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Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

domenica 10 ottobre 2010

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario


Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».Lc 17,11-19
Omelia
di
padre Ermes Ronchi
È la salvezza la vera guarigione
Dieci lebbrosi fermi a distanza; solo occhi e voce; mani neppu­re più capaci di accarezzare un figlio: Gesù, abbi pietà .
E appena li vede (subito, sen­za aspettare un secondo di più, perché prova dolore per il dolore del mondo) dice: An­date dai sacerdoti. È finita la distanza.
Andate. Siete già guariti, an­che se ancora non lo vedete. Il futuro entra in noi molto prima che accada, entra con il primo passo, come un se­me, come una profezia, entra in chi si alza e cammina per un anticipo di fiducia con­cesso a Dio e al proprio do­mani. Solo per questo antici­po di fiducia dato a ogni uo­mo, perfino al nemico, la no­stra terra avrà un futuro.
Si mettono in cammino, e la speranza è più forte dell'evi­denza. Ma chi vuol stare con l'evidenza si rassegni ad es­sere solo il custode del pas­sato.
Si mettono in cammino e la strada è già guarigione. E mentre andavano furono guariti.
Il cuore di questo racconto ri­siede però nell'ultima paro­la: la tua fede ti ha salvato. Il Vangelo è pieno di guariti, un lungo corteo gioioso che ac­compagna l'annuncio. Ep­pure quanti di questi guariti sono anche salvati?
Nove dei lebbrosi guariti non tornano: si smarriscono nel turbine della loro felicità, dentro la salute, la famiglia, gli abbracci ritrovati. E Dio prova gioia per la loro gioia come all'inizio aveva prova­to dolore per il loro dolore.
Non tornano anche perché ubbidiscono all'ordine di Ge­sù: andate dai sacerdoti. Ma Gesù voleva essere disubbi­dito, alle volte l'ubbidienza formale è un tradimento più profondo. «Talvolta bisogna andare contro la legge, per es­serle fedeli in profondità» (Bonhoffer). Come fa Gesù con la legge del sabato.
Uno solo torna, e passa da guarito a salvato. Ha intuito che il segreto non sta nella guarigione, ma nel Guarito­re. È il Donatore che vuole raggiungere non i suoi doni, e poter sfiorare il suo oceano di pace e di fuoco, di vita che non viene meno.
Nel lebbroso che torna im­portante non è l'atto di rin­graziare, quasi che Dio fosse in cerca del nostro grazie, bi­sognoso di contraccambio; è salvo non perché paga il pe­daggio della gratitudine, ma perché entra in comunione: con il proprio corpo, con i suoi, con il cielo, con Cristo: gli abbraccia i piedi e canta alla vita. I nove guariti trova­no la salute; l'unico salvato trova la salute e un Dio che fa fiorire la vita in tutte le sue forme, che dona pelle di pri­mavera ai lebbrosi, un Dio la cui gloria non sono i riti ma l'uomo vivente. Ritornare uo­mini, ritornare a Dio: sono queste le due tavole della leg­ge ultima, i due movimenti essenziali d'ogni salvezza.

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