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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

domenica 5 settembre 2010

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (anno C)

Beata Teresa di Calcutta
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo


In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Lc 14,25-33

Omelia

di

p. Ermes Ronchi

La felicità che solo Gesù può dare
«Se uno viene a me, e non mi ama più di quanto a¬mi suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli...». Le pa¬role di Gesù bruciano, sono difficili, perfino pericolose se capite male, ma a capirle a fondo sono bellissime. Sem¬brano una crocifissione e so¬no una risurrezione del cuo¬re. Spezzano la conchiglia per trovare la perla.
Il centro di queste frasi non sta in una serie di «no» det¬ti alle cose belle e forti della vita, ma in un «sì» detto a u¬na cosa più bella ancora, che Dio solo ha e nessun al¬tro può dare. L'accento del¬le frasi non è sulla rinuncia, ma sulla conquista. È come se Gesù dicesse: tu sai quan¬to è bello voler bene a pa¬dre, madre, moglie o mari¬to, ai figli, quanto fa bene, quanto fa vivere. Io ti offro un bene ancora più grande e bello, che non toglie nien¬te, aggiunge forza, gioia, profondità.
Dice Gesù: io posso darti più di tutti gli affetti della fami¬glia... Sembrano le parole di uno fuori dalla realtà, di un esaltato: «Io ho qualcosa di più bello delle esperienze più belle che puoi fare sulla terra, io solo posso farti rin¬tracciare la felicità. Io solo». Nessuno ha mai detto «Io» con questa forza e con que¬sta pretesa. «Colui che non porta la pro¬pria croce e non viene dietro a me, non può essere mio di¬scepolo»: «portare» è ben più di «sopportare»; «croce» non è la metafora di tutte le fatiche, le difficoltà e le soffe¬renze della vita; quella paro¬la contiene il vertice e il rias-sunto della vicenda di Gesù. «Portare la propria croce» è una espressione forte che non si riduce a un invito al¬la rassegnazione, saggio ma in fondo scontato. Si tratta di una scelta attiva: scegli per te una vita che assomigli a quella di Gesù: pensa i suoi pensieri, ripeti le sue scelte, preferisci quelli che lui pre¬feriva, vivi una vita come la sua, che sapeva amare come nessuno. Prendi su di te la tua porzione d'amore altri¬menti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimen¬ti non ami. Allora capiamo che il cri¬stiano non è figlio di una sot¬trazione, ma di una addizio¬ne, che Cristo è intensifica¬zione dell'umano, che no-minarlo equivale ad incre¬mentare la vita.
Al centro di tutto sta un As¬soluto che offre la sua luce sulla vita e sulla morte, che dona eternità a tutto ciò che di più bello portiamo nel cuore. Che non toglie amo¬ri, ne aggiunge. Il discepolo è uno che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande. E la sua «fede diven¬ta l'infinita passione per l'e¬sistenza» (Kierkegaard).
Questo Gesù non lo ami se non lo conosci, ma se arrivi a conoscerlo non lo lasci più.

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