Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Mc 8,27-35
Omelia
di
don Roberto Seregni
di
don Roberto Seregni
Chi ha un po’ di dimestichezza con il Vangelo di Marco, sa che il brano che oggi la liturgia ci propone è al centro del racconto e fa da cerniera tra le due parti della narrazione dell’intero Vangelo. Qui, a Cesarea di Filippo – il territorio più lontano raggiunto da Gesù nel suo cammino– il Rabbì viene riconosciuto come il Cristo; sulla Croce (Mc 15,39) – il luogo più lontano da tutte le aspettative religiose – viene riconosciuto dal centurione pagano come il Figlio di Dio.La duplice pungete domanda con cui si apre il Vangelo, non è un segno di squilibro del Rabbì di Nazareth. Lui sa benissimo chi è. Siamo noi che dobbiamo chiarirci le idee…Fino a questo punto i discepoli lo hanno seguito incantati dalla Sua Parola così diversa da quella degl’altri maestri, i suoi miracoli hanno lasciano tutti a bocca aperta, il suo modo di parlare del Padre ha rivela un’ intimità inaudita con Dio, la sua attenzione e simpatia verso i poveri, gli ammalati, gli esclusi ha capovolto gli schemi religiosi del tempo. Ma ora Gesù inizia a girare le carte in tavola, vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli. E con noi.“La gente chi dice che io sia?”. Facile: Giovanni Battista, Elia o qualcuno dei profeti... Tutti hanno capito la grandezza di Gesù, ma la riducono a qualcosa di già noto e conosciuto, non riescono a cogliere la sua novità. Ho l’impressione che questo non sia solo un “difetto” dei contemporanei di Gesù... Anche noi corriamo il pericolo di dare per scontato, di pretendere di sapere già e ci chiudiamo in una fede stanca e ripetitiva…Ma Gesù non si accontenta di smascherare la folla, ora vuole arrivare anche a loro, ai discepoli. E a noi. “Ma voi, chi dite che io sia?”.Eccoci, cari amici. Qui si gioca tutto. Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. Tutta la nostra vita cristiana sta qui.Mi piace sottolineare che Gesù, in tutta la sua vita, non ha mai imposto nulla a nessuno. Si è esposto e proposto, ma mai imposto. Con la sua domanda (“Ma voi, chi dite che io sia?”) e il suo invito ( “Se qualcuno vuole venire dietro a me…” ), Gesù ci fa intravedere che esiste una possibilità nuova, che c’è qualcosa di diverso, che è possibile cambiare, rialzarsi e uscire dalle secche dell’autoreferenzialismo.
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