Sabato - Mt 6,19-23
Con orrore ascoltiamo quanto ci narra la prima lettura. Atalìa, madre del re deceduto, Azaria, per assicurarsi il regno, fa uccidere tutti i possibili pretendenti, tutta la famiglia regale. A sua insaputa, viene salvato però un figlio del re di due anni che viene tenuto nascosto. Quando egli raggiunse il settimo anno, per opera di sommo sacerdote Ioiàda, viene fatta giustizia. Jòas viene acclamato re e Atalìa, uccisa fuori del tempio. Sono vicende umane che si ripetono nella storia delle Nazioni in cui l’ambizione del comando e del potere, della ricchezza, con la sete di felicità e di successo perverte l’animo umano, spingendolo a esecrandi misfatti. Gli ammonimenti che ci vengono dal brano del vangelo potremmo vederli sulla stessa linea. Anche Gesù mette in guardia dal pericolo delle ricchezze. Sono beni effimeri che ci possono essere rubati da un momento all’altro. Non costituiscono la vera felicità dell’uomo che è altrove, nella umile obbedienza alla volontà del Signore. Non le porteremo con noi… Ci invita a procurarci quei tesori di grazia che nessuno potrà mai rubarci, se nel nostro cuore ci sono sincerità e rettitudine. E’ dal cuore che escono fuori tutti i cattivi pensieri e indegne intenzioni. La limpidezza dello sguardo denota anche la rettitudine delle intenzioni. Quando entra dentro di noi il peccato, lo sguardo si fa oscuro, torbido… Suona dentro di noi come un campanello di allarme che ci mette in guardia contro deviazioni e ingiustizie. Allora dovremmo seguire il consiglio che San Benedetto, seduto a cena, suggeriva al monaco che gli reggeva il lume, agitato da pensieri di superbia: “Segna il tuo cuore, fratello, segna il tuo cuore! Non è retto quello che tu pensi!” Quante volte i nostri pensieri, le nostre intenzioni, le nostre azioni… sono contro la verità, benché avvolti da un manto di perbenismo. Ci liberi il Signore da tante doppiezze; ci doni la forza della sincerità del “sì, sì” e del “no, no”! M.B.S.
Per un confronto personale
• Gesù disse: "Là dove è il tuo tesoro, è anche il tuo cuore". Dove si trova la mia ricchezza: nel denaro o nella fraternità?
• Qual è la luce che ho nei miei occhi per guardare la vita, gli avvenimenti? P.C
Ho molta fiducia nei piccoli, nei deboli che si uniscono in movimenti non violenti, senza aver bisogno di prestigio; piccoli gruppi senza potere che si mettono d'accordo per affermare senza odio, senza vio-lenza, ma anche senza codardia, che bisogna arrivare a condizioni giuste e umane nelle relazioni tra pa-esi ricchi e paesi poveri, tra le grandi compagnie e i nostri paesi... E Dio che ama gli umili, i deboli e i piccoli, non abbandonerà questo mondo. È lui la forza della nostra debolezza!"
RispondiEliminaHelder Camara
Il benessere è necessario, ma oltre un certo limite diventa un ostacolo. Dietro la creazione di bisogni illimitati si nasconde una trappola. La soddisfazione dei bisogni materiali deve avere dei limiti, altrimenti degenera in culto della materia. È il rischio che stanno correndo gli europei, e che avrà effetti devastanti se non compiranno un cambiamento radicale.
RispondiEliminaGandhi
Sebbene tutti abbiano gli occhi, quelli di talune persone sono talora avvolti dall'oscurità e perciò incapaci di contemplare la luce del sole. Allo stesso modo, anche gli occhi del tuo spirito sono accecati dai tuoi peccati e dalle cattive azioni che commetti. Queste cose portano le tenebre dentro di te, come quando sopraggiunge l'albugine nei tuoi occhi rendendoli incapaci di fissare la luce del sole. Allo stesso modo, anche i tuoi peccati diffondono intorno a te l'oscurità in maniera che tu non possa più riconoscere Dio.
RispondiEliminaTeofilo di Antiochia
Noi che vogliamo contemplare Dio, purifichiamo il nostro cuore mediante la fede, risaniamolo mediante la pace, perché lo slancio che ci fa amare l'un l'altro è già un dono di colui verso il quale si levano i nostri sguardi.
RispondiEliminaS. Agostino
Ch'io renda semplice, schietto e vuoto il mio cuore,
RispondiEliminacome un flauto di canna
che Tu possa riempire di musica.
Tagore
Vi può essere qualcosa di più buono di Dio? Anzi, quale altro bene può esservi fuori di Dio solo? Perciò l'anima santa che ha qualche presentimento dell'incomparabile dignità, dello splendore, della bellezza di tale Bene, accesa di divino amore, esclama: «L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?»
RispondiEliminaS. Bruno