In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Mt 13,47-53
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«Avete compreso tutte queste cose?
Gli risposero: Sì». È la figura del discepolo. Le cose di cui parla Gesù sono i misteri del Regno dei cieli. Non si tratta di capire concetti, ma di entrare in comportamenti, in scelte di vita. La domanda di Gesù giunge alla fine di una serie di parabole nelle quali si è parlato di dare frutti, ascoltare e vedere, essere trovati nella giustizia…Comprendere tutte queste cose significa viverle e farle proprie. Il sì di risposta è l’Amen della fede, il sì di chi aderisce, accoglie, accetta e fa proprio nella vita. Nel capitolo 13 di Matteo di parabole ce ne sono almeno otto e sin dal principio è detto che Gesù «parlò loro di molte cose con parabole» (v. 3). Sono queste che illustrano i segreti del Regno.
Franz Kafka scrive in un suo racconto che molti si lamentano delle parole dei sapienti (il Vangelo parla di uno scriba, divenuto discepolo del regno) perché sono sempre e soltanto parabole, ma inutilizzabili nella vita di ogni giorno: i problemi della vita sono altri, si dice. «A questo proposito uno disse: Perché vi opponete? Se seguiste le parabole, diventereste voi stessi parabole, e perciò stesso sareste già liberi dal travaglio di ogni giorno».
Dal Giornale "A Sua Immagine"
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