L’apostolo Pietro, definito dallo stesso Cristo «pietra» e «roccia», su cui egli voleva poggiare la sua chiesa, nell’ora della prova ha mostrato tutta la sua umana fragilità, rinnegando per ben tre volte il suo maestro. La paura di essere coinvolto nella tragica vicenda che stava per abbattersi su Gesù, gli aveva giocato in brutto scherzo. Quando poi ha preso coscienza del suo peccato ha pianto lacrime amare di pentimento. Oggi Gesù lo sottopone ad vero e proprio esame rivolgendogli per tre volte la stessa domanda: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Egli vuole così fargli comprendere dove vuole poggiare principalmente il primato che intende confermargli. Gesù aveva detto a tutti i suoi apostoli: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». Pietro risponde con estrema sincerità e umiltà. La virtù che talvolta gli era mancata in passato: «Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo». Più che alla sua personale valutazione, si affida alla interiore conoscenza che attribuisce al suo maestro. Questa è la condizione per assumere il compito di primo dei pastori nella chiesa di Cristo. Questa è la dote indispensabile di cui deve essere adorno chi viene chiamato ad essere guida delle pecorelle del Signore. Con l’intensità dell’amore di Cristo deve essere pronto a difendere, a ricercare le smarrite sui monti e a dare la vita per le sue pecorelle. È per questo che il Signore, dopo aver confermato a Pietro il primato su tutti e sulla chiesa, gli predice il martirio. «Ti porteranno dove tu non vuoi» e aggiunge: «Seguimi». La sequela comporta la perfetta imitazione di Cristo, prima sulla via della croce e del martirio e poi nella gloria. Questa è la via privilegiata del prescelto da Dio, diventare frumento di Cristo per essere triturato e diventare pane per tutti. A questo conduce il sacerdozio, quando è vissuto nella continua e crescente comunione con Cristo. Se costatiamo debolezze e scandali anche da parte dei ministri dobbiamo solo umilmente riconoscere che non sempre siamo consapevoli della dignità e della sublimità della missione a cui siamo chiamati. Non sempre la preghiera occupa il primo posto nella nostra vita e di conseguenza ci ritroviamo immersi in faccende e compiti che non ci appartengono, dimenticando la missione primaria per cui siamo stati chiamati. Come è meschino allora pensare e credere che il rimedio alle debolezze dei ministri risieda nel celibato! No, la vera causa è la nostra solitudine e la colpevole distanza che li separa da Cristo. M.B.S
Per un confronto personale
• Guarda dentro di te e dì qual è il motivo più profondo che ti spinge a lavorare in comunità. L'amore o la preoccupazione per le idee?
• A partire dai rapporti che abbiamo tra di noi, con Dio e con la natura, che tipo di comunità stiamo costruendo? P.C
Non si può essere santi a intervalli, ma in ogni minuto, nel momento presente
RispondiEliminacard. François X. Nguyên Van Thu'n
Come Pietro ho provato la gioia di essere Cristo tra la gente, ieri, oggi. Perché allora anche voi non vi lasciate prendere dalla stessa gioia? E cosa c'è di più bello al mondo che dire a Dio stesso che ci chiede: "Mi ami tu?". "Tu Signore sai tutto, tu sai che ti voglio bene". Che Gesù Risorto ci aiuti in questa generosità di cuore... nonostante la nostra debolezza.
RispondiEliminaMons. Antonio Riboldi
Innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, frequenza diuturna della sua casa, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze radicali del vangelo.
RispondiEliminaAntonio Bello
Mi inginocchio davanti a Dio per restare in piedi davanti agli uomini.
RispondiEliminaAlcide De Gasperi
Amore: è una di quelle parole di fronte alle quali o si tace, oppure non esistono più limiti, si può parlare per mille anni. Non ci sono limiti perché è la perfezione. E'«l'essere» stesso dell'eterno"
RispondiEliminaAbbè Pierre
Questo tempo mi è donato da Dio perché io possa viverlo; non mi è dato per ricavarci qualcosa, bensì perché sia consegnato all'eternità trasformato in amore.
RispondiEliminaThomas Merton
Da me a te è un lungo viaggio.
RispondiEliminaDa te a me un solo istante.
Da me a te è notte oscura.
Da te a me fulgido giorno.
Tu sei qui. Adoro, ringrazio.
Ti amo.
Abbà Eusebio