Madonna di Mintevergine
Mercoledì - Lc 4,38-44Le mani di Cristo e le nostre mani.
Gesù entra nella casa di Pietro, entra nella Chiesa per soccorrere e guarire. È normale che trovi malata la suocera di Pietro: l’umanità è malata e ha urgente bisogno di Colui che dice di essere ed è venuto non per i sani, ma per gli infermi, non per i giusti, ma per i peccatori. Fin quando il male persiste non siamo in grado di servire il Signore. Abbiamo bisogno che lui si chini su di noi e ci imponga le sue mani affinché le nostri febbri scompaiano e recuperiamo la salute dell’anima e del corpo. Gesù infatti continua la sua opera perché anche fuori della Chiesa ci sono tanti altri malati di ogni genere. Dobbiamo sentire su di noi la forza divina delle sue mani per sentirci guariti. Nell’impossibilità di adempiere da soli quanto dobbiamo fare, noi siamo soliti rivolgerci a qualcuno, chiedendo che ci dia una mano per portare a termine le nostre piccole e grandi imprese. Con gioia costatiamo che Cristo è venuto a darci le sue mani: mani che si impongono per guarire, che si muovono per benedire, che hanno la forza per sollevare, che sono capaci di condurre. Mani protese verso Pietro per sollevarlo dai flutti del lago in tempesta, quando vacilla nella fede. Mani poi forate dai chiodi, quando il dono doveva essere totale. Ci viene da fissare per un po’ le nostre mani e chiederci l’uso che ne facciamo. Molto spesso esprimiamo proprio con le mani i sentimenti più profondi che coviamo nel segreto del nostro cuore. Che siano le nostre mani espressioni vitali di amore e di solidarietà! I demoni temono e fuggono all’imposizione delle mani di Cristo, lo riconoscono Figlio di Dio, ma viene loro imposto di tacere perché nessuno creda per la loro testimonianza. La vera fede in lui ha altri percorsi; dovremmo contemplarlo crocifisso e risorto per poter esclamare con un centurione pagano: «Davvero costui era il figlio di Dio».
Per un confronto personale
• Gesù passava molto tempo a pregare e a stare solo con il Padre, e cercava questo tempo. Io dedico tempo alla preghiera e a stare solo/a con Dio?
• Gesù aveva una chiara coscienza della sua missione. Ed io, cristiano/a ho coscienza di avere qualche missione o vivo senza missione?
Il silenzio è l’elemento nel quale prendono forma grandi cose.
RispondiEliminaThomas Carlyle
Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi. Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri. Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini d'oggi. Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sé.
RispondiEliminaRaoul Follerau
La Parola di un anonimo certosino
RispondiEliminaL'uomo ritrova la propria innocenza perduta quando, sacrificando l'ego e amando Dio con tutto il cuore, anche nelle cose sensibili avverte il fascino di una presenza: la Presenza dell'Amore fedele.
Perché ci sono tra voi la contesa, il dissenso, la divisione, la guerra? Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo, un solo Spirito di carità diffuso sopra di noi, un'unica vocazione al cristianesimo? Perché strappiamo e laceriamo le membra di Cristo, e ci rivolgiamo contro il nostro proprio corpo, giungendo a tale eccesso di pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri?
RispondiEliminaS. Clemente
Gesù è il più grande missionario del Padre. E' Lui l'uomo della speranza, l'uomo cardine dell'umanità. Egli è Colui che compie in noi le divine promesse di personale e sociale liberazione.
RispondiEliminaAncora più calma, ancora più calma e soavità e pace nelle cose mie. Se non posso fare tutto il bene che credo necessario al profitto delle anime nella missione affidatami, non mi debbo per nulla né turbare, né inquietare. Tutto il Signore sa volgere al trionfo del suo Regno, anche il mio non poter fare di più.
RispondiEliminaGiovanni XXIII
Ciascuno necessariamente o, come dice l'Apostolo, rinnovato interiormente nell'anima progredisce ogni giorno, tendendo continuamente a ciò che gli sta davanti, o, se trascura ciò, retrocede e cade in una situazione peggiore. Il nostro spirito non può affatto durare nella stessa e identica situazione, proprio come qualcuno che volesse spingere una barca, a forza di remi, contro la corrente di un fiume: necessariamente o avanza, tagliando a forza di braccia l'impeto del fiume, oppure, se cessa dallo sforzo, viene trascinato dove vuole la corrente.
RispondiEliminaGiovanni Cassiano