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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

domenica 28 giugno 2009

Omelia della XII Domenica T.O

Autore:
Monache Benedettine di Citerna
Unione Cattolici Italiani
Dio datore di vita
La liturgia oggi ci presenta figure di malattia e di morte, ma guardando queste realtà nell’ottica della fede che fa irrompere la potenza di Dio, potremmo definire il messaggio trasmesso dalla prima e dalla terza lettura, un inno alla vita. Gesù compie prodigi per chi ha fede in Lui. “Dio... ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte. Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono” (I lettura). Ma la mano di Dio interviene e risana dove la vita languisce; trionfa con la potenza della resurrezione dove l’uomo si trova assolutamente impossibilitato ad agire, perché lo ha colpito la morte. La fede in Lui supera l’impossibile.
L’Evangelo infatti ci presenta due casi in cui la potenza umana risulta impotente: una donna, che per curarsi ha speso tutto senza risultato, un uomo la cui figlia è morta. Ma nel cuore di queste due persone c’è il segreto, la chiave per ottenere quello che solo Gesù può dare, quello che da Lui sono sicure di ottenere: il segreto è la fede che commuove il cuore di Cristo: la fede esplicita del capo della sinagoga, che va da Gesù, si getta ai suoi piedi, lo prega con insistenza; la fede nascosta ma certa della donna malata, che si avvicina, sicura, che se riuscirà a toccare anche solo il suo mantello sarà guarita. Queste due persone ottengono da Gesù quello che volevano: la guarigione dalla malattia, la resurrezione dalla morte. Questo è confermato dalla parola di Gesù: “Figlia la tua fede ti ha salvata ... sii guarita dal tuo male” e “... non temere, soltanto abbi fede”.
Troviamo qui la dinamica dell’Esodo, quando il popolo ebraico si trovava nella schiavitù dell’Egitto ( ma anche la dinamica pasquale della dimensione cristiana):
situazione di angoscia
grido di supplica a Dio che solo può salvare: “nell’angoscia gridarono al Signore ed Egli li liberò dalle loro angustie” (Sal 106)
intervento del Signore.
Possiamo anche notare un’altra cosa: l’Evangelo di oggi si apre con una frase che si trova più di una volta in Marco. “Gesù passato... all’altra riva”.
Il capitolo 5 inizia con queste stesse parole, narra l’episodio di Gesù con l’indemoniato, lo spirito impuro che si chiamava Legione, che scacciato dall’uomo va in una mandria di porci. I mandriani pregano Gesù di andarsene dal loro territorio. Gesù passa così da una situazione ostile, di rifiuto, ad una situazione di accoglienza, “all’altra riva”, dove “gli si radunò attorno molta folla”. Qui è tutto un andare verso il Signore. Un susseguirsi di verbi (si recò, lo vede, si getta ai piedi, lo prega con insistenza; venne, toccò il mantello) connota un movimento che mette in atto tutte le facoltà dell’uomo, spinto da un desiderio profondo di arrivare fino a Gesù. E’ la forza della fede di chi, come già abbiamo detto, si trova in difficoltà estrema e sente dentro di sé qualcosa d’irresistibile che sospinge verso la vera Fonte della vita, per ottenere la vita che sta sfuggendo o che già non è più. E’ il grido dello Spirito che sale dal profondo dell’essere e che si esplicita nel chiedere, o non viene nemmeno espresso esternamente; fa pensare alla parola di Paolo: “Lo Spirito tende alla vita...colui che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rom 8,6.11). E ancora: “Gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli... non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili” (8,23.26).
Tutto il nostro essere è chiamato oggi ad aprirsi con fede per accogliere il dono della guarigione ed della vita, o meglio, per accogliere lo stesso autore della vita: Cristo Gesù mandato dal Padre.
A questo punto potremmo davvero porci delle domande:
- Quando andiamo a ricevere Gesù nell’Eucaristia, andiamo a Lui per toccarlo
(addirittura per “mangiarlo”) con la stessa fede della donna malata dell’Evangelo?
- Abbiamo la certezza che quando lo “tocchiamo così” possiamo essere guariti?
- Crediamo che Lui, risorto da morte, viene vivo a noi per donarci la guarigione e la vittoria sul male e sulla morte?

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