Martedì - Gv 6,30-35
Il significato dei miracoli – Moltiplicando i pani e imponendo la propria volontà alle acque del mare, Gesù si rivela come un nuovo Mosè, superiore all’antico. In questo passo egli cerca di fare comprendere ai giudei che il pane che egli dona, ben più che una nuova manna, è per i credenti il vero pane che dà la vita al mondo. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Il Discorso del Pane di Vita non è un testo da essere discusso e sezionato, bensì deve essere meditato ed esaminato più volte. Per questo, anche se non si capisce del tutto, non c'è da preoccuparsi. Questo testo del Pane di Vita esige tutta una vita per meditarlo ed approfondirlo. Un testo così, la gente deve leggerlo, meditarlo, pregarlo, pensarlo, leggerlo di nuovo, ripeterlo, rigirarlo, come si fa con una buona caramella in bocca. Si gira e gira fino ad esaurirsi. Chi legge superficialmente il quarto Vangelo può avere l'impressione che Giovanni ripeta sempre la stessa cosa. Leggendo con più attenzione, ci si renderà conto che non si tratta di ripetizione. L'autore del quarto Vangelo ha un suo proprio modo di ripetere lo stesso tema, ma a un livello sempre più alto e profondo. Sembra una scala a chiocciola. Girando, si giunge allo stesso punto, ma a un livello più alto o più profondo.
Gv. 6,30-33: Quali segni fai tu perché vediamo e possiamo crederti? La gente aveva chiesto: Cosa dobbiamo fare per realizzare l'opera di Dio? Gesù risponde: "L'opera di Dio è credere in colui che ha mandato", cioè, credere in Gesù. Per questo la gente formula la nuova domanda: "Quale segno fai tu perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?" Ciò significa che loro non capirono la moltiplicazione dei pani come un segno da parte di Dio per legittimare Gesù dinanzi alla gente quale mandato da Dio! Loro continuano ad argomentare: in passato, i nostri padri mangiarono la manna che fu data loro da Mosè! Loro la chiamavano "pane del cielo" (Sap 16,20), ossia "pane di Dio". Mosè continua ad essere il grande leader, in cui credere. Se Gesù vuole che la gente creda in lui, deve compiere un segno più grande di quello che compì Mosè. "Quale opera compi?"• Gesù risponde che il pane dato da Mosè non era il vero pane del cielo. Venuto dall'alto, sì, ma non era il pane di Dio, poiché non garantisce la vita a nessuno. Tutti loro morirono nel deserto (Gv 6,49). Il pane del vero cielo, il pane di Dio, è quello che vince la morte e dà vita! E' quello che scende dal cielo e dà vita al mondo. E' Gesù stesso! Gesù cerca di aiutare la gente a liberarsi dagli schemi del passato. Per lui, la fedeltà al passato, non significa rinchiudersi nelle cose antiche e non accettare il rinnovamento. Fedeltà al passato vuol dire accettare la novità che giunge come frutto del seme piantato nel passato.•
Il significato dei miracoli – Moltiplicando i pani e imponendo la propria volontà alle acque del mare, Gesù si rivela come un nuovo Mosè, superiore all’antico. In questo passo egli cerca di fare comprendere ai giudei che il pane che egli dona, ben più che una nuova manna, è per i credenti il vero pane che dà la vita al mondo. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Il Discorso del Pane di Vita non è un testo da essere discusso e sezionato, bensì deve essere meditato ed esaminato più volte. Per questo, anche se non si capisce del tutto, non c'è da preoccuparsi. Questo testo del Pane di Vita esige tutta una vita per meditarlo ed approfondirlo. Un testo così, la gente deve leggerlo, meditarlo, pregarlo, pensarlo, leggerlo di nuovo, ripeterlo, rigirarlo, come si fa con una buona caramella in bocca. Si gira e gira fino ad esaurirsi. Chi legge superficialmente il quarto Vangelo può avere l'impressione che Giovanni ripeta sempre la stessa cosa. Leggendo con più attenzione, ci si renderà conto che non si tratta di ripetizione. L'autore del quarto Vangelo ha un suo proprio modo di ripetere lo stesso tema, ma a un livello sempre più alto e profondo. Sembra una scala a chiocciola. Girando, si giunge allo stesso punto, ma a un livello più alto o più profondo.
Gv. 6,30-33: Quali segni fai tu perché vediamo e possiamo crederti? La gente aveva chiesto: Cosa dobbiamo fare per realizzare l'opera di Dio? Gesù risponde: "L'opera di Dio è credere in colui che ha mandato", cioè, credere in Gesù. Per questo la gente formula la nuova domanda: "Quale segno fai tu perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?" Ciò significa che loro non capirono la moltiplicazione dei pani come un segno da parte di Dio per legittimare Gesù dinanzi alla gente quale mandato da Dio! Loro continuano ad argomentare: in passato, i nostri padri mangiarono la manna che fu data loro da Mosè! Loro la chiamavano "pane del cielo" (Sap 16,20), ossia "pane di Dio". Mosè continua ad essere il grande leader, in cui credere. Se Gesù vuole che la gente creda in lui, deve compiere un segno più grande di quello che compì Mosè. "Quale opera compi?"• Gesù risponde che il pane dato da Mosè non era il vero pane del cielo. Venuto dall'alto, sì, ma non era il pane di Dio, poiché non garantisce la vita a nessuno. Tutti loro morirono nel deserto (Gv 6,49). Il pane del vero cielo, il pane di Dio, è quello che vince la morte e dà vita! E' quello che scende dal cielo e dà vita al mondo. E' Gesù stesso! Gesù cerca di aiutare la gente a liberarsi dagli schemi del passato. Per lui, la fedeltà al passato, non significa rinchiudersi nelle cose antiche e non accettare il rinnovamento. Fedeltà al passato vuol dire accettare la novità che giunge come frutto del seme piantato nel passato.•
Gv 6,34-35: Signore, dacci sempre di questo pane! Gesù risponde chiaramente: "Io sono il pane di vita!" Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù ed accettare il cammino che lui ci insegna, cioè: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera!" (Gv 4,34). Questo è l'alimento vero che sostenta la persona, che cambia la vita e dà vita nuova. Questo ultimo versetto del vangelo di oggi (Gv 6,35) sarà ripreso come primo versetto del vangelo di domani (Gv 6,35-40). (a cura dei Carmelitani)
Signore dacci sempre questo pane (Gv 6,34)
RispondiEliminaQuesto tempo pasquale sarà una sola festa per me, in cui, più calmo nell'intima gioia dell'anima mia, verrò gustando le vostre dolcezze, non mi staccherò dal vostro festino d'amore ( GiovanniXXIII, il giornale dell'anima)
RispondiElimina4) Per un confronto personale
RispondiElimina• Fame di pane, fame di Dio. Quale delle due predomina in me?
• Gesù disse: "Io sono il pane di vita". Lui toglie la fame e la sete. Quale esperienza ho di questo nella mia vita? (a cura dei Carmelitani)
Preghiera
RispondiEliminaSii per me, Signore, la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi. (Sal 30)
(a cura dei Carmelitani)
Solo per dare un saluto e ringraziare. E con l'augurio che la salute possa tornare (se possibile, ma a Dio tutto è possibile). Grazie per il tuo lavoro di testimonianza.
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