Venerdì - Gv 14,1-6
Il discorso della vita oltre la vita ha incuriosito ed affascinato da sempre la nostra umanità; in qualche modo l'uomo ha cercato continuamente di immergersi in un mondo futuro e diverso da quello che vive sulla terra. Ciò è indice di un innato desiderio di immortalità o almeno la non passiva rassegnazione a finire i suoi giorni immerso nella terra, in preda alla corruzione; è il desiderio di sopravvivere dopo la morte, di trovare una quiete, un riposo, una dimensione definitiva, che l'esperienza della vita terrena non può dare. Sono nate così tante religioni, che incentrano quasi tutto nel culto dei morti. Cristo è venuto a darci la certezza della risurrezione, egli ha davvero squarciato i cieli e li ha riaperti all'uomo. Non ha solo indicato la meta ultima della vita, ma egli stesso ha sperimentato la morte per poi mostrarsi vivo e risorto e salire al cielo sotto gli occhi dei suoi discepoli. Ha indicato la via e la percorsa lui stesso di persona. Oggi ci da ulteriori rassicurazioni, dice esplicitamente ai suoi: «Io vado a prepararvi un posto». Il posto, di cui parla Gesù e che egli promette, non è visibile con gli occhi della carne, ma solo con quelli della fede, per cui ci esorta: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Vuole così immergerci nei pensieri dello spirito, farci salire in alto, oltre i confini del mondo e del tempo, vuole aprirci gli occhi dell'anima. Egli ci precede, egli ci prepara il «posto», egli stesso poi tornerà a prenderci. Egli quindi, non solo ci indica la strada del cielo, ma ci si propone come la «via, la verità e la vita». Vuole dirci che praticando i suoi insegnamenti, seguendolo nei suoi percorsi, affidandoci alla sua misericordiosa bontà, potremmo anche noi salire, ascendere, raggiungerlo, godere con lui. Dobbiamo perciò seguirlo, ascoltarlo, lasciarci vivificare da Lui nell'intimità della comunione, senza mai perdere di vista l'approdo finale, quel posto da lui preparato, per l'eternità. M.B.S.
Il discorso della vita oltre la vita ha incuriosito ed affascinato da sempre la nostra umanità; in qualche modo l'uomo ha cercato continuamente di immergersi in un mondo futuro e diverso da quello che vive sulla terra. Ciò è indice di un innato desiderio di immortalità o almeno la non passiva rassegnazione a finire i suoi giorni immerso nella terra, in preda alla corruzione; è il desiderio di sopravvivere dopo la morte, di trovare una quiete, un riposo, una dimensione definitiva, che l'esperienza della vita terrena non può dare. Sono nate così tante religioni, che incentrano quasi tutto nel culto dei morti. Cristo è venuto a darci la certezza della risurrezione, egli ha davvero squarciato i cieli e li ha riaperti all'uomo. Non ha solo indicato la meta ultima della vita, ma egli stesso ha sperimentato la morte per poi mostrarsi vivo e risorto e salire al cielo sotto gli occhi dei suoi discepoli. Ha indicato la via e la percorsa lui stesso di persona. Oggi ci da ulteriori rassicurazioni, dice esplicitamente ai suoi: «Io vado a prepararvi un posto». Il posto, di cui parla Gesù e che egli promette, non è visibile con gli occhi della carne, ma solo con quelli della fede, per cui ci esorta: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Vuole così immergerci nei pensieri dello spirito, farci salire in alto, oltre i confini del mondo e del tempo, vuole aprirci gli occhi dell'anima. Egli ci precede, egli ci prepara il «posto», egli stesso poi tornerà a prenderci. Egli quindi, non solo ci indica la strada del cielo, ma ci si propone come la «via, la verità e la vita». Vuole dirci che praticando i suoi insegnamenti, seguendolo nei suoi percorsi, affidandoci alla sua misericordiosa bontà, potremmo anche noi salire, ascendere, raggiungerlo, godere con lui. Dobbiamo perciò seguirlo, ascoltarlo, lasciarci vivificare da Lui nell'intimità della comunione, senza mai perdere di vista l'approdo finale, quel posto da lui preparato, per l'eternità. M.B.S.
Per un confronto personale
• Che incontri belli del passato conservi nella tua memoria, incontri che ti danno forza per andare avanti?
• Gesù disse: "Nella casa del Padre mio ci sono molti posti". Cosa significa questa affermazione per noi oggi? P.C.
Il cristiano vive del suo Signore, ma la storia della salvezza è affidata alla testimonianza responsabile del credente, sacramento di salvezza nel mondo
RispondiEliminaSilvano Fausti
Se il Signore Dio tuo ti avesse detto soltanto: Io sono la verità e la vita, tu, desiderando la verità, anelando alla vita, cercheresti la via per pervenire ad esse, e diresti a te stesso: E' un grande dono la verità, è un grande dono la vita; se la mia anima sapesse come arrivarvi! Cerchi la via per giungervi? Ascolta il Signore; è lui che per primo te lo dice: «Io sono la via».
RispondiEliminaS. Agostino
Al di sopra di tutte le opinioni e i partiti che gitano e travagliano la società e l'umanità intera, è il vangelo che si leva.
RispondiEliminaGiovanni XXIII
Cristo è il ponte. L'unico ponte che va dalla terra al cielo. fuori di lui è l'abisso.
RispondiEliminaS. Caterina da Siena
La Verità non è un possesso geloso che qualcuno può detenere come esclusiva o, peggio, come arma contro gli altri. No, la Verità è una persona, - Cristo - che ci possiede: il cristiano appartiene al suo Signore essendo stato immerso nella sua morte e risurrezione.
RispondiEliminaEnzo Bianchi
Le nostre differenze di età, non sono poi gran cosa, trenta, quarant'anni. Noi siamo insieme, in cammino, in un certo spazio di tempo, per imparare ad amare. Può essere meraviglioso questo cammino fatto insieme per l'incontro di ciò per cui siamo nati: Cristo Gesù che ci precede nella casa del Padre!
RispondiEliminaAbbé Pierre
Il Maestro mi urge dentro, non mi parla più che dell'eternità d'amore. È così grave, così serio; vorrei vivere pienamente ogni minuto. Viviamo d'amore per morire d'amore e per glorificare Dio tutto Amore.
RispondiEliminaBeata Elisabetta della Trinità
Il cristiano vive del suo Signore, ma la storia della salvezza è affidata alla testimonianza responsabile del credente, sacramento di salvezza nel mondo
RispondiEliminaS.Fausti
"Non si può diluire l'esperienza di Dio in una dimensione puramente intellettuale o di attività sociale-caritativa. L'incontro con Dio avviene sì nella fede e non nella visione, ma s'impone a tutto l'uomo, corpo e sensi compresi".
RispondiEliminaEnzo Bianchi