Sabato - Lc 16,9-15
La frase si situa subito dopo la parabola dell'amministratore infedele. I beni demandati all'amministrazione di questo dipendente non sono suoi e si identificano con le cose di poco conto a cui qui si accenna. La loro gestione rappresenta una palestra in cui esercitarsi, un tirocinio che abilita al corretto possesso della vera ricchezza: delle ‘cose importanti', cioè delle sole che veramente contano e che nessuno potrà più sottrarci perché si identificano con i beni imperituri della vita eterna.Servirsene con leggerezza a proprio esclusivo vantaggio, senza tener conto della volontà di Colui che ne ha conferito l'amministrazione in vista di una loro equa e puntale distribuzione a vantaggio di tutti, mette a rischio l'ingente capitale di cui si diventa coeredi nella misura in cui si assume l'atteggiamento del Figlio. Il vero amministratore fedele è colui che si configura a Cristo Gesù, lui che "pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (Fl 2,6-7).Quanto si è ricevuto in dono da Dio, sia in beni materiali sia in capacità personali, non può mai essere considerato un possesso esclusivo. La sua amministrazione deve tener conto dell'intenzionalità di chi l'ha elargito, che non è mai solo quella di una gratificazione individualista, ma anche di un servizio ai fratelli. La tentazione è quella di nascondersi dietro al fatto che "sono cose di poco conto" e, in fondo, ‘che male c'è', non ‘fanno tutti così'?La fedeltà nelle grandi cose non si improvvisa e, comunque, non si può essere fedeli a ‘intermittenza'! O si aderisce a Dio con tutto se stessi o le nostre proteste di amore sono parole che, private del loro senso, si riducono a suoni inarticolati. Eremo San Biagio
La frase si situa subito dopo la parabola dell'amministratore infedele. I beni demandati all'amministrazione di questo dipendente non sono suoi e si identificano con le cose di poco conto a cui qui si accenna. La loro gestione rappresenta una palestra in cui esercitarsi, un tirocinio che abilita al corretto possesso della vera ricchezza: delle ‘cose importanti', cioè delle sole che veramente contano e che nessuno potrà più sottrarci perché si identificano con i beni imperituri della vita eterna.Servirsene con leggerezza a proprio esclusivo vantaggio, senza tener conto della volontà di Colui che ne ha conferito l'amministrazione in vista di una loro equa e puntale distribuzione a vantaggio di tutti, mette a rischio l'ingente capitale di cui si diventa coeredi nella misura in cui si assume l'atteggiamento del Figlio. Il vero amministratore fedele è colui che si configura a Cristo Gesù, lui che "pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini" (Fl 2,6-7).Quanto si è ricevuto in dono da Dio, sia in beni materiali sia in capacità personali, non può mai essere considerato un possesso esclusivo. La sua amministrazione deve tener conto dell'intenzionalità di chi l'ha elargito, che non è mai solo quella di una gratificazione individualista, ma anche di un servizio ai fratelli. La tentazione è quella di nascondersi dietro al fatto che "sono cose di poco conto" e, in fondo, ‘che male c'è', non ‘fanno tutti così'?La fedeltà nelle grandi cose non si improvvisa e, comunque, non si può essere fedeli a ‘intermittenza'! O si aderisce a Dio con tutto se stessi o le nostre proteste di amore sono parole che, private del loro senso, si riducono a suoni inarticolati. Eremo San Biagio
Un'amministrazione dei beni temporali giusta, conforme al dovere […], procura il merito per ottenere i beni eterni, purché non possieda mentre la si possiede […]. Perciò, lasciate andare le cure delle cose passeggere, cerchiamo i beni duraturi e sicuri, innalziamoci al di sopra delle nostre ricchezze terrene.
RispondiEliminaS. Agostino
Quanto dai al bisognoso, è un guadagno anche per te stesso. Quanto riduce il tuo capitale, accresce in realtà il tuo profitto. Il pane che dai ai poveri, è esso ad alimentarti. Perché chi prova compassione per il bisognoso, coltiva se stesso con i frutti della propria umanità.
RispondiEliminaS. Ambrogio
Che la cupidigia sia la radice di tutti i mali, lo ha annunciato lo Spirito del Signore per bocca dell'Apostolo (1Tm 6,10). E non crediamo che essa consista solo nella brama dei beni altrui, perché anche quello che sembra nostro è altrui: nulla è nostro, perché tutto è di Dio; anche noi stessi.
RispondiEliminaTertulliano
Ascoltatemi bene: è falso affermare, come fanno alcuni, che si deve avere compassione e donare di buon cuore. L'alloggio e il pane del lavoratore non è una questione di carità, ma di giustizia!
RispondiEliminaAbbé Pierre
Il Signore mi dice: La tua luce sono io; la tua forza sono io; la tua potenza sono io. Senza di me saresti soltanto tenebra, debolezza e sterilità. Con me non c'è nessuna difficoltà di cui tu non possa riuscire vincitore.
RispondiEliminaGaston Courtois
Se praticate l'ascesi di un digiuno, non v'insuperbite. Se sentite che lo fate per essere apprezzati e v'inorgoglite, piuttosto mangiate carne. E' meglio mangiare carne che gonfiarsi e vantarsi.
RispondiEliminaIsidoro presbitero
Dice Gesù: Io sono il vostro perdono,
RispondiEliminaio sono la Pasqua di salvezza,
sono la vostra forza e la vostra luce.
Sono la vostra resurrezione.
Melitone di Sardi