Sant'Ambrogio
Martedì - Is 40,1-11 Sal 95 Mt 18,12-14: Dio non vuole che i piccoli si perdano. La pecorella smarrita.
Il testo di Isaia si legge tutto d’un fiato. Tanto conquista l’animo con le sue invocazioni, riflessioni, promesse di salvezza gridata a squarciagola sui monti ma anche con il richiamo alla inconsistenza dell’uomo, paragonato all’erba del prato che a sera è già secca mentre la parola del Signore dura sempre. Ma l’immagine che conforta e rimane indelebile nel cuore viene offerta nell’ultimo versetto, quando egli presenta la bontà di Dio paragonandola al pastore “che porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri”. Qui c’è tutta la tenerezza di un Dio che si fa carne per amore dell’uomo, che cura con delicatezza e attenzione. La figura del buon pastore che ha fortemente impressionato i nostri fratelli anche nel tempo di persecuzione, tanto da raffigurarlo nelle catacombe, viene riproposta anche nella narrazione del vangelo odierno. Chi è questo buon pastore che lascia le novantanove sui monti per andare alla ricerca di quella smarrita? E’ proprio Lui, il Cristo incarnato che viene in cerca dell’umanità tutta perché tutti vuole salvi ma in particolare per quanti sentono il peso della propria debolezza e si sentono ultimi. L’esempio di Gesù è seguito da anime grandi che sono rivestiti dei suoi stessi sentimenti: tra queste possiamo ammirare Sant’Ambrogio che la Chiesa milanese oggi ricorda con particole solennità essendo stato l’iniziatore del rito ambrosiano. Eletto vescovo di Milano per acclamazione, ancora catecumeno, dovette accettare, riconoscendo la volontà del Signore nell’acclamazione dei fedeli. Fu padre dei poveri, soccorritore di ogni oppresso, difensore della Chiesa da ogni potere politico, opponendosi al senato, all’imperatrice filoariana, all’imperatore Teodosio a cui impedì di entrare in chiesa prima di fare pubblica penitenza per il massacro di innocenti ordinato in Grecia per vendicare la morte di un alto ufficiale dell’Impero.
Giornale "A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi
Alla vigilia dell'Immacolata, la Chiesa ci fa ascoltare un brevissimo Vangelo che ricorda una delle meravigliose confidenze di Gesù. La parabola della pecorella
smarrita è molto commovente è rivolta a ciascuno di noi. Siamo, infatti, tutti pecore smarrite; forse lo siamo stati quando eravamo giovani, ma anche gli anziani e i vecchi mostrano smarrimenti e cadute. Il fatto che il pastore, che è Cristo, lascia 99 pecore nell'ovile e va a cercare la pecora smarrita, è la attestazione che Dio vuole bene a tutti, in modo particolare ai peccatori. Quante volte Gesù ha cercato di farci capire che siamo tutti nel cuore di Dio e se siamo nel suo cuore, ci viene a cercare ovunque, in tutte le ore e in tutte le età, per farci ritornare sulla buona strada. Quando un peccatore ritorna sulla buona strada si fa grande festa nel cielo. La conclusione di questa pagina di Matteo è fatta proprio per noi: il padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno dei più piccoli tra di voi».
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