Giovedì - S. Carlo Borromeo - Lc 15, 1-10
Nella tradizione giudaica era ferma convinzione che bisognasse tenersi a debita distanza dai peccatori e da tutti coloro che, con giudizio inappellabile, erano ritenuti immondi. Il pretesto era originato da rischio del contagio e dal pericolo di contrarre la stessa impurità, circostanza questa che impediva l’accesso al tempio e la partecipazione ai diversi riti sacri. L’atteggiamento di Gesù, che riceve i peccatori e mangia con loro, scandalizza scribi e farisei. Egli cerca, ancora una volta, con santa pazienza, di illuminarli ricorrendo a due semplici ed eloquenti parabole. L’immagine del pastore che si pone alla ricerca della pecora smarrita, lasciando al sicuro le altre nell’ovile, è particolarmente cara a Gesù. Egli dirà di se stesso: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. Lui per primo si è posto alla ricerca di tutti noi, smarriti nei meandri del peccato. Già durante la sua vita terrena ha cercato i lontani per ricondurli a sé, all’ovile dell’amore. Si è chinato su tutte le miserie umane, si è paragonato ad un medico che guarisce le nostre malattie, ha dimostrato una preferenza per i piccoli e i poveri, si è lasciato toccare dai lebbrosi, si è caricato letteralmente di tutti i nostri peccati, si è assiso alla loro mensa, affinché essi fossero partecipi della sua, entrassero nel banchetto divino. Questi sono i motivi della gioia di Dio perché significano il ritorno dei suoi figli: “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. Davvero siamo tutti figli della redenzione perché eravamo figli della perdizione. Per questo ogni ritorno è una festa. La festa del perdono. M.B.S
Per un confronto personale
• Tu andresti dietro la pecora perduta?
• Pensi che oggi la Chiesa è fedele a questa parabola di Gesù?
La gioia del perdono
RispondiEliminaNella festa di san Carlo, uno dei grandi vescovi di Milano, Gesù, con la parabola della pecora smarrita ci ricorda non solo le fatiche compiute da questo santo che ha lasciato gli onori del cardinalato, per fare il pastore di una delle più grandi diocesi del mondo, ma ci ricorda anche la fatica di Cristo e la fatica della Chiesa che a cerca coloro che hanno smarrito la strada della salvezza. Quanta fatica si fa oggi, per convincere i cristiani che sono essi il sale della terra e la luce del mondo. mons. Cosmo Ruppi, arcivescovo emerito di Lecce
Nulla mi gioverebbe tutto il mondo e tutti i regni di quaggiù; per me è meglio morire per Gesù Cristo, che essere re fino ai confini della terra. Io cerco colui che morì per noi; io voglio colui che per noi risuscitò.
RispondiEliminaS. Ignazio di Antiochia
Noi non possiamo essere Dio, ma siamo di Dio - proprio come una goccia d'acqua è dell'oceano. Immaginatela strappata all'oceano e gettata milioni di miglia lontano. Diventa indifesa, strappata dal suo ambiente e impossibilitata a sentire la forza e la maestà dell'oceano. Ma se qualcuno le mostrasse che essa è oceano, la sua fede rivivrebbe, essa danzerebbe gioiosamente e l'intera forza e maestà dell'oceano si rifletterebbero in lei.
RispondiEliminaGandhi
Nessuna cosa visibile o invisibile mi impedisca di raggiungere Gesù Cristo.
RispondiEliminaS.Ignazio di Antiochia
Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente.
RispondiEliminaL'imitazione di Cristo
Signore, la vostra piccola figlia vi domanda perdono per i suoi fratelli; essa accetta di mangiare con loro per tutto il tempo che vorrete il pane del dolore e non vuole davvero alzarsi da questa mensa alla quale mangiano i peccatori, prima del giorno da voi segnato. Signore rimanda-teci giustificati.
RispondiEliminaS.Teresa di Lisieux
Chi progredisce ogni giorno e si rinnova nella conoscenza di Dio, nella giustizia e nella vera santità, trasferisce il suo amore dalle realtà temporali a quelle eterne, dai beni visibili a quelli intelligibili, dalle cose carnali a quelle spirituali; insiste con diligenza per frenare e diminuire le brame verso le prime, e legarsi d'amore verso le altre.
RispondiEliminaS. Agostino
Il Volto di Cristo, nella Sindone di Torino, dov'è colto fra la morte e la resurrezione, è un Volto segnato da una morte d'amore, da un Amore per sempre vincitore della morte...Ecco che "l'IO SONO" del Roveto ardente si rivolge a ciascuno di noi e diventa un "Tu sei": tu sei vivente per sempre. Perché il Nome è il Volto, e il Volto è l'AMORE.
RispondiEliminaOlivier Clément
Sforzatevi in tutti i modi di applicarvi assiduamente alla lettura della Bibbia, finché questa meditazione continua impregni la vostra anima, e la plasmi, per così dire, a sua immagine.
RispondiEliminaGiovanni Cassiano
Ogni uomo ti senta amico, ma rimani solitario nel tuo cuore col tuo Dio. Stendi il tuo mantello sull'uomo che cade e coprilo perché nessuno lo veda.
RispondiEliminaIsacco di Ninive