Lunedì Mc - 2,18-22
Gesù Cristo è il vero sacerdoteGesù come ogni sacerdote è costituito tale per iniziativa di Dio. Egli infatti è sacerdote in quanto “Figlio” e “messia” o re, proclamato dalla parola di Dio. In secondo luogo Gesù, a differenza dei sacerdoti umani, peccatori e limitati, non ha bisogno di offrire sacrifici per se stesso. Anzi Gesù non presenta a Dio cose, né compie riti simbolici, ma offre se stesso a Dio in una relazione di fedeltà filiale, attuata nella condizione estrema: la sofferenza della morte. Ogni essere umano, sfidato dalla sofferenza e dalla morte, è chiamato a vivere questa liturgia della vita. Gesù è il segno benevolo di Dio per noi. Egli è anche l’uomo che si schiera dalla parte di Dio, a costo della sua vita. È il segno supremo della fedeltà di noi uomini a Dio. Egli è il grande sacerdote che presenta al Padre il dono della sua e della nostra vita. Gesù con la sua missione storica inaugura l’epoca messianica, tempo di gioia e di esultanza spirituale. Egli però sarà riconosciuto messia solo attraverso il dramma della sua morte violenta. Allora la comunità dei discepoli, dopo la Pasqua, ricorderà la separazione dolorosa dal suo Signore, lo sposo, con la pratica del digiuno. L’annuncio gioioso fatto da Gesù. Il regno di Dio si è fatto vicino. Come la fede nella sua resurrezione da morte costituisce il fatto nuovo che non può essere racchiuso nei vecchi schemi della religiosità rituale e legalista. In tale prospettiva anche le pratiche religiose tradizionali devono essere ripensate e vissute nello spirito della gioia e speranza evangelica
Gesù Cristo è il vero sacerdoteGesù come ogni sacerdote è costituito tale per iniziativa di Dio. Egli infatti è sacerdote in quanto “Figlio” e “messia” o re, proclamato dalla parola di Dio. In secondo luogo Gesù, a differenza dei sacerdoti umani, peccatori e limitati, non ha bisogno di offrire sacrifici per se stesso. Anzi Gesù non presenta a Dio cose, né compie riti simbolici, ma offre se stesso a Dio in una relazione di fedeltà filiale, attuata nella condizione estrema: la sofferenza della morte. Ogni essere umano, sfidato dalla sofferenza e dalla morte, è chiamato a vivere questa liturgia della vita. Gesù è il segno benevolo di Dio per noi. Egli è anche l’uomo che si schiera dalla parte di Dio, a costo della sua vita. È il segno supremo della fedeltà di noi uomini a Dio. Egli è il grande sacerdote che presenta al Padre il dono della sua e della nostra vita. Gesù con la sua missione storica inaugura l’epoca messianica, tempo di gioia e di esultanza spirituale. Egli però sarà riconosciuto messia solo attraverso il dramma della sua morte violenta. Allora la comunità dei discepoli, dopo la Pasqua, ricorderà la separazione dolorosa dal suo Signore, lo sposo, con la pratica del digiuno. L’annuncio gioioso fatto da Gesù. Il regno di Dio si è fatto vicino. Come la fede nella sua resurrezione da morte costituisce il fatto nuovo che non può essere racchiuso nei vecchi schemi della religiosità rituale e legalista. In tale prospettiva anche le pratiche religiose tradizionali devono essere ripensate e vissute nello spirito della gioia e speranza evangelica
Per un confronto personale
• A partire dall’esperienza profonda di Dio che lo incoraggiava dal di dentro, Gesù aveva molta libertà in relazione alle norme e pratiche religiose. Ed oggi, abbiamo questa stessa libertà o ci manca la libertà dei mistici?
• Rattoppo nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otre vecchio. Esiste questo nella mia vita?
Rif: Monaci Benedettini Silvestrini - Padri Carmelitani - Eremo San Biagio
L'anima più perfetta, è quella che più veracemente desidera onorare Dio e fare in tutto e per tutto la sua santissima e amabilissima volontà.
RispondiEliminaS. Maria Maddalena de' Pazzi
Dialogare sempre meglio con le altre confessioni cristiane, imparare a cogliere le opportunità e la grazia feconda che ci viene dalle nuove realtà di evangelizzazione. Ci è richiesta un’umiltà autentica per guardare con l’occhio sempre nuovo della dinamica dell’Incarnazione.
RispondiEliminaBenedetto Calati
Per Gesù, la sofferenza è qualcosa di molto profondo, che arriva fino alle radici della vita stessa, identificandosi col peccato e con l'allontanamento da Dio. Gesù la vede come un punto di intersezione per lo meno possibile, come un'apertura verso Dio; come una conseguenza del peccato, ma anche come un mezzo di purificazione e una via per tornare a Dio.
RispondiEliminaR. Guardini
Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte.
RispondiEliminaKahlil Gibran
"Oboedientia et pax"; "Pax et evangelium". Vangelo di obbedienza a Dio, di misericordia e di perdono, ecco il programma che l'umile servo dei servi di Dio propone a tutti gli uomini di buona volontà. Allora la fiaccola lumi-nosa della pace proseguirà il suo cammino, accendendo la gioia e versando la luce e la grazia nel cuore degli uomi-ni.
RispondiEliminaGiovanni XXIII
Queste sono le cose più gradite a Dio: la misericordia, l'umiltà, la confessione, la pace, la carità. Sono queste le cose che dobbiamo portare con noi e allora attenderemo con sicurezza la venuta del Signore.
RispondiEliminaSant'Agostino
Ciò che conta è incontrare il Signore Gesù, lasciarsi abbagliare dalla sua bellezza, ricevere continuamente il tocco della sua NOVITA' di Amore.
RispondiEliminaCard. Carlo Maria Martini
"Dialogare sempre meglio con le altre confessioni cristiane, imparare a cogliere le opportunità e la grazia feconda che ci viene dalle nuove realtà di evangelizzazione. Ci è richiesta un'umiltà autentica per guardare con l'occhio sempre nuovo della dinamica dell'Incarnazione.
RispondiEliminaBenedetto Calati