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La Vera Vite

Spirito Santo

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Corpus Domini

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Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

domenica 30 agosto 2009

XXII Domenica del Tempo Ordinario

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:“Questo popolo mi onora con le labbra,ma il suo cuore è lontano da me.Invano mi rendono culto,insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».Mc 7,1-8.14-15.21-23
Omelia

di
don Mario Campisi

Sin dall’inizio della vita pubblica Gesù afferma che la legge e i profeti non devono essere aboliti, anzi portati a compimento, ma ricollegandosi proprio ad essi egli ingaggia una lotta serrata col fariseismo. Il formalismo religioso è un atteggiamento che non riguarda solo il passato, ma costituisce una tentazione risorgente e forte anche ai tempi nostri.Si può degenerare anche oggi nel legalismo e nell’esteriorità, vivere un cristianesimo periferico, tendente a obbedire passivamente a norme sclerotizzate, e non dare una risposta personale e responsabile alla chiamata di Dio e alle invocazioni dei fratelli bisognosi.Si può diventare farisei quando più che ad «essere» si pensa ad «apparire». Cadono sotto queste tentazioni le resistenze al rinnovamento conciliare, al sano aggiornamento ecclesiale, liturgico e pastorale.Una fedeltà a ogni vacua forma di tradizionalismo vanifica il rinnovamento, sterilizza la fede, rende infeconda la spiritualità.La fedeltà allo Spirito, invece, è dinamica e porta all’autentica conquista interiore e missionaria nella Chiesa.Riflettiamo sull’atteggiamento della folla che seguiva Gesù nell’itinerario della sua vita pubblica. Essa ascoltava il discorso della montagna, percepiva in forma complessa il fenomeno religioso, ma non penetrava sino al centro del mistero, rimaneva alla superficie della dottrina. La folla ascoltava la parola, ma si interessava di più alle guarigioni, ai miracoli, specialmente alla moltiplicazione dei pani e dei pesci per calmare la fame, ma era refrattaria ad accogliere il mistero di un «pane che scende dal cielo» e placa le esigenze dello spirito.Era una folla religiosa. E il tentativo di Gesù, prima con gli apostoli e poi col popolo, consisteva nello sforzo di portare la folla da livello della religiosità naturale a quello della fede. E’ questo lo sforzo richiesto pure alla Chiesa di oggi.Condurre la folla dalla sfera dello spettacolo religioso alla riflessione religiosa, dall’ammirazione per il sacro al coinvolgimento del sacro nella vita: dalla religiosità alla fede.Anche oggi la folla si entusiasma di fronte ad un Gesù di Nazaret dello Zeffirelli; si commuove di fronte alle apparizioni vere o presunte della Madonna; si mobilita per vedere e acclamare il Papa; si strugge di passione per i pellegrinaggi-gita; ritiene suo dovere seguire la processione del santo protettore o di un santo specialista nelle guarigioni o nel risolvere i casi difficili; magari va a messa ed accetta i sacramenti della Chiesa; non manca mai quando si tratta di una cerimonia religiosa rumorosa. E’ folla religiosa. Ma tutto questo basta? No. La fede, quella vera, autentica, voluta da Cristo, è di qualità diversa e superiore. La fede ci spinge ad una attenta e rigorosa analisi della nostra vita; esige una penetrazione profonda dei nostri comportamenti; stana i nascondigli più riposti del cuore; strappa le bende delle piaghe umane; toglie la maschera dell’insincerità; denuncia in maniera forte i pensieri e i desideri più torbidi; scrolla le fallaci sicurezze culturali e sociali; promuove il risveglio delle coscienze; pretende impegni concreti; opera la giustizia non violenta; fa ascoltare il gemito dell’insicuro «Da chi andremo?»; fa ripetere nella speranza «Tu solo hai parole di vita eterna».La fede non è l’oppio, ma lo stimolo, il fermento della vita dell’uomo.

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