«Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Cristo Gesù è il segno del Dio vivente, l’immagine visibile del Padre. In questi giorni lo contempliamo risorto e già sappiamo che egli ha compiuto fino in fondo l’«opera» della nostra redenzione. Nessun segno è però efficace per chi non vuole credere; si diventa capaci di rinnegare l’evidenza e di stravolgere la verità anche quando è proclamata dallo stesso Signore. È l’eterno problema di tutti coloro che vogliono le opere e i segni divini realizzati secondo le dimensioni della ragione umana e ciò perché colpevolmente incapaci di vedere con l’occhio della fede. La stessa lettura della Parola di Dio diventa motivo di contestazione delle sue eterne verità. I segni e le opere di cui parla l’evangelista Giovanni vanno letti alla luce della fede e servono ad alimentarla ed accrescerla. La manna nel deserto era solo una figura di una realtà che troverà proprio in Cristo la piena attuazione: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Cristo si proclama «Pane vero» e «Pane di Dio» perché con la sua opera, con la sua venuta tra noi, ha sfamato definitivamente l’umanità, dando la vita per noi. Si è lasciato letteralmente divorare dalla ferocia degli uomini, immolandosi come vittima sull’altare della croce per darsi poi per sempre sugli altari del mondo. Sei ci riscopriamo ancora affamati, vittime delle nostre brame, invasati dalle nostre rabbie è perché restiamo digiuni di quel pane di vita, che rimane rinchiuso e carcerato nei tabernacoli delle nostre chiese. La promessa di Gesù conserva integra la sua validità: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete». Questo è il segno per eccellenza, questa è la fonte inesauribile della nostra interiore vitalità, solo Lui può saziare la nostra fame e la nostra sete. Per Lui tutto è già compiuto, per noi ancora è l’ascesa, ma con la forza del suo pane. M.B.S.
Per un confronto personale P.C.
• Fame di pane, fame di Dio. Quale delle due predomina in me?
• Gesù disse: "Io sono il pane di vita". Lui toglie la fame e la sete. Quale esperienza ho di questo nella mia vita?
Ho esperimentato più volte nel corso della mia ormai lunga esistenza che non c'è male che non venga portato alla luce, non c'è verità che non venga svelata. L'importante è continuare a lottare come se la verità fosse già fatta e i soprusi non ci toccassero, e il male non trionfasse. Un giorno il bene risplenderà.
RispondiEliminaAnnalena Tonelli
Affermando: «Io sono il pane della vita», Gesù afferma di essere l’approdo della ricerca di ogni uomo, del giudeo come del greco. Ma con due precisazioni. La prima: solo Gesù è il pane della vita, non altri. E la seconda: Gesù è vita perché pane che si dona. Per Giovanni la vita – quella di Dio come quella dell’uomo – è amore e dedizione.
RispondiEliminaMaggioni B.
Non trovo piacere nel cibo corruttibile né nei piaceri di questo mondo. Voglio il pane di Dio, cioè la carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide; e voglio come bevanda il suo sangue, cioè l'amore incorruttibile.
RispondiEliminaIgnazio di Antiochia - Lettera ai Romani
"Come potremmo noi fare dei nostri corpi un'ostia? I vostri occhi non guardino nulla di cattivo, e avrete offerto un sacrificio; la vostra lingua non proferisca parole sconvenienti, e avrete fatto un'offerta; la vostra mano non commetta peccato, e avrete compiuto un olocausto".
RispondiEliminaSan Giovanni Crisostomo