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In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Mt 13,36-43
«Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità». È la spiegazione della parabola della zizzania, che Gesù riserva ai suoi discepoli. Se quella, però, portava con sé un messaggio di pazienza, di speranza e di misericordia prima del giudizio finale, questa insiste piuttosto sulla necessità di trovarsi in quel momento - come suol dirsi- dalla parte giusta, per non essere esclusi dalla salvezza.
Non sono due diversi messaggi, ma il medesimo, benché in situazioni e prospettive diverse.
Nel primo caso si ricorda che, durante il pellegrinaggio terreno, la Chiesa non è ancora la comunità dei salvati, ma piuttosto il luogo dove si ottiene il dono della salvezza. Può accadere, tuttavia, che, abusandodella misericordia di Dio, nella comunità insorga lo spirito di adattamento, d’incoerenza, di rilassatezza e di compromesso.
La reazione di fronte a ciò deve essere chiara. «Di fronte al male morale, l’atteggiamento di Dio è quello di opporsi al peccato e salvare il peccatore. Dio non tollera il male, perché è Amore, Giustizia, Fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Benedetto XVI, Angelus del 13 marzo 2011).
Dal Giornale "A Sua Immagine"
«Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità». È la spiegazione della parabola della zizzania, che Gesù riserva ai suoi discepoli. Se quella, però, portava con sé un messaggio di pazienza, di speranza e di misericordia prima del giudizio finale, questa insiste piuttosto sulla necessità di trovarsi in quel momento - come suol dirsi- dalla parte giusta, per non essere esclusi dalla salvezza.
Non sono due diversi messaggi, ma il medesimo, benché in situazioni e prospettive diverse.
Nel primo caso si ricorda che, durante il pellegrinaggio terreno, la Chiesa non è ancora la comunità dei salvati, ma piuttosto il luogo dove si ottiene il dono della salvezza. Può accadere, tuttavia, che, abusandodella misericordia di Dio, nella comunità insorga lo spirito di adattamento, d’incoerenza, di rilassatezza e di compromesso.
La reazione di fronte a ciò deve essere chiara. «Di fronte al male morale, l’atteggiamento di Dio è quello di opporsi al peccato e salvare il peccatore. Dio non tollera il male, perché è Amore, Giustizia, Fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Benedetto XVI, Angelus del 13 marzo 2011).
Dal Giornale "A Sua Immagine"
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