San Josemaria Escrivà, Sacerdote
Sabato - Mt 8,5-17
È vero che la malattia genera debolezza nell'essere umano, ma spesso accade che proprio in quello stato con maggiore fiducia ed intensità ci si rivolga a Colui che si è definito medico dei corpi e delle anime. Nel definire la sua missione Gesù dice alle folle: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questi sono i motivi che ci spiegano quel continuo afflusso di gente malata che da sempre ricorre a Gesù, che lo segue e lo insegue, che cerca di lambire il suo mantello o addirittura di sperimentare quel prodigio tocco di Gesù che guarisce e salva. Oggi è la volta di un paralitico, che audacemente si accosta a Gesù per mezzo del suo padrone, si prostra ai suoi piedi e umilmente invoca: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». La fede vera ed intensa, alimentata anche dall'urgenza della richiesta, non ammette dubbi. La potenza dell'uomo Dio è più forte di ogni male. Quell'intervento del padrone è un bell'ornamento alla preghiera del malato: tutto possiamo chiedere a Dio, ma sempre dobbiamo umilmente rimetterci alla sua santissima volontà. Lo stesso Gesù dinanzi all'agonia nell'orto del Getsemani dirà: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Anche la risposta di Gesù getta luce nel nostro spirito ed alimenta la nostra fiducia: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». La nostra guarigione coincide con la volontà di Cristo: Egli afferma: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». L'invito finale è un velato riferimento al sacramento dell'eucaristia: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». Ringraziarlo ogni giorno è un nostro dovere. M.B.S.
Per un confronto personale
• Paragona l'immagine che hai di Dio con quella del centurione e della gente, che seguiva Gesù.
• La Buona Novella di Gesù non è, in primo luogo, una dottrina o una morale, né è un rito o un insieme di norme, ma è un' esperienza profonda di Dio che risponde a ciò che il cuore umano anela. La Buona Novella, come si ripercuote in te, nella tua vita e nel tuo cuore? P.C.
Se alcuni uomini dicono: «Dio è morto», nella mia città e in altre città, se dei cristiani ne sono stati responsabili, consapevolmente o no, poiché sono io che vivo oggi, sono io ad esserne responsabile: i cristiani di tutti i tempi sono una cosa sola e io non sono la sola cristiana a vivere. Gli altri e io che faremo?
RispondiEliminaMadeleine Delbrêl
Credere è scoprire di essere amati da Dio, è affidarsi totalmente a questo amore rispondendo all’amore con l’amore. Se tu mi ami, Dio entra in te e testimonia dentro di te lui stesso. Lui dà un modo tutto nuovo di guardare la realtà che ti circonda. La fede ci fa vedere gli avvenimenti con i suoi stessi occhi, fa scoprire il disegno che egli ha su di noi, sugli altri, sulla creazione intera
RispondiEliminaChiara Lubic
Quando tutto sembra oscuro, Gesù può far guizzar la luce! E quando tutto sembra insormontabile, Gesù può appianare! Una sola cosa è necessaria: fidarsi di Gesù-Amore, che non lascia mai di soccorrere anche quando sembra tutto perduto.
RispondiEliminaBeata Madre Maria Candida dell'Eucaristia
Voi chiedete i miracoli, che compivano gli apostoli al loro arrivo, allorché guarivano i lebbrosi, scacciavano i demoni e risuscitavano i morti? La dimostrazione più eloquente della vostra generosità e del vostro amore, tuttavia, consiste in questo: nel credere, cioè, in Dio, senza assistere a prodigi del genere.
RispondiEliminaS. Giovanni Crisostomo
Nulla è bello tranne il vero; il vero soltanto è amabile.
RispondiEliminaNicolas Boileau
Il Gesù della vita e delle parabole è un uomo curioso di ogni umanità, attento a cogliere un'azione giusta e un sen-timento buono che esce dal cuore dell'uomo. Capace di onorare ogni minima giustizia e bontà, verità e bellezza, misericordia e compassione disseminate nel suo popolo e fuori di esso.
RispondiEliminaLuigi Accattoli
Se alcuni uomini dicono: «Dio è morto», nella mia città e in altre città, se dei cristiani ne sono stati responsabili, consapevolmente o no, poiché sono io che vivo oggi, sono io ad esserne responsabile: i cristiani di tutti i tempi sono una cosa sola e io non sono la sola cristiana a vivere. Gli altri e io che faremo?
RispondiEliminaMadeleine Delbrêl
Bisognerebbe svegliarsi ogni mattina con una fede sempre più stupefatta e un cuore sempre più spalancato a ogni creatura.
RispondiEliminaGraham Green