Martedì - Mt 14,22-36
È una autentica tentazione, tra l’altro ricorrente nella storia, quella di restare legati e vincolati alle tradizioni degli antichi senza accorgersi delle novità che sopraggiungano. Si rischia così di cadere in un precoce invecchiamento dello spirito, una specie di ottenebramento mentale e ancor peggio, in atteggiamenti di critica assurda anche della migliori novità. Ecco gli scribi che, ancora una volta, lanciano i loro miseri strali verso gli apostoli e verso il Signore. Come possono in quello stato di colpevole cecità accorgersi della novità del messaggio che Egli sta annunciando? Dovrebbero essere loro le guide sagge e illuminate, sono invece ciechi e guide di ciechi. Cristo è la novità prima ed ultima. È la rivelazione della gloria del Padre. Il testimone della sua misericordia: è venuto a fare nuove tutte le cose; Egli è il Figlio di Dio, ma solo nell’umiltà della fede lo si riconosce come tale e non sicuramente nell’arroganza e nella critica gratuita. Gesù coglie l’occasione per ricordarci che non siamo inquinati dal cibo che prendiamo o dalla mancanza di un rito di abluzione, ma dai pensieri malvagi che sgorgano da un cuore inquinato. C’è poi in questo brano un forte richiamo per tutti i credenti, ma particolarmente per coloro che hanno ricevuto o si arrògano il compito di educare, di annunciare le verità supreme e di essere testimoni credibili di quelle verità. Criticare e blaterare dai vari pulpiti è fin troppo facile, essere sempre coerenti con quanto si annuncia richiede sacrificio, molta preghiera e una particolare illuminazione dello Spirito Santo. Ci dia il Signore la grazia di rispondere sempre più fedelmente a questo compito. M.B.S.
Esortiamoci:
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