Giovedì - Mt 5,20-26
“Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. È il proseguo del vangelo di ieri. È Gesù che ci parla. La giustizia degli scribi e dei farisei si adorna di formalismi esteriori, di personali interpretazioni e di ipocrisia. Più volte il Signore si è scagliato contro di loro denunciando le loro falsità. Non è quella la giustizia che egli vuole e propone. La vera giustizia, che riguarda innanzi tutto il nostro rapporto con Dio, deve invece sgorgare dal cuore illuminato dallo Spirito, deve nascere dall’amore che favorisce una adesione libera e gioiosa ai comandi del Signore. La stessa interpretazione della scrittura sacra, prima manipolata ad uso e consumo degli stessi interpreti, ora deve essere letta e praticata alla luce di Dio e con la forza della sua grazia. Dal modo diverso di leggere la Parola scaturisce poi un modo diverso di viverla. Nasce così la coerenza, la fedeltà, le delicatezza di coscienza, che rende consapevoli del bene vero e ci avverte degli eventuali errori. Il superamento della legge avviene in Cristo, e in noi, cristiani, con una vera e propria illuminazione dello Spirito. Dinanzi al sacrificio, all’offerta da presentare a Dio, emerge più che mai il bisogno della migliore sintonia e concordia con lo stesso Signore e con tutti quelli che condividono con noi gli stessi doni e concelebrano la stesso rito. Non è pensabile di potersi accostare a Dio senza stare in comunione intima di amore con Lui, è ancora impossibile condividere la stessa mensa celeste senza nutrire amore verso i fratelli. “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”. Nessuna offerta può essere gradita a Dio se non è accompagnata dall’amore. Se dovessimo prendere sul serio, come dovremmo, questo ammonimento, dovrebbe interrompere molte delle nostre celebrazioni per dare tempo e modo di riconciliarsi con i fratelli, prima di celebrare i divini misteri. Già nell’Antico Testamento leggiamo il rifiuto da parte del Signore di sacrifici solo esteriori e formali: “Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo, poiché di me sta scritto nel rotolo del libro, per fare, o Dio, la tua volontà”. Fare la volontà di Dio è la vera giustizia.
M.B.S.
Per un confronto personale
• Quali sono i conflitti più frequenti nella nostra famiglia? E nella nostra comunità? E' facile la riconciliazione nella famiglia e nella comunità? Sì o no? Perché?
• I consigli di Gesù, come possono aiutarmi a migliorare i rapporti nell'ambito della nostra famiglia e della comunità? P.C.
“Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. È il proseguo del vangelo di ieri. È Gesù che ci parla. La giustizia degli scribi e dei farisei si adorna di formalismi esteriori, di personali interpretazioni e di ipocrisia. Più volte il Signore si è scagliato contro di loro denunciando le loro falsità. Non è quella la giustizia che egli vuole e propone. La vera giustizia, che riguarda innanzi tutto il nostro rapporto con Dio, deve invece sgorgare dal cuore illuminato dallo Spirito, deve nascere dall’amore che favorisce una adesione libera e gioiosa ai comandi del Signore. La stessa interpretazione della scrittura sacra, prima manipolata ad uso e consumo degli stessi interpreti, ora deve essere letta e praticata alla luce di Dio e con la forza della sua grazia. Dal modo diverso di leggere la Parola scaturisce poi un modo diverso di viverla. Nasce così la coerenza, la fedeltà, le delicatezza di coscienza, che rende consapevoli del bene vero e ci avverte degli eventuali errori. Il superamento della legge avviene in Cristo, e in noi, cristiani, con una vera e propria illuminazione dello Spirito. Dinanzi al sacrificio, all’offerta da presentare a Dio, emerge più che mai il bisogno della migliore sintonia e concordia con lo stesso Signore e con tutti quelli che condividono con noi gli stessi doni e concelebrano la stesso rito. Non è pensabile di potersi accostare a Dio senza stare in comunione intima di amore con Lui, è ancora impossibile condividere la stessa mensa celeste senza nutrire amore verso i fratelli. “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”. Nessuna offerta può essere gradita a Dio se non è accompagnata dall’amore. Se dovessimo prendere sul serio, come dovremmo, questo ammonimento, dovrebbe interrompere molte delle nostre celebrazioni per dare tempo e modo di riconciliarsi con i fratelli, prima di celebrare i divini misteri. Già nell’Antico Testamento leggiamo il rifiuto da parte del Signore di sacrifici solo esteriori e formali: “Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo, poiché di me sta scritto nel rotolo del libro, per fare, o Dio, la tua volontà”. Fare la volontà di Dio è la vera giustizia.
M.B.S.
Per un confronto personale
• Quali sono i conflitti più frequenti nella nostra famiglia? E nella nostra comunità? E' facile la riconciliazione nella famiglia e nella comunità? Sì o no? Perché?
• I consigli di Gesù, come possono aiutarmi a migliorare i rapporti nell'ambito della nostra famiglia e della comunità? P.C.
La preghiera è così potente sul cuore di Dio! Pregare con perseveranza, senza scoraggiarsi, anche se dovessimo morire senza essere esauditi.
RispondiEliminaElisabetta della Trinità
Quando non sai perché t'avvampa il cuore: / è Lui che in te si esprime.
RispondiEliminaRainer Maria Rilke
La collera è ciò che disturba il cuore. Il primo passo per liberarci dalla collera dal momento che ci si sente turbare è il silenzio, il secondo passo è di serbare in quieto i pensieri quando l'anima è sconvolta, l'ultimo passo è di tenersi totalmente immobile quando sbuffano i venti della sporcizia.
RispondiEliminaS. Giovanni Crisostomo
Risulterà, alla fine, vittorioso il " noi" corale, il " noi" ecclesiale e grande, il " noi" della comunione più vasta, della comunione cosmica.
RispondiEliminapadre Turoldo
Le sorgenti continuano a sgorgare anche se nessuno attinge, i fiumi scorrono anche se nessuno beve. Anche il predicatore perciò, per quanto nessuno ascolti, deve porgere a tutti ciò di cui è pieno.
RispondiEliminaGiovanni Crisostomo
Il diacono dice ad alta voce: «Riconoscetevi l'un l'altro e baciatevi a vicenda». Non credere che quel bacio sia pari a quello che ci si dà tra amici in piazza. Non è un bacio di tal sorta: fonde le anime e promette l'oblio di ogni offesa. Questo bacio è dunque segno che le anime sono unite e han deciso di dimenticare ogni oltraggio. Per questo Cristo disse: "Se offri il tuo dono all'altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna ed offri il tuo dono".
RispondiEliminaCirillo di Gerusalemme
Non cercate azioni spettacolari. Quel che importa è il dono di voi stessi. Quel che importa è il grado d'amore che mettete in ogni gesto: nel vostro servire.
RispondiEliminaMadre Teresa di Calcutta
Se vuoi preservare l'amore come Dio lo ha chiesto, non lasciare che tuo fratello vada a dormire con un sentimento di amarezza verso di te, e tu, da parte tua, non ritirarti con un senso di amarezza verso di lui, ma va' a riconciliarti col tuo fratello e verrai a offrire a Cristo, con una coscienza pura e una preghiera fervente, il dono dell'amore.
RispondiEliminaMassimo il Confessore
"Non abbiate nemici (...). Non odiare nessuno: qualcuno dovrai correggerlo, qualcuno compatirlo e qualche altro dovrai amarlo più della tua stessa vita".
RispondiEliminaSec. II