentecoste, per tutti, sempre.
In un tempo davvero senza più 'energie' di futuro, che vada oltre i confini della terra, in cui siamo pieni di parole inutili o dannose, senza più conoscere ìl 'volo nello Spirito', è urgente che risvegliamo lo Spirito che è in noi, riflettendo nelle nostre parole quel significato profetico, capace di andare oltre le miserie del tempo.
Saremo capaci di 'aprirci' all'azione dello Spirito, contemplando nella Pentecoste il 'grande giorno' della Chiesa e di ciascuno di noi?
Così la Chiesa oggi prega:
“Vieni Santo Spirito, manda a noi dal Cielo un raggio della Tua Luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto, Ospite dolce dell'anima, dolcissimo Sollievo. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto.
O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la Tua Forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i Tuoi santi Doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna”.

sabato 30 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V settimana di Pasqua)

Sabato Gv 21,20-25
La testimonianza di Giovanni – Tutti i discepoli sono chiamati a rendere testimonianza al vangelo, ma ciascuno ha la propria vocazione personale. La comunità che ha raccolto le parole di Giovanni ce le propone qui come una verità luminosa e vivificante, come una testimonianza di cui essa ha riconosciuto l’autenticità. Cfr. Messalino ed. EDB.

Pietro, “Pasci i miei agnelli”, Pietro l’Apostolo designato da Gesù a ricoprire il ruolo di “Pastore” di tutta la grande comunità cristiana, che Gesù con la Sua vita e le sue parole aveva ed avrebbe “chiamato” ancora e per sempre al suo seguito, cammina insieme a Gesù. Il suo portamento è quello di colui che ha ricevuto una grande attestazione dell’Amore di Gesù nei suoi confronti, per cui nel suo cuore prova tanta gioia e contemporaneamente un profondo senso di responsabilità.
A poca distanza segue Giovanni. Pietro, voltatosi, si accorge della sua presenza e chiede al Maestro, se era Giovanni, l’apostolo che durante l’ultima cena aveva poggiato il capo sul petto di Gesù, il traditore, quel traditore che poi l’avrebbe venduto per 30 denari. Gesù gli risponde “…Tu seguimi” come a volergli dire: Non ti occupare di queste cose, pensa con discrezione e non chiedermi ciò che non ti è dato di dovere sapere. Un ulteriore insegnamento: non oltrepassare mai i limiti del proprio mandato e fare bene quello che si è chiamati a fare.
Giovanni chiude con questa pagina il suo Vangelo di Gesù, tenendo a precisare che egli si è soffermato ad alcuni momenti, ad alcuni insegnamenti del Figlio di Dio fattosi uomo e venuto a dimorare con noi ed in noi. Molto ancora si potrebbe scrivere, ma tanto è grande il messaggio lasciato da Gesù durante il compimento della missione, assegnatagli dal Padre, che è umanamente impossibile trascriverlo, perché non esiste un libro così grande e noi stessi capiamo che tanto è grande l’Amore di Dio per l’uomo che nessuna, pur grande biblioteca, sarebbe sufficiente, anche se si scrivessero una serie di libri. L’evangelista chiude assicurando che la narrazione è una testimonianza assolutamente vera, che la Comunità del momento l’ha accolta con gioia ed immenso trasporto. Sottinteso ma ovviamente comprensibile che i successivi libri dovranno essere il frutto dell’azione dello Spirito nel cuore dell’uomo e della capacità dell’uomo nel sapere individuare i contenuti di ogni messaggio e continuare ad amare nel nome di Gesù.

venerdì 29 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I I settimana di Pasqua)

Venerdì Gv 21,15-19
Pietro riceve l’incarico di pastore delle pecore del Cristo. Per svolgere questa missione dovrà dare una prova di amore assoluto per il Signore, fino al giorno in cui “glorificherà Dio” con la sua morte. Cfr: Messalino ed. EDB
“Quando si fu manifestato ai discepoli”, Gesù, continuando il Suo Testamento Spirituale, si rivolge a Pietro per chiedergli: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” La risposta di Pietro è: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Questa domanda il Maestro la pone per tre volte, consecutivamente, ed alla terza medesima domanda, l’Apostolo, addolorato, risponde:
“Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gesù, Dio fattosi uomo, pur essendo a conoscenza dei sentimenti di Pietro, aspetta che lo stesso pone nella terza risposta la sua personale conferma a rispetto della libertà che è data a ciascun uomo di esprimere spontaneamente se stesso, il proprio sentire, di aprire il proprio cuore, di confermare con le proprie parole. “Pasci i miei agnelli”, questa è la risposta di Gesù, questa è la missione di Pietro! Molto significativo questo messaggio che impegna il cristiano ad operare le proprie scelte da sé, libero anche nel dare le risposte alla chiamata del Suo Dio. Questo conferma ancora il profondo rispetto per le proprie scelte nel grande scenario dell’Amore di Dio per l’uomo, nell’ambito del rapporto intenso e diretto che l’Amore tre la creatura ed il suo Creatore impone. E’ lo stesso rapporto che Gesù chiede al Cristiano nel relazionare con gli altri. A Pietro Il figlio di Dio dà l’incarico più prestigioso, si direbbe in linguaggio solamente umano: “Pasci le mie pecorelle”. Pietro riceve l’investitura di Pastore, di colui che dovrà accogliere tutti, ascoltare e dare con la tenerezza tipica del pastore, Amore a tutte le sue pecorelle. Si avvia così la Pastorale ecclesiale, Pietro viene eletto Pastore della chiesa universale, il primo Pontefice, il Pontefice di tutti gli uomini, l’incaricato da Dio nella Chiesa a continuare sulla terra la Missione di Gesù.

giovedì 28 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I I settimana di Pasqua)

Giovedì - Gv 17,20-26
L’unità dei credenti nell’Amore --- La missione dei discepoli consiste nel rivelare il Padre e il suo amore per gli uomini. La loro testimonianza troverà credito nella misura in cui, uniti gli uni agli altri, vivranno dell’amore stesso che unisce Gesù al Padre. Questo amore condurrà tutti i credenti a partecipare, nel Cristo e col Cristo alla vita eterna. Cfr. Messalino ed. EDB
La Preghiera di Gesù al Padre diventa sempre più particolareggiata ed estesa, la preghiera del cristiano vero deve essere, infatti, una preghiera, che deve sempre abbracciare il più possibile gli altri, i loro bisogni, non ha senso pregare solo per se stessi. La preghiera si fa, essa stessa dono, dono del singolo all’intera umanità. Gesù stesso getta le basi per l’universalità della preghiera e l’unità dei cristiani. Egli riconosce che la presenza del maligno tende e tenderà sempre di impedire la forza della preghiera comune o comunque condivisa.
“31 «Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; 32 ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli»". (Lc 22-31,32). L’invito, è così trasmesso alla Chiesa e dalla chiesa a ciascun cristiano, non a caso è inclusa nell’arco dell’anno liturgico la preghiera per l’unità dei cristiani. Questo fare comunione nella preghiera è segno di volere essere una “cosa sola” così come il Figlio ed il Padre, una cosa sola che contemporaneamente è nel Figlio e nel Padre. Molto coinvolgente è il messaggio di questo brano, un messaggio di Amore Vero verso ciascun uomo, un messaggio che fa vibrare le corde del cuore di chi crede in questo rapporto d’Amore con il suo Dio, un messaggio che diventa un invito forte ad estenderlo con il proprio vissuto quotidiano: Il vero cristiano deve stare tutta la vita con le braccia aperte per accogliere sempre più fratelli in Cristo di qualsiasi lingua, popolo e nazione, tanti quanto il proprio cuore può contenere per essere una cosa sola in Cristo Gesù. “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”.
La grandezza della Preghiera supera qualunque ostacolo, qualunque esso sia e da qualsiasi parte provenga, nessuno e nessuna perversità ne potrà mai annullare la sua efficacia.
Il Cristiano non abbandoni, mai la speranza ma viva in essa, affidandovisi in tutta pienezza.. (Rm 4,18)
“Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: "Così sarà la tua discendenza”.

mercoledì 27 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I I settimana di Pasqua)

Mercoledì - Gv 17,11-19
“Consacrati nella verità” – Al momento di offrire la propria vita per il mondo, Gesù affida i suoi discepoli al Padre, pregandoli di mantenerli fedeli al vangelo che hanno ricevuto, in modo che siano santificati dalla verità di cui saranno testimoni. Cfr. Messalino ed. EDBGesù, continua il Suo “colloquio” con il Padre, con il quale si evidenzia un rapporto molto intimo e continuo, il Padre è sempre nel Figlio, il Figlio sempre pronto nel Padre, un’intimità che si fa tenerezza, tutta la profonda tenerezza che proviene da uno strettissimo rapporto di Amore. Un grande esempio, un forte messaggio, una testimonianza incisiva di rapporto famigliare, parole che suonano e suoneranno sempre fortemente specie in occasione di “crolli” della consistenza dei rapporti famigliari, in momenti come quelli che la società civile attuale sta vivendo. La famiglia, il primo, piccolo “luogo” sociale conosciuto da ogni cristiano che nasce alla vita terrena, dove comincia a tracciare le prime linee della propria esistenza dovrebbe essere il luogo dove l’amore, l’Amore Vero che viene da Dio dovrebbe segnare unicamente i rapporti interpersonali tra i componenti, in particolare modo tra genitori e figli, Tra il figlio ed il Padre, il capo-famiglia, l’uomo preposto insieme alla madre a continuare a “nutrire” la vita del figlio di esempi e buone maniere perché i valori morali cristiani vengano trasmessi serenamente, tramite un “ un tenero", continuo colloquio. Non può certamente mancare l’atto di affidamento dei discepoli al Padre ed è proprio questo il momento culminante del brano di oggi, il momento in cui tutta la “tenerezza” del Vero Amore si esprime: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.”…” Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.”…” Consacrali nella verità. La tua parola è verità”…

martedì 26 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Martedì - San Filippo Neri - Gv 17,1-11
La preghiera di Gesù – Nel brano evangelico di oggi cominciamo ad ascoltare la mirabile preghiera scaturita dal cuore del Cristo alla vigilia della sua passione. Gesù desidera ardentemente la gloria del Padre e la nostra unità nel suo amore. Cfr. Messalino ed. EDB.
La speciale “Missione terrena” di Gesù, volge ormai verso il compimento e con “l’umiltà” propria di Figlio si rivolge al Padre con atteggiamento orante ed alzando gli occhi al cielo dice: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.” Molto bello e significativo questo momento, è ancora il trionfo del grande Amore di Dio, che transita dal Padre al Figlio e dal Figlio risale al Padre, lasciando un segno tanto incisivo in coloro lo hanno seguito ed hanno conosciuto il Padre tramite le Sue parole, per questi stessi Gesù chiede al Padre che siano glorificati, " perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato”.
Un riconoscimento dovuto ai discepoli, che si sono veramente impegnati, collaborando al massimo delle loro possibilità umane a crescere in Gesù nell’Amore del Padre. Dettagliato, profondo il Testamento dell’Amore, lasciato da Gesù. L’interessamento per i suoi è totale, è il premio meritato per la fedeltà nel Figlio e per la conoscenza del Padre a cui si sono accostati con tutto il cuore, ”timore evangelico” e a cui ora credono fermamente, ecco perché anche loro meritano di essere elevati alla dignità di figli. Il messaggio che queste parole ci inviano non può essere più chiaro di così; se vogliamo ritornare al Padre come figli questa è "la via la verità, la vita": Gesù, il "Suo Vangelo dell’Amore".

domenica 24 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la VII settimana di Pasqua)

Lunedì Gv 16,29-33
“Abbiate fiducia”— La passione del Signore è una prova terribile per i discepoli. Ma la presenza del Padre nell’ora in cui Gesù va incontro alla morte deve sostenere la loro fede fino alla vittoria della risurrezione Cfr. Messalino ed. EDB
Chi è l’uomo perché possa star sicuro della sua fede? Non appena egli riposa sulle sue forze e non si appoggia a Gesù, la fede sembra svanire e vacilla: è la prova. “Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto, e mi lascerete solo”. La fede provata si smarrisce, l’uomo dubita e non è più capace di rapporto, non sente più il fascino di una compagnia guidata e se ne va lontano per la sua strada. La prova cui Gesù fa riferimento, la croce, disperde i suoi, ma lui non resta solo, perché egli è dall’origine “con”. Dall’origine egli è Dio, egli è nel “Co-essere” della Trinità. Il Padre è con lui, il Padre è da sempre con lui e nel grido dell’abbandono sulla croce, quando la “distanza” tra il Padre e il Figlio tocca la sua punta estrema, lo Spirito tenacemente testimonia il permanere della comunione tra i Due. La solitudine del Crocifisso rivela allora il volto ultimo di Dio: Misericordia. È per questa Misericordia che la prova non ci deve atterrire. Per essa dobbiamo stare nella pace. In effetti la Misericordia crocifissa ha vinto il mondo. ( La Chiesa. it )

Ascensione del Signore





DOMENICA -- ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO B) Mc 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Stralcio dell'omelia di don Oreste Benzi -Rimini, 11-Maggio-1991
Ascensione del Signore – anno B

…....Vorrei sottolineare queste parole: “Dopo aver dato istruzioni agli Apostoli che si era scelti nello Spirito Santo”.
Questa è una cosa grande: “Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi”. I Vescovi, il Papa, Lui li ha scelti nello Spirito Santo.
La nostra forza è tutta in questa Parola: Egli, nello Spirito Santo, si è scelto i Vescovi. Nessuno può attribuirsi questo onore e questo impegno se non viene scelto nello Spirito Santo come Vescovo di Dio.
I vescovi sono i successori degli Apostoli, scelti nello Spirito Santo secondo il tempo, secondo la situazione dei popoli: da qui la grande fiducia.
Seconda cosa: anche il discernimento dello Spirito che avviene nella Comunità, attraverso la Comunità intera ed attraverso il Responsabile, avviene nello Spirito Santo, perché l'Apostolo, il Vescovo, ha approvato quello Schema di Vita.
Il nostro incontro non è un incontro in una sapienza umana, ma è un incontro nella celebrazione della fede, nello Spirito del Signore, e capisce di più chi ama di più. La garanzia non viene data in base alla sapienza umana, pur necessaria ed importante, ma in base alla grazia dello Spirito che la persona riceve.
Un’altra cosa importante è questa. Il Vangelo dice: “Apparve loro e si mostrò ad essi vivo dopo la Sua passione”. Com'è importante che noi sentiamo questo fatto: Gesù è vivo.
Mettetevi davanti al Tabernacolo, in chiesa, e ripetetelo: “Gesù, Tu sei qui vivo”. Arriverete a sentirLo e non potrete più ripetere la parola, perché è diventata vita.
Più tardi, nella Comunione, ci incontreremo con Gesù vivo. Capite ora perché lasciare la Messa della Domenica è peccato mortale? Capite perché lasciare la Messa del sabato della Comunità, se non per motivi che rendono impossibile la partecipazione, è un peccato mortale?
Non è catalogato come tale; solo quello della Domenica è catalogato come peccato mortale, ma è un peccato che porta alla morte. Sì, quando una persona lascia i momenti della Comunità, ciò conduce alla morte, sicuro!
Perché se c'è un motivo reale che lo impedisce e quindi la persona soffre per non riuscire a stare con gli altri, è giustificata, ma se non c'è un motivo vero che giustifichi l'assenza, si è sulla strada della morte, in quanto non si va incontro allo Spirito che è dato ai fratelli e con loro c'è la garanzia. Si è sulla strada della morte, il soggetto muore lentamente.
Un’altra cosa importante: Gesù è vivo. Tenete a mente che Gesù per ognuno di voi ha detto: “Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi”. Talvolta si trovano difficoltà nella vocazione, ma l'importante è che tu senti, che capisci e ti viene garantito che ti ha scelto il Signore. Ti crei tanti dubbi, ma lasciali al Signore! E’ Lui che ti ha scelto, lascia che li risolva Lui, l'importante è che ti ha scelto, perché nella storia, nella costruzione della Chiesa ha previsto te, povero e limitato, pieno magari di tanta buona volontà, ha previsto te per quel cammino.
E' Lui che ha scelto te, non crederti più bravo, più attento degli altri per cui puoi seguire la vocazione. No, Egli ti ha scelto e nel piano stupendo d'amore che costruisce la storia tu hai una parte che è insostituibile in quel determinato momento, così in quelle condizioni il tuo amore ti spingerà ad essere santo. Non perdete mai la vocazione per ragionamenti umani…...........
…..Un’ultima cosa vorrei sottolineare: “Andate, predicate a tutte le genti”.
Predicare vuol dire “dire del tutto” e quindi dire anche il futuro, consegnare all'uomo la visione dell'universo, la visione dell'uomo secondo il Mistero di Dio. E’ profezia, non per nulla nel Battesimo acquisiamo il potere profetico di Cristo, che è la capacità di leggere gli avvenimenti secondo il disegno misterioso di Dio ed inserire il particolare nell'universale ed il limite nell'infinito. E’ la Sapienza di Dio che dà la visione completa. Gioite fratellini miei, è bello!
Quanto è doloroso vedere talvolta alcune persone che si mutilano, non vanno oltre alla notizia, non sanno leggervi dentro qualcosa di più profondo: il Mistero di Dio che si rivela.
Predicare vuol dire “pre-dicere”, vuol dire rivelare il futuro non come un indovino, ma come chi sa leggere i segni dei tempi, leggere l'azione dello Spirito nella storia, dove Egli chiede che la Chiesa entri per rendere piena la Salvezza.
Ripeto che la Chiesa ha fatto sempre la scelta dei poveri, da quando Gesù si è confuso con l'ultimo, ma il problema di oggi è che i poveri non scelgono la Chiesa.
La Chiesa nel secolo scorso ha scelto gli operai, però essi non hanno scelto la Chiesa ed è questo il dramma. Cosa indica questo?
Se tu vuoi bene a Gesù, vuoi che anche gli altri Lo amino. Come fai? Ti abbandoni allo Spirito, c'è un’intelligenza che viene dall'amore. Qual è la via oggi, in questo Ventesimo secolo, perché la massa dei poveri che attende Cristo e Lo vuole, scelga la Chiesa come strumento universale per la salvezza?
La Chiesa Cattolica è l'unica vera Chiesa di Cristo. C'è una differenza tra prestazione e condivisione. La prestazione dà qualcosa, la condivisione dà Qualcuno. Ma anche la prestazione va trasformata in condivisione. Il bicchiere d'acqua dato è importante, ma va trasformato. La gente, prima che tu le dia il bicchiere d'acqua, vuole che tu le voglia bene.
Non si può fare la carità organizzata, non fraintendetemi, la salvezza dell'uomo non è qualcosa ma è Qualcuno. Se voi mi diceste: “Io faccio la carità a distanza”, sappiate che quei poveri ai quali fate la carità a distanza non incontreranno mai Cristo attraverso i vostri soldi!
Questa è la mia opinione personale.Gesù ha detto: “Avevo fame e mi avete imboccato”. E’ in quell'imboccare che incontrano Cristo.
Gesù ha detto: “Ero ignudo e mi avete vestito”, non dice: “mi avete mandato un container di vestiti”. E’ nell'atto della vestizione che avviene l'incontro con Gesù attraverso di te.
Ti devi sporcare le mani coi poveri.
Forse che non devi più fare l'elemosina? Per carità, l'elemosina la devi fare per restituire quello che hai rubato, ma tu ti devi sporcare le mani! Lo Schema di Vita dice giustamente che ogni membro della Comunità si chiede a quale povero è legato e poi lo dice tranquillamente al Nucleo, all'Autorità, per vivere serenamente e con serietà la propria vocazione. E’ saggezza stupenda! E' duro questo perchè è facile dare qualcosa ma è difficile legare sé stessi.
Però se voi passerete all'assistenza il povero non sceglierà mai la Chiesa. Se guardate i genitori dei tossicodipendenti e i tossicodipendenti stessi, ritornano tutti a Dio, più o meno bene, però ritornano tutti a Dio.
Guardate i genitori di cui voi accogliete i figli in affidamento: se voi veramente condividete la loro terribile sofferenza, tutti ritrovano Dio perché nella condivisione tu dai te stesso, ricostituisci la comunione rotta e nella comunione è Dio, Dio che si rivela. E’ la grande ora della Chiesa!
In questo senso ho richiamato la condivisione, perché oggi è la missione, l'Ascensione è la missione: “Andate e predicate” ed io vi dico in questo senso una cosa estremamente importante.
La nostra Comunità come vocazione ha la condivisione diretta, ha quindi una via profetica per annunciare che il Signore è venuto. Voi portate la grande notizia: “Dio è venuto”. Dov'è? Eccolo, guarda, io Lo vivo. Non fate i finti umili, abbiate il coraggio di gridare che il dono che Dio ci ha dato è stupendo! Nella misura in cui amerete Gesù, in quella misura vorrete che Gesù sia amato. Questo è il fondamento della Missione, questo è il fondamento della meditazione, della preghiera e dello stare in ginocchio, perché desideri entrare dentro Gesù, perché vuoi capire, vuoi essere amato..Allora il peccato diventa un ricordo. Non attardatevi nel peccato, no, non fate questa sciocchezza!
Che bello! Il Signore ha detto: “Io faccio nuove tutte le cose

sabato 23 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Sabato Gv 16,23-28
La preghiera dei figli – Pregare nel nome di Gesù, significa rivolgersi a Dio unendosi al Figlio che ci ha resi figli di Dio. Il Padre non può non esaudire questa preghiera filiale. Cfr. Messalino ed. EDB.
Gesù continua la Sua dettagliata, profonda, incisiva descrizione di “come sarà” dopo la Sua ascesa al cielo. Queste pagine sono così ricche che meritano da parte del cristiano un’attenta
lettura ed un analogo attento confronto con il proprio vissuto quotidiano.
Insiste ancora con l’evidenziare che la sua morte non lo porterà lontano da loro, ma al contrario instaurerà una relazione nuova, più stretta, più intima tra l’uomo e Gesù nel Padre, perché lo Spirito Consolatore “dimorerà” in tutta pienezza nel profondo del cuore di ciascun uomo, pronto ad intervenire nella storia, nel vissuto quotidiano tracciando strade e proponendo sentimenti e parole che saranno un tutt’uno con l’uomo solo e solamente se egli gli aprirà le porte e gli consentirà di lasciarsi “accompagnare dallo spirito di Dio, dando luogo alla più grande sintonia che può esistere e potrà esistere in tutti secoli che verranno, perché questo rapporto è un rapporto eterno, non sottoposto alle "riqualificazioni tecnologiche" perché nasce già come il massimo della funzionalità di comunicazione. Infatti, il rapporto intimo della creatura immersa nel grandissimo, infinito spazio, luogo di permanenza continua del grande Amore di Dio. Nulla è più grande e diretto che quest’Amore di Dio Creatore con la sua creatura. In questo stretto rapporto tra Padre e figlio, il figlio potrà chiedere direttamente al Padre ed il Padre darà direttamente al figlio. L’uomo si preoccupi “di avere una relazione di amicizia con colui che, noi lo sappiamo, ci ama” (Teresa di Gesù, Vita 8).

venerdì 22 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Venerdì Gv 16,20-23
Sofferenza e gioia per la nascita di un mondo nuovo ai discepoli – La gioia promessa da Gesù, ai suoi discepoli fiorirà al termine di un parto doloroso, immagine del Mistero Pasquale. Come Gesù, anche il cristiano non deve farsi indietro di fronte ala sofferenza. Quando questa è necessaria per la crescita del Vangelo. Cfr. Messalino ed. EDB
La morte di Gesù porterà molta tristezza nel cuore dei discepoli, una tristezza che si trasformerà in gioia nel momento in cui, risorto Gesù, scenderà lo Spirito Santo.
Lo Spirito consolatore vivrà per sempre nella vita, nella storia di ciascun uomo, in tutti gli avvenimenti; offrirà, nella totale gratuità, nell’ambito del progetto del grande Amore di Dio, la forza necessaria per affrontarli. L’uomo dovrà certamente rendersi disponibile all’ascolto dei suoi interventi, aprirgli le porte del cuore e consentirne il “dimora “. La conseguenza di questo vissuto dell’Amore di Dio, portata e garantita dallo Spirito Santo sarà la grande gioia da cui verrà la pace e la serenità terrena nella certezza della beatitudine eterna Il paragone con il parto rende ancora più comprensibile le parole di Gesù. La donna pur avendo sofferto le doglie del parto, gioirà successivamente per la presenza della sua creatura nella propria vita, quando percepirà anche visibilmente le meraviglie che sono avvenute in lei, del frutto della sua sofferenza e del suo grande atto di Amore.

mercoledì 20 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Giovedì Gv 16,16-20
Dalla tristezza alla gioia – La morte di Gesù ha gettato i discepoli nella tristezza, mentre i suoi nemici sembrano trionfare. M questa morte non è che un passaggio. Gesù annuncia con parole velate la risurrezione e la gloria che lo attendono, e che procureranno ai discepoli una gioia senza fine. Cfr. Messalino ed. EDB
A volte si parla di secoli bui della storia, di oscurantismo. Si definiscono scristianizzati certi paesi e si afferma che ci troviamo ormai in una civiltà postcristiana. Altre volte, invece, lasciandosi guidare da maggiore ottimismo, si enumerano i segni di una rinascita dei valori spirituali nel nostro tempo e si parla di un ritorno della fede. Quello che si dice della storia delle nazioni, si può dire anche della storia personale di ognuno. Ci sono momenti di entusiasmo e momenti di oscurità. Momenti in cui si sente palese la presenza di Dio e momenti nei quali ci si lamenta del silenzio di Dio. Eppure Dio è sempre stato presente in ogni momento della storia, ed è presente in ogni attimo della nostra vita. Gesù ci ha assicurati che sarebbe sempre rimasto con i suoi. Lo Spirito Paraclito è sceso sulla comunità dei credenti e abita in essa. Perciò nei momenti oscuri della giornata, nei momenti di difficoltà e di tristezza, nei momenti di smarrimento e di oscuramento dei valori cristiani, non serve interrogare Dio o indagare, come fecero gli apostoli, se per caso Gesù se n’è andato e ci ha abbandonati. È il momento, invece, di esercitare la fede, di ritrovare la gioia nella sicurezza che il Paraclito ci assiste in continuazione, di prestare maggiore attenzione al Consolatore che dimora in noi. Egli ci illuminerà perché sappiamo riconoscere le opere meravigliose che Dio compie e che con le nostre sole forze non siamo capaci di vedere. È il momento anche di invocare con insistenza lo Spirito Santo, perché ci faccia conoscere tutta la verità e cambi la nostra afflizione in gioia. (La Chiesa. It)

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Mercoledì Gv 16,12-15
Lo Spirito di verità – Lo Spirito che Gesù promette ai discepoli non sarà portatore di un insegnamento diverso dal suo, ma li guiderà a scoprire tutta la verità a proposito della sua vita e della sua morte. Per questo Gesù dice: “Egli mi glorificherà” Cfr. Messalino ed. EDB
Gesù parla ancora ai discepoli, istruendoli su ciò che avverrà quando il loro Maestro ritornerà al Padre. Essi non resteranno mai soli perché lo Spirito lo sostituirà e parlerà ancora ai loro cuori, li guiderà “alla verità tutta intera” perché la Missione di Gesù sarà completa con la discesa dello Spirito Santo, con “l’insediamento” dello Spirito nel cuore di tutti gli uomini ed allora che la presenza di Gesù nella vita, nella storia, nel vissuto di ciascuno sarà sempre pronta ad aiutare coloro che l’ascolteranno, a tenere un rapporto di condivisione con il proprio Dio Creatore e Signore di tutto ciò che esiste ed allora che il rapporto si farà più intenso, il dialogo continuo, sarà una proposta di vissuto di amore profondo, di dono di sé, di accoglienza dell’altro, di qualunque lingua, popolo e nazione, sarà invito a viverre il bene ed allontanare il male, sarà una chiamata continua, un invito a fare…L’uomo sarà sempre libero di gestire la sua vita, libero di non rispondere o di rispondere al suo Dio, di rompere l’equilibrio della pace interiore che lo Spirito “installerà” nel cuore dell’uomo che a questo punto dovrà gestire il suo percorso così liberamente, nella piena sicurezza che nel momento in cui si accorgerà di avere perduto quella gioia interna, quell’apertura di cuore, quel qualcosa di tanto profondo che parola umana non sa riferire, perché appartiene solo nel vocabolario del grande Amore di Dio per la Sua creatura, in quel momento potrà ritornare al Padre, che accoglierà il proprio “figliol prodigo”, farà grande festa e potrà ricominciare quel rapporto di amore certo, sicuro, forte, che c’è, che esiste che Gesù Cristo è venuto a rivelare, che una lunga schiera di Santi quotidianamente ci propone, nel ricordo, che tutto è realtà. Una realtà che l’uomo può se vuole toccare con le mani quando vuole perché Dio è in tutte le cose.

martedì 19 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Martedì Gv 16,5-11
Il ruolo dello Spirito Santo – Lo Spirito permetterà ai discepoli di continuare la missione di Gesù, rivelando il suo mistero al mondo: il suo ruolo consisterà nel mettere in luce la giustizia del Signore, e quindi il peccato di coloro che si rifiutano di accogliere il suo insegnamento. La sua opera sarà rivolta a sconfiggere il male che domina nel mondo. Cfr. Messalino ed. EDB
Gli ultimi discorsi di Gesù hanno portato tanta tristezza nel cuore dei discepoli, che per il momento si sono fermati a pensare solo ed unicamente che il Maestro non sarà più cono loro.
Un dolore prettamente umano che, nonostante la fiducia maturata in Gesù, è l’unico sentimento che in questo momento riescono a provare. Un dolore che Gesù manifestò di provare per la morte di Lazzaro, pur sapendo che l’avrebbe risuscitato, ma in quel momento era l’uomo che si esprimeva con la sensibilità che è propria. Chi di noi non ha pianto e non piange per il distacco umano delle persone care che lasciano questo mondo per passare alla vita eterna? Noi, i “discepoli di oggi, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, lo Spirito Consolatore, che dall’interno del nostro cuore ci aiuta a trasformare questo, a volte, profondo, immenso dolore nella certezza che il distacco è momentaneo perché un giorno tutti ci ritroveremo nella vita eterna. Certo bisogna avere maturato una buona fede ed un buon ascolto che proviene dalla forza dello Spirito che è in noi e la fiducia che già da duemila anni, lo Spirito ha dimostrato e dimostra di operare nel cuore dell’uomo e dopo il primo imbatto con la scomparsa della persona umana, se ci sono le condizioni interiori per pensare alla maniera che Gesù ci ha insegnato, rimondiamo “la china" con la consolazione che chi non è più con noi è passato nella sfera della vita che non finirà mai. I discepoli, che hanno conosciuto Gesù, vissuto insieme a Lui, non riescono ad accettare questo annunciato distacco, ecco perché Gesù spiega loro che la sua morte, la sua risurrezione e la sua ascesa al cielo sono la condizione “sine qua non" perché Lo Spirito santo, lo Spirito Consolatore, scenda nei loro cuori, essi non avevano duemila anni di testimonianze alle spalle!

lunedì 18 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V I settimana di Pasqua)

Lunedì Gv 15,26-16,4
I Testimoni di Gesù – Lo Spirito dona ai discepoli di proclamare il mistero di Gesù. Questo annuncio avviene tra difficoltà e persecuzioni, perché condanna un mondo che si chiude nel proprio rifiuto. Cfr. Messalino ed. EDB
Gesù annuncia ai suoi discepoli la discesa dello Spirito Santo, che confermerà i suoi insegnamenti e li sosterrà nel difficile compito di continuare ad annunciare la lieta novella della nascita, morte e risurrezione del Figlio di Dio, l’atteso Messia, soprattutto la testimonianza di averlo conosciuto ed averlo seguito. Lo Spirito che viene dal Padre li accompagnerà in questo compito molto difficile perché dovrà confrontarsi con degli schemi mentali già ben costituti e conformati, arroccati su una visione completamente diversa del Cristianesimo. Si tratterà di fare passare il messaggio che Gesù è nel Padre e che lo Spirito rappresenta contemporaneamente il Padre ed il Figlio ed è contemporaneamente il Padre ed il Figlio. Lo Spirito continuerà a rivelare il programma del Vangelo dell’Amore, sarà disponibile per tutti coloro che gli consentiranno di operare nel loro mondo interiore e li accompagnerà a lavorare la Vigna del Signore con intensità e purezza di cuore. Certo è un linguaggio che può apparire difficile ma per chi si aprirà all’azione dello spirito, tutto sarà chiaro ed evidente.
Il Maestro assicura i suoi discepoli che la “Forza dello Spirito Santo” li accompagnerà e li sosterrà sempre ed in ogni modo per affrontare in Lui, per Lui e con Lui ogni cosa con la serenità del Suo Amore verso la gloria eterna.

domenica 17 maggio 2009

Omelia della VI Domenica di Pasqua

di
padre Ermes Ronchi

La misura dell’amore è dare senza limitiLa liturgia propone una di quelle pagine in cui pare custodita l’essenza del cristianesimo.Tutto ha inizio da un fatto: tu sei amato (... così io ho amato voi); ne deriva una conseguenza: o­gni essere vivente respira non soltanto aria, ma amore; se que­sto respiro cessa, non vive.Tutto procede un traguardo, dolce e amico: questo vi dico perché la gioia vostra sia piena.L’amore ha ali di fuoco (sant’Ambrogio) che incidono di gioia il cuore. La gioia è un at­timo immenso, un sintomo grande: il tuo è un cammino buono.Gesù indica le condizioni per stare dentro l’amore: osservate i miei comandamenti. Che non sono il decalogo, ma prima an­cora il modo di agire di Dio, co­lui che libera e fonda alleanze, che pianta la sua tenda in mez­zo al nostro accampamento. Re­sto nell’amore se faccio le cose che Dio fa.Il brano è tutto un alternarsi di misura umana e di misura divi­na nell’amore. Gesù non dice semplicemente: amate. Non ba­sta amare, potrebbe essere solo mero opportunismo, dipen­denza oscura o necessità stori­ca, perché se non ci amiamo ci distruggiamo. Non dice nean­che: amate gli altri con la misu­ra con cui amate voi stessi. Co­nosco gli sbandamenti del cuo­re, i testacoda della volontà, io non sono misura a nessuno. Di­ce invece: amatevi come io vi ho amato. E diventa Dio la misura dell’amore.Ma poi ecco che è Lui ad assu­mere un nostro modo di amare, l’amicizia, lui a vestirsi di una misura umana ( voi siete miei a­mici).L’amicizia è un mettersi alla pari, dentro il gruppo e non al di sopra, dice uguaglianza e gioia.L’amicizia è umanissimo stru­mento di rivelazione: tutto ho fatto conoscere a voi: il tutto di u­na vita non si impara da lezioni o da comandi, ma solo per co­munione ed empatia d’amico.E poi di nuovo la misura asso­luta dell’amore, dentro un ver­bo brevissimo, che spiega tutto: dare. Nel Vangelo il verbo ama­re è sempre tradotto con il ver­bo dare (non c’è amore più gran­deche dare la vita); non già sen­tire o emozionarsi, ma dare; quasi un affare di mani, di pane, di acqua, di veste, di tempo do­nato, di porte varcate, di strade condivise. Dare la vita, cioè tut­to, perché l’unica misura dell’a­more è amare senza misura.Amore che non protegge, ma e­spone; amore che ti assedia ed è a sua volta assediato, come lampada nel buio, come agnel­lo tra i lupi.Minacciato amore, sottile come il respiro, possente come le grandi acque, da me custodito e che mi custodisce, materia di cui è fatto Dio e respiro dell’uo­mo.

VI Settimana di Pasqua

V I Settimana dopo Pasqua

Domenica Gv 15,9-17Gv 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Lunedì Gv 15,26-16,4
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”.

Martedì Gv 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”.

Mercoledì Gv 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.

Giovedì Gv 16,16-20
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos’è mai questo ‘‘un poco’’ di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”.

Venerdì Gv 16,20-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”.

Sabato Gv 16,23-28
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”.

sabato 16 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Sabato Gv 15,18-21
“Un servo non è più grande del suo padrone”—Il cristiano non può pensare di percorrere una strada diversa da quella seguita dal Cristo nella notte contro il peccato, in mezzo alle parole e
alle contraddizioni. Cfr. Messalino ed. EDB.
Il mondo, visto esclusivamente per la parte che opera il male che lo rappresenta in tutte le sue espressioni, ricavandone a parere suo benessere e privilegi, ovviamente nel qui e nell’ora, vive senza prospettive per il futuro, lontano da volere ammettere l’esistenza del dopo, della vita eterna, dell’incontro con Dio. Per questa realtà Dio è solamente nella propria forza, nella propria capacità di esercitare il male, di essere più potente, che la rende già “superiore e suprema”, essa non accetterà il vero Dio e coloro che vivono in Lui. Gesù stesso, infatti, sarà respinto, condannato a morire in Croce ed avverte: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” da qui la lunga serie di martiri, perseguitato e costretta ad una vita difficile solo perché ha parlato e parla come Gesù del bene, dell’Amore, dell’Amore verso il prossimo. “Un servo non è più grande del suo padrone.” Per tale motivo come hanno “trattato” Gesù così faranno con i discepoli: saranno apprezzati da coloro che credono e crederanno in Gesù, uomo Dio, saranno respinti e perseguitati da coloro che arroccati sulle cose del mondo non riescono a guardare neanche un millimetro più avanti, rimangono attaccati alla loro”conveniente” illusione di ricchezza, si chiuderanno e non tollereranno che nessuno “oltraggi il loro vitello d’oro”. Lo difenderanno con ogni mezzo.

venerdì 15 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Venerdì Gv 15,12-17
Amatevi gli uni gli altri –L’amore fraterno si fonda sul comandamento del Cristo e sull’esempio della sua vita e della sua morte. Il discepolo che dimentica se stesso per i fratelli porta il frutto di una testimonianza efficace. Cfr. Messalino ed. EDB.
L’Amore di cui parla Gesù è un sentimento profondo, esteso a tutti i legami che possono nascere tra gli uomini, radicato nella Sua Parola, nei suoi insegnamenti. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” Queste poche righe sono un concentrato del messaggio centrale che Gesù dà ai suoi discepoli, l’insegnamento fondamentale che racchiude in se tutto, ogni cosa: l’Amore, un amore che si fa dono totale di stessi all’altro incondizionatamente. “Vi ho chiamato amici, , perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.” L’amicizia è un’apertura completa del proprio cuore, del suo contenuto all’altro, senza riserve, basato sulla stima, su rispetto, … e sulla fiducia reciproca, un crescere insieme, consolidando sempre più nell’amore questo rapporto che è il rapporto di due persone che si incontrano e decidono di condividere le loro realtà senza riserve. Amare come Cristo ha amato ed ama, fino al sacrificio della Sua vita sulla Croce per la salvezza di tutta l’umanità, certamente richiede una maturazione globale dei propri sentimenti che coinvolge tutta la persona, portandola al distacco da tutto ciò che è terreno, persino dalla propria vita terrena, nella certezza del raggiungimento della vita eterna. Una meta difficile da raggiungere, ma non impossibili se pensiamo al lungo elenco di martiri che la Chiesa ha elevato agli onori degli altari ed alla lunga schiera di martiri che pur non avendo avuto questo riconoscimento terreno vivono con Gesù la Beatitudine eterna nella Corte Celeste.

giovedì 14 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V settimana di Pasqua)

Giovedì - SAN MATTIA - Gv 15,9-17
La gioia del Cristiano – Dalla fedeltà alla parola di Gesù, scaturisce una gioia profonda e duratura, quella di sapersi amati dal Signore e di vivere, come lui, uniti al Padre Cfr. Messalino ed. EDB-
Gesù è “via, verità e vita”! Per arrivare al Padre basta rimanere nel Figlio, osservare i comandamenti come li ha osservati il Figlio, il suo vissuto, la Sua Parola, questo è l’unico percorso per raggiungere Dio Padre. L’amore, l’amarsi l’uno con l’altro, amare come Gesù ha insegnato. “ Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”. Gesù ha elevato l’uomo al ruolo di figlio, portandolo a conoscenza del suo rapporto con il Padre. E’ Gesù che ha scelto i suoi discepoli, essi l’hanno seguito ed hanno conosciuto il Padre.
Bisogna, quindi, seguire Gesù, la sua Parola ed i suoi insegnamenti, per realizzare la vocazione di “cristiani”. Come Gesù è stato il tralcio più produttivo della vite, così il cristiano deve andare e lavorare la vigna del Padre e portare frutto.

mercoledì 13 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V settimana di Pasqua)


Mercoledì Gv 15,1-8
Vivere del Cristo – La vera vigna di Dio di cui di cui parlano i profeti è il Figlio che comunica la vita ai suoi. Uniti a Lui potremo portare un frutto che rimane.Cfr. Messalino ed. EDB.
Giovanni 15,1-2: Gesù presenta il paragone della vite. Nell'Antico Testamento, l'immagine della vite indicava il popolo di Israele (Is 5,1-2). La gente era come una vite che Dio piantò con molta tenerezza sulle colline della Palestina (Sal 80,9-12). Ma la vite non corrisponde a ciò che Dio si aspettava. Invece di uva buona produce un frutto acerbo che non è buono a nulla (Is 5,3-4). Gesù è la nuova vite, la vera vite. In una unica frase ci consegna il paragone. Dice: "Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto!". La potatura è dolorosa, ma è necessaria. Purifica la vite, così cresce e dà più frutti.• Giovanni 15,3-6: Gesù spiega ed applica la parabola. I discepoli sono già puri. Sono stati già potati dalla parola che udirono da Gesù. Fino ad oggi, Dio opera la potatura in noi mediante la sua Parola che ci giunge dalla Bibbia e da tanti altri mezzi. Gesù allunga la parabola e dice: "Io sono la vite, e voi siete i tralci!" Non si tratta di due cose distinte: da un lato la vite, dall'altro i tralci. No! La vite non esiste senza i tralci. Noi siamo parte di Gesù. Gesù è il tutto. Affinché un ramo possa produrre frutto, deve essere unito alla vite. Solo così riesce a ricevere la linfa. "Senza di me non potete far nulla!" Il ramo che non dà frutto viene tagliato. Si secca ed è pronto per essere bruciato. Non serve a nulla, nemmeno per la legna!• Giovanni 15,7-8: Rimanete nell'amore. Il nostro modello è quello che Gesù stesso visse nella sua relazione con il Padre. Dice: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore!" Insiste nel dire che dobbiamo rimanere in lui e che le sue parole devono rimanere in noi. Ed arriva a dire: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato!" Poiché ciò che più vuole il Padre è che diventiamo discepoli e discepole di Gesù e, così, produciamo molto frutto.
(P.Carmelitani)

martedì 12 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V settimana di Pasqua)

Martedì Gv 14,27-31
La pace del Cristo – Vivere nel Figlio in unione col Padre: Questa è la pace che Gesù ha promesso ai suoi discepoli nel momento in cui stava per tornare al Padre passando attraverso la morte, in un gesto di obbedienza e di amore da cui scaturirà la vittoria della risurrezione.
Cfr. Messalino ed. EDB
Gesù dice ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace”, una pace diversa da quella proveniente dalle cose terrene, la Pace di cui parla Gesù è la Pace del e nel cuore, è la pace, dono del Padre, perché Egli è nel Padre a tutti gli uomini senza distinzione alcuna. E’ compito dell’uomo mantenere questa pace e coltivarla nel proprio cuore seguendo gli insegnamenti di Gesù, che sono gli insegnamenti del Padre, visto questo rapporto di intima reciproca relazione tra Padre e Figlio. Vivere nella Pace del cuore, nella Pace lasciata da Gesù comporterà a volte delle rinunce, dei turbamenti; significa lottare e vincere le seduzioni del mondo, quello che non sono coerenti con i dieci comandamenti e con il vissuto di amore, annunciato, vissuto da Gesù e lasciato come via, verità, vita, la Pace annunciata e donata dall’Amore di Gesù, il Re dei Re, nato povero in una grotta, dall’Amore di Cristo morto sulla Croce e Risorto nella Luce e nella Pace.

lunedì 11 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la V settimana di Pasqua)

Lunedì Gv 14,21-26
Il dono dello Spirito Santo – Lo Spirito svelerà ai discepoli il rapporto nuovo che, nel figlio, li unisce a Dio. Il Cristo regna col Padre nel cuore di ogni credente che mette in pratica con amore il suo insegnamento. Cfr. Messalino ed. EDB
“Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Molto profonde e significative le parole di Gesù, ma questi ultimi messaggi, si rivelano a volte incomprensibili alla mente umana dei discepoli, che sentono il bisogno di capire e non esitano a fare domande. Perché, Signore, chiede Giuda, devi manifestarti a noi e non al mondo?
La comprensione si fa difficile perché Gesù annuncia delle “dinamiche” particolari che non possono essere comprese se non "sperimentate". Mentre Gesù è con loro i discepoli lo ascoltano direttamente, tutto troverà una chiarificazione completa quando, asceso al cielo Gesù, sarà lo Spirito Santo a parlare direttamente non solo ai discepoli, ma a tutti coloro che ameranno Lui e quindi il Padre ed il rapporto che si instaurerà sarà un rapporto diretto basato sull’Amore, tra il credente ed il suo Dio.

domenica 10 maggio 2009

Omelia della V Domenica di pasqua

Di don Paolo Curtaz

Dimorare, portare frutti
Gesù vuole fortemente svelare il vero volto del Padre, non fonda una religione fatta di misteri, non fa delle cose di Dio un privilegio per pochi istruiti: parla di pesce ai pescatori, di pecore ai pastori, di vite ai vignaioli.Parole semplici, chiare, illuminanti, esempi presi dalle vicende quotidiane per spiegare l’assoluto di Dio.I poveri capiscono, gli umili, gli illetterati. Coloro che hanno il cuore trasparente (o trafitto), un cuore che sente il bisogno di essere riempito, amato, consolato. Anche nel suo modo di parlare, Gesù appare come un appassionato, rispettoso dei nostri limiti, attento alla nostra sensibilità.Così accade ancora oggi, amico lettore: Dio ti parla attraverso le cose quotidiane.Gesù è il pastore bello che ci conduce ai pascoli erbosi, gli stiamo davvero a cuore, non come i pastori a pagamento che appena vedono il pericolo scappano a gambe levate.E proprio perché ci ama, oggi, nella splendida parabola della vigna, ci suggerisce tre atteggiamenti.
Potature
Affinché la vite porti frutto occorre potarla: il tralcio, accorciato nel punto giusto, concentra tutte le sue energie nel futuro grappolo d’uva. Ma il tralcio non capisce cosa sta succedendo, mentre la lama lo taglia, facendolo soffrire.La vita ci pota in abbondanza: delusioni, fatiche, malattie, periodi “giù”; è piuttosto inevitabile e lo sappiamo anche se ci ribelliamo, ci intristiamo, fuggiamo il dolore e la correzione.L’uomo non accetta la fatica e il fallimento inevitabili nel nostro essere finiti, limitati, segno questo della sua dignità, della sua natura immortale che lo spinge ad andare oltre.Come viviamo le potature della vita? Il Signore ci invita a viverle nel positivo, come occasione, come possibilità.Certo, lo scrivo e ne sono perplesso: quanto amor proprio devo mettere da parte, quanta pazienza esercitare, quanto equilibrio mettere in atto per non scoraggiarmi e deprimermi, per non offendermi e prendermela con Dio!Eppure, è un tragitto obbligato: l’accettazione serena (mai rassegnata!) delle contraddizioni della vita concentra la linfa vitale della mia vita in luoghi e situazioni inattesi e con risultati – credetemi – davvero sorprendenti.Animo, allora, le potature sono necessarie, così come la grande e dolorosa potatura degli apostoli, ribaltati come guanti, masticati dalla croce, li ha resi davvero apostoli maturi e riflessivi, capaci di annuncio e di martirio e non solo entusiasti e immaturi seguaci di una folgorante esperienza mistica.
Niente
La linfa' che alimenta la nostra vita è la presenza del Maestro Gesù che abbiamo scelto come pastore. Nient’altro ci può dare forza, serenità, luce, gioia e pace nel cuore.Solo restando ancorati a lui possiamo portare frutti, crescere, fiorire.Senza di lui, niente.Orientiamo con forza e gioia, continuamente, la nostra strada verso la pienezza del vangelo. Gesù ci chiede di dimorate, di rimanere, di stare.Non come frequentatori casuali, ma come assidui frequentatori della sua Parola.Gesù ci chiede di dimorare in lui.Dimora, non andare ad abitare altrove, resta qui accanto al Maestro.Dimora: nel più profondo del tuo cuore lascia che il silenzio ti faccia raggiungere dall’immensa tenerezza di Dio.Senza di me non potete fare nulla, dice Gesù.Cerchi la gioia? Cercala in Dio, vivila in lui, stagli unito, incollato, come il tralcio alla vite.La linfa vitale proviene da lui e da lui solo e da questa unione scaturisce l’amore.I cercatori di Dio che si sono fatti discepoli del Nazareno non hanno il futuro assicurato, né la loro vita è esente da fragilità e peccato, né vengono risparmiati dalle prove che la vita (Non Dio!) ci presenta. I discepoli del Signore hanno capito che la vita è fatta per imparare ad amare e prendono lui, il Nazareno, come modello e fonte dell’amore.E dimorano.
Frutti
Dio è contento se portiamo frutti, come un papà orgoglioso per il proprio bambino, così Dio con me. Gesù ribalta la nostra (brutta) visione di Dio: Dio non è un paranoico invidioso della nostra libertà, che vuole onore e rispetto, solitario e nevrotico dittatore divino.Dio vuole che cresciamo, che fioriamo, che portiamo frutti.Frutti d’amore che maturiamo diventando discepoli.La linfa dell’amore sgorga potente nel cuore di Barnaba, il figlio della consolazione. Figura di spicco della primitiva comunità, manifesta l’amore andando a soccorrere il neoconvertito Saulo. Tutti lo temono (La sofferenza è dura. Ma la sofferenza subita per causa della Chiesa!), non si fidano dell’ex-persecutore convertito.Paolo è a metà del guado, ha conosciuto il Signore, ma la comunità dei discepoli (fragili, fragili, fragili, quando lo capiremo?) lo evita.Barnaba lo prende sotto le sue ali, sarà lui a diventare il volto dell’amore di Dio, per Saulo.Noi, discepoli del risorto, potati dalla vita, se dimoriamo nel Signore porteremo, in questa settimana, frutti di consolazione e di benedizione per i fratelli che vedremo.Siamo noi il volto del Dio compassionevole per chi incontreremo.

V Settimana di Pasqua

V Settimana di Pasqua
Domenica Gv 15,1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Lunedì Gv 14,21-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

Martedì Gv 14,27-31
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”.

Mercoledì Gv 15,1-8
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

Giovedì - SAN MATTIA- Gv 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

Venerdì Gv 15,12-17
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

Sabato Gv 15,18-21
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato
”.

sabato 9 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Sabato Gv 14,7-14
Chi vede Gesù vede il Padre -- Facendogli scoprire che Gesù è il Padre sono una cosa sola, la fede dà al discepolo la forza di cui ha bisogno per continuare l’opera del maestro. Nella misura in cui egli agirà “nel nome” del Cristo glorificato, la sua azione arriverà a penetrare l’umanità intera. Cfr. Messalino ed. EDB.
Gesù si esprime con un linguaggio nuovo, che i discepoli non riescono a capire. Filippo, infatti, chiede che gli venga mostrato il Padre, è difficile capire che il Padre è nel Figlio ed il Figlio è nel Padre. Essi sono portati a cambiare del tutto il loro modo di vedere, il Padre non è un “qualcuno da presentare” un’altra persona, ma è lo stesso Gesù, che li invita ancora una volta a credere che il Padre già lo conoscono, perché il Padre è nel Figlio ed il Figlio è nel Padre e quindi avendo conosciuto il Figlio hanno conosciuto il Padre. Egli, infatti, non è venuto per prepararli all’incontro con il Padre, ma è venuto per mostrargli il Padre, perché il Padre è in Lui. Le opere che Gesù ha compiuto le ha potuto compiere perché Dio. Padre è in Lui e rassicura dicendo: “Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre, … Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

venerdì 8 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Venerdì Gv 14,1-6
Chi segue Gesù cammina verso il Padre – Chi fonda la propria esistenza sul Cristo, può essere certo di trovarsi sulla via di Dio. Gesù, che è una cosa sola col Padre, è il solo che può farcelo veramente conoscere.
“Io sono la via, la verità e la vita”“Non sia turbato il vostro cuore”. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti». Quando Giovanni riporta queste parole di Gesù, il Signore già da molti anni è partito dai suoi. Essi ora attendono di incontrarsi nuovamente con lui. Di qui il valore di queste parole del Signore che conferiscono certezza nell’attesa. Anche noi incontriamo Gesù nel mistero, nella liturgia, nell’assemblea eucaristica… Anche a noi fa piacere poter ripetere: chi incontra Gesù incontra il Padre, uniti a Gesù siamo nella via vera della vera vita. Ma non siamo uniti al Signore se non siamo uniti ai fratelli, e se non riconosciamo il posto che ciascuno di loro ha nella Casa del Padre. La risurrezione del Cristo avverrà quanto a Davide avvenne per segno. Suscitare e risuscitare nella lingua greca, in cui sono scritti gli Atti degli Apostoli, sono il medesimo verbo. La morte non sarà il tragico crollo di tutte le speranze. Sarà la venuta di Cristo a prenderci per portarci a vivere eternamente con lui e con il Padre. Dio lo ha risuscitato dai morti, e ora lo attestano risorto i suoi discepoli. Predicare significa sempre proclamare che Gesù è risorto dalla morte. (Monaci Benedettini Silvestrini)

giovedì 7 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Giovedì Gv 13,16-20
Chiamati a servire – La via che Gesù apre ai suoi discepoli è quella del servizio, che è dono di sé. Seguendola si trova la vera felicità. Cfr. Messalino ed. EDB.
Gesù stupisce ancora una volta insistendo nell’affermare, contro ogni ottica umana che il servire è più dell’essere servito, che è nel servizio reso fedelmente a Dio Padre che troveremo la strada per la Beatitudine della vita eterna. Sconvolgente e completamente impossibile per l’uomo il dovere pensare che la potenza non è nell’essere più forti, ma nell’essere più umili. Non sono parole ma fatti dimostrati dallo stesso Gesù. Egli lavò persino i piedi dei suoi apostoli, un gesto dimostrativo di grande spessore se pensiamo che ad esso segue la totale offerta della sua persona con la morte in croce e successivamente, in modo del tutto straordinario, la Gloria della Sua Resurrezione, la conquista del Regno dei cieli.

mercoledì 6 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Mercoledì Gv 12,44-50
Gesù, luce del mondo – Con la sua parola mette in luce il significato della nostra esistenza: vivere con Dio. Coloro che rifiutano il loro insegnamento si condannano con le proprie mani. Cfr. Messalino ed. EDB.
Gesù afferma espressamente di essere la luce inviata dal Padre per salvare l’uomo dalle tenebre, questo è il suo mandato, la Sua Missione. Credendo in ciò che dice, chi l’ascolta ha creduto in Dio Padre, chi non l’ascolta e non si comporta secondo gli insegnamenti trasmessi da Lui, il Maestro uomo-Dio, solo “via", “verità”, “luce”, non avrà ascoltato il Padre. Obbedienza ed abbandono completo all’immensità dell’Amore, dono totale di tutto se stessi, è l’insegnamento più forte; questo è il messaggio più significativo, questo è il comportamento che deve assumere il cristiano nei confronti del proprio Dio, un Dio che è Padre, un Dio che è Amore, di un Dio che dona se stesso, che sacrifica sulla Croce il proprio Figlio unigenito per dirci “semplicemente”: “se vuoi venire dietro a me lascia tutto e seguimi”. Questo diventa il compito del vero Cristiano, questa deve essere la forza dell’Amore per il suo Creatore: il “Fiat” quotidiano nell’abbandono sempre più totale alla Sua volontà, che dettata solo ed unicamente dall’Amore Vero non può che essere il meglio per la realizzazione della Salvezza.

martedì 5 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Martedì Gv 10,22-30
Dio agisce nel suo Figlio – I Giudei che attendono il Messia, chiedono a Gesù che si dichiari apertamente, come l’inviato di Dio. Ma se accogliessero la sua testimonianza, comprenderebbero dal suo modo di agire che il suo rapporto col Padre è ben più profondo di quello di un semplice inviato. Cfr. Messalino ed. EDB.

I Giudei vogliono risposte certe , vogliono la motivazione, vogliono capire, perché quest’uomo inquieta parecchio; interpreta la Sacra Scrittura in modo nuovo, compie prodigi e miracoli. Certo poveri uomini, legati a schemi prefissati e chiusi ai nuovi messaggi, che poi, in modo del tutto “sui generis”provengono da un uomo per loro discutibile, date le umili origini.
Gesù gli risponde ancora in modo eloquente, vicino alla cultura dei tempi, ma sempre inquietante: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore”…
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”…” Io e il Padre siamo una cosa sola”. Poveri piccoli esseri umani arroccati alle nostre idee, privi di quella tenacia che porta ad affrontare le nuove, buone “novelle” allargando i propri orizzonti con determinazione e comprensione, incapaci di riconoscere l’Amore, di abbandonarsi nelle braccia del ”buon Pastore”, quale altro pensiero si può maturare se non quello di sopprimere l’ostacolo e risolvere con il classico: “Il caso è chiuso”?
Questo fecero i Giudei, questo fa ogni cristiano che si propone con i medesimi atteggiamenti.

lunedì 4 maggio 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la IV settimana di Pasqua)

Lunedì
Il Buon Pastore – Radunando intorno a sé coloro che credono alla sua parola, Gesù non si comporta certo come i cattivi pastori, che pascono se stessi” alle spalle del gregge (cfr. Ez 3). Egli vuole una cosa sola: che i suoi “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” Cfr. Messalino ed. EDB.
Per penetrare nel fascino dettato dalla scrittura del brano evangelico odierno, sentirlo e gustarlo in tutte le sue parti necessita fare una chiara composizione del luogo e riuscire a tradurre nella propria vita la “dolcezza” ivi espressa. Il Buon Pastore è senz’altro colui che entra dalla porta principale, questo non lo farebbero i pastori cattivi: ladri, briganti, ovviamente individui che entrano nel recinto con idee e propositi certamente ben diversi..
Il Buon Pastore ama le sue pecore e le pecore sentono questo grande amore, ne colgono le modalità e da questi segni , senza possibilità di errore riconoscono il loro Pastore. “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore”.
L’esplicitazione non tarda a venire ed ancora più intensamente dice:.” io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza”. Tutto l’Amore di Dio per le sue creature passa attraverso l’uomo – Dio, Gesù Cristo, via, verità, luce. La creatura che lo riceve e lo fa suo avrà tutte le cure, le attenzioni per costruire nel passaggio terreno, la propria vita eterna nell’immensità celestiale dl Cuore di Dio.

domenica 3 maggio 2009

Omelia della IV Domenica di Pasqua

di
don Paolo Curtaz
A chi?
A chi sto a cuore?
Chi mi sta a cuore?Per chi sono prezioso, importante, essenziale?Nel percorso della vita questa domanda, presto o tardi, diventa l’unica domanda essenziale. Quando sperimentiamo la fragilità dell’essere e i nostri limiti, quando vediamo che i successi tanto agognati non colmano il nostro cuore ma lo spalancano a desideri nuovi e insaziabili, quando la vita si scontra contro un muro, ci poniamo questa domanda semplice e terribile: a chi sto a cuore?In settimana la mia gente è stata turbata da un episodio di cronaca finito sui quotidiani nazionali: una giovane coppia tedesca ha abbandonato in pizzeria tre bambini, figli della donna, e sono fuggiti. Li hanno cercati a lungo, temendo che si fossero uccisi poi, a metà settimana li hanno trovati che vagavano nei dintorni della città. I figli sono stati rimpatriati, alla madre è stata tolta la patria potestà, al compagno si sono aperte le porte del carcere, per non essere rientrato da una licenza premio in Germania.I commenti, nei bar, tra vicini, abbondano: genitori snaturati, pazzi, drogati.Raccapriccio e condanna, all’inizio, poi, vedendo la madre, sentendo la sua storia di miseria, il suo pianto ingenuo e disperato dopo avere appreso la notizia del provvedimento, i sentimenti nei loro confronti sono mutati.Oggi, mentre scrivo, ho saputo che il compagno è in rianimazione per essersi impiccato in cella.Erano partiti per andare al mare, poi hanno finito i soldi e non sapevano come fare per rientrare, come due adolescenti immaturi, hanno pensato che qualcuno si sarebbe occupato dei bimbi e che si sarebbero riuniti in Germania.Ho pianto, quando ho appreso la notizia, ho solo immaginato quanto abisso di solitudine possa portare un venticinquenne a uccidersi.A Chi sto a cuore?
Nel cuore degli uomini
Sto a cuore a chi mi ha voluto, a chi mi ha generato, certo. Ma, molto spesso, sappiamo che la vita ci fa scontrare con i limiti dei nostri genitori. Diventare adulti e diventare a nostra volta genitori, significa, anche, fare i conti con la fragilità e l’egoismo che alberga all’interno di ogni cuore, di ogni famiglia.Per molti, per la maggioranza, mi auguro, sto a cuore e mi sta a cuore la persona con cui ho costruito una vita di coppia e una famiglia, anche se il passare degli anni e l’intiepidirsi dei sentimenti suscitano qualche amarezza di troppo e qualche delusione.Per tutti, sto a cuore al mio datore di lavoro, ai miei vicini, ai miei colleghi, perché ne hanno un interesse, un tornaconto, un ritorno.E anche noi, se siamo onesti con noi stessi, sappiamo che, quasi sempre, amiamo chi ci ama o coloro da cui speriamo avere un tornaconto.È naturale che sia così, è istintivo, ovvio.Amiamo chi ci ama, siamo amati da chi ha un interesse nei miei confronti.Tutti, eccetto il Dio di Gesù.
Amori gratis
Gesù, oggi, dice di essere l’unico pastore che mi ama, che mi conosce e mi valorizza, senza pensare di averne un vantaggio.Gli altri padroni sono mercenari, mi amano per avere un tornaconto.È vero: al mio datore di lavoro sto simpatico se produco, a volte anche i miei amici e i miei parenti mi amano a patto di comportarmi secondo ciò che essi si aspettano.Invece Dio ci ama gratis, quando lo capiremo?Non ci ama perché siamo buoni ma, amandoci, ci rende buoni.Non ci ama neppure per essere adorato, è libero Dio, anche dal protagonismo divino.Dio non può che amare, scrivevano i Padri della Chiesa, perché è amore puro, donato senza condizioni, gratuitamente, graziosamente, si diceva una volta.Il suo amore senza condizioni è vero e serio: Gesù sceglie di donare la sua vita, non vi è costretto, lo desidera e lo fa', perché davvero ci ama…
Noi
Anche noi, a sua immagine, siamo chiamati ad amare, a dire ai fratelli che non credono quale è il vero volto di Dio, ad allontanare i mercenari che ci considerano validi solo se produciamo o consumiamo.Anche noi possiamo convertire il nostro cuore e imparare ad amare gratuitamente.È un lavoro di purificazione lento e doloroso, ma possibile.Vivere da pecore (non da pecoroni!) significa prendere sul serio le parole di Gesù, riferirsi a lui nelle scelte quotidiane, amare e amarci come lui ci ha chiesto, vivere da risorti, da salvati.Non si tratta di salvare il mondo, il mondo è già salvo, si tratta di creare delle zone franche, degli spazi di verità nelle nostre città isteriche in cui ognuno sia sé e faccia essere.Nel realizzare questo grande sogno, aspettando che il Regno contagi ogni uomo e lo renda felice, aspettando il ritorno glorioso del Maestro, ognuno scopre di essere amato e di avere un progetto (grande) da realizzare. Che sia un premio Nobel o una colf poco importa, ognuno ha un destino da realizzare, una vocazione da vivere. Imparare ad amare gratuitamente perché siamo amati gratuitamente e siamo amati bene.Gesù il pastore “bello” come scrive Giovanni, ci affascina per la sua libertà interiore e la sua capacità di amare in maniera adulta e libera.
Preti
In questo progetto alcuni fratelli sono chiamati da Dio e dalla comunità a rendere presente il Cristo nel ministero della Parola (spiegare le Scritture) e nella celebrazione dell'Eucarestia e del Perdono.Imitando il Buon Pastore, con tutti i loro difetti e i loro limiti, diventano i pionieri di questo cammino verso il Regno. Vogliate bene ai vostri preti! Belli o brutti, simpatici o scontrosi, giovani o attempati! Chiedetegli ciò che di più prezioso hanno: Cristo.Per il resto, aiutateli a camminare nella serenità del Vangelo e, soprattutto, non giudicateli male perché il mistero di una chiamata al sacerdozio è quanto di più coinvolgente e totalizzante accada in una persona e non può mai essere banalizzato dalla nostra superficialità. Perché ogni prete, anche il più incoerente, almeno una volta ha detto di sì totalmente e passionalmente al Progetto di Dio su di lui e per questo è degno di grande rispetto.La nostra Chiesa ha bisogno di pastori coraggiosi, non pavidi, non arroccati nelle sacrestie, non arrabbiati col mondo, non saccenti e distaccati, ma fratelli col cuore attraversato dalle storie delle persone che incontrano di cui si fanno carico per portarli a Cristo.Che il Signore non faccia mai mancare pastori secondo il suo cuore!

IV Settimana di Pasqua


IV Settimana di Pasqua
Domenica Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Lunedì Gv 10,1-10
In quel tempo, disse Gesù: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza”.

Martedì Gv 10,22-30
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno. Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Mercoledì Gv 12,44-50
In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”.

Giovedì Gv 13,16-20
In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: ‘‘Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno’’. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.

Venerdì Gv 14,1-6
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Sabato Gv 14,7-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.