Sabato 09 - Mc 6,45-52
Coraggio, sono io, non temete!
E’ continuo per l’uomo il pericolo di incorrere in tentazioni e rischi di ogni genere, che potrebbero sommergerlo. Sono numerosi i naufragi spirituali che affogano vittime. I discepoli, e non solo loro, stanno facendo una difficile traversata nel cuore della notte. Come assomiglia tutto questo alla faticosa traversata della vita! Non siamo in grado di affrontare da soli tutti i pericoli e le minacce che incombono sul nostro cammino. Ancora una volta c’è però l’intervento salvifico di Cristo. Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani egli è salito sul monte a pregare. Ha lasciato soli i discepoli sulla barca. Il vento comincia a soffiare minaccioso. Non mancano mai a nessuno i momenti della prova. Gesù cammina sulle acque per dimostrare che egli è in grado di dominare le leggi e le forze della natura, ma viene confuso dagli apostoli con un fantasma a causa del buio della notte e ancor più della foschia della loro fede. Solo quando sono certi della sua presenza, deposta la paura, il vento cessa di spirare e di minacciare. Dovremmo concludere senza esitazione che non ci conviene avventurarci nei meandri della vita, nelle difficili traversate in stolta e pericolosa solitudine. Il primo a salire sulla nostra barca dovrebbe essere sempre Lui, il Signore. È una garanzia di cui non possiamo e non dobbiamo privarci. I solitari, i temerari, coloro che ritengono di non aver bisogno né di guida né di protezione, rischiano di perdersi, di restare sommersi dalle onde e di naufragare la vita.
Per un confronto personale
• Notte, mare agitato, vento contrario! Ti sei sentito qualche volta così? Cosa hai fatto per vincerlo?
• Ti sei spaventato/a tante volte perché non hai saputo riconoscere Gesù presente ed attuante nella tua vita?
Coraggio, sono io, non temete!
E’ continuo per l’uomo il pericolo di incorrere in tentazioni e rischi di ogni genere, che potrebbero sommergerlo. Sono numerosi i naufragi spirituali che affogano vittime. I discepoli, e non solo loro, stanno facendo una difficile traversata nel cuore della notte. Come assomiglia tutto questo alla faticosa traversata della vita! Non siamo in grado di affrontare da soli tutti i pericoli e le minacce che incombono sul nostro cammino. Ancora una volta c’è però l’intervento salvifico di Cristo. Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani egli è salito sul monte a pregare. Ha lasciato soli i discepoli sulla barca. Il vento comincia a soffiare minaccioso. Non mancano mai a nessuno i momenti della prova. Gesù cammina sulle acque per dimostrare che egli è in grado di dominare le leggi e le forze della natura, ma viene confuso dagli apostoli con un fantasma a causa del buio della notte e ancor più della foschia della loro fede. Solo quando sono certi della sua presenza, deposta la paura, il vento cessa di spirare e di minacciare. Dovremmo concludere senza esitazione che non ci conviene avventurarci nei meandri della vita, nelle difficili traversate in stolta e pericolosa solitudine. Il primo a salire sulla nostra barca dovrebbe essere sempre Lui, il Signore. È una garanzia di cui non possiamo e non dobbiamo privarci. I solitari, i temerari, coloro che ritengono di non aver bisogno né di guida né di protezione, rischiano di perdersi, di restare sommersi dalle onde e di naufragare la vita.
Per un confronto personale
• Notte, mare agitato, vento contrario! Ti sei sentito qualche volta così? Cosa hai fatto per vincerlo?
• Ti sei spaventato/a tante volte perché non hai saputo riconoscere Gesù presente ed attuante nella tua vita?
Vivi la vita: raccontala a chi non sa capirla. / Apriti alla speranza: vivi nella sua luce. / Prendi la bontà: donala a chi non sa donare. / Scopri l'amore: fallo crescere sulla terra.
RispondiEliminaMahatma Ghandi
La carità consuma l'acqua dell'amor proprio e fa sì che l'uomo sia pronto a perdere sé medesimo, cioè a non amare sé per sé, ma sé per Dio e a non appetire mai le proprie consolazioni.
RispondiEliminaSanta Caterina da Siena
La vita è qui, nella sua evidenza. L'esistenza umana chiama ciascuno a interrogarsi e a mettersi in ascolto di questa domanda: "Perché sono nato?". La risposta non si presta a equivoci: "Sei nato per amare".
RispondiEliminaAbbé Pierre
La fede se ne va, l'amore si spegne perché non si trovano dei veri focolari di amore fraterno. Si è stanchi della "carità" in generale, si ha troppo bisogno di amicizia, di tenerezza e, se non la si trova presso chi si presenta come discepolo di Cristo, allora si cerca altrove...
RispondiEliminaPiccola Sorella Magdeleine di Gesù
Se si ama veramente Dio, non si può non amare l'uomo che Egli ha creato; e se si ama l'uomo, di fatto si ama Dio, perché nel profondo dell'uomo incontri Dio.
RispondiEliminaKarekin I