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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

lunedì 2 novembre 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la XXXI Settimana del tempo ordinario) Commemorazione dei Defunti

Lunedì -
Omelia di padre Ermes Ronchi
Le porte della morte aprono alla vitaLa liturgia non ha pianti, perché ciò di cui fa memoria non è la morte, ma la risurrezio­ne. La liturgia non ha la­crime, se non asciugate dalla mano di Dio; essa in­fatti non pronuncia paro­le sulla fine ma sulla vita. «Se tu fossi stato qui mio fratello Lazzaro non sa­rebbe morto». Marta ha fede in Gesù, eppure si sbaglia. Così noi ripetia­mo le sue parole e il suo errore: in questa malattia del mio familiare, dov’è Dio? Se Dio esiste, perché questa morte innocente? Se Tu sei qui, i miei cari non moriranno… Invece Dio è qui, sempre, ma non come esenzione dalla morte. Gesù non ha mai promesso che i suoi ami­ci non sarebbero morti. Per lui il bene più grande non è una vita lunga, un infinito sopravvivere; l’es­senziale non sta nel non morire, ma nel vivere già una vita risorta. L’eternità è già entrata in noi molto prima che accada, entra con la vita di fede ( chiun­que crede in Lui ha la vita eterna), entra con i gesti del quotidiano amore. Il Signore ci insegna ad ave­re più paura di una vita sbagliata che della morte. A temere di più una vita vuota e inutile che non l’ultima frontiera che pas­seremo aggrappandoci forte al cuore che non ci lascerà cadere.Chi ci separerà dall’amo­re di Cristo? Né angeli né demoni, né vita né morte, nulla ci potrà mai separa­re dall’amore ( Rm 8,35­37). Questo mi basta. Se Dio è amore, mi vendi­cherà della mia morte. La sua vendetta è la risurre­zione, un amore mai più separato.Dio salva, questo è il suo nome. Salvare significa conservare. Per sua preci­sa volontà nulla andrà perduto, non un affetto, non un bicchiere d’acqua fresca, neanche il più pic­colo filo d’erba.Una preghiera per i de­funti, forse la più bella, in­voca: ammettili a godere la luce del tuo volto. I ver­bi della fede cedono ad un verbo umile e forte, iner­me ed umanissimo: gode­re. La ragione cede alla gioia, la fede al godimen­to. L’eternità fiorisce nei verbi della gioia. Perché Dio non è risposta al no­stro bisogno di spiegazio­ni, ma al nostro bisogno di felicità, lo è per i miei sen­si, lo spirito, gli affetti e il cuore, per la totalità della mia persona.La nostra esperienza so­stiene che tutto va dalla vi­ta verso la morte. La fede cristiana dichiara invece che l’esistenza dell’uomo va da morte a vita. Dal santuario di Dio che è la terra e dove nessun uomo può restare a vivere, le porte della morte condu­cono verso l’esterno. Ma su che cosa si aprono i battenti di questa porta? Non lo sai? Sulla vita!

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